Svizzera

Enorme, ennesimo surplus nel budget della Confederazione

Nel 2018 i conti hanno chiuso con un’eccedenza di quasi 3 miliardi di franchi. Il governo: nessuna misura di risparmio nel 2020, ma poi...

Ueli Maurer
(Keystone)
15 febbraio 2019
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I contabili della Confederazione stimano prudenzialmente l’andamento di uscite ed entrate per l’anno successivo; e in sede di consuntivo le loro previsioni si rivelano errate. A volte eclatante, questa discrepanza tra preventivo e consuntivo è diventata consuetudine . E anche stavolta trova puntuale conferma. Riaccendendo la discussione politica attorno alla possibilità di allentare il freno all’indebitamento, in virtù del quale i surplus di bilancio vanno direttamente ed esclusivamente ad abbattere il debito pubblico.

L’esercizio 2018 si chiude con un’eccedenza ordinaria che il Consiglio federale in una nota definisce “elevata”. Enorme, più che elevata. Anziché dei 295 milioni preventivati, l’avanzo (ancora provvisorio) è infatti di 2,9 miliardi di franchi. Lo scostamento dal preventivo è “minimo” (e “nettamente al di sotto” della media dell’ultimo decennio) sul fronte delle uscite, ambito nel quale è stata mantenuta una “grande disciplina”.

L’eccedenza miliardaria è dovuta invece in massima parte all’evoluzione delle entrate. Nel 2018 sono state di 2,2 miliardi superiori alle attese (73,5 anziché 71,3 miliardi). Introiti largamente superiori a quelli previsti (+900 milioni) li ha generati l’imposta federale diretta, soprattutto grazie alle maggiori entrate dell’imposta sull’utile delle imprese.

Ma ancora una volta, rileva il governo, è stata l’imposta preventiva a produrre consistenti entrate supplementari (+1,6 miliardi). I rimborsi sono stati invece inferiori alle aspettative. La spiegazione va ricercata tra l’altro nei tassi negativi: per aggirarli, le grandi aziende ritardano il più possibile le istanze di rimborso dell’imposta preventiva. In altre parole: finché si può meglio lasciare i soldi ai quali si ha diritto nelle casse dello Stato, anziché disporre subito di liquidità per il cui deposito in banca bisogna pagare.

Le cifre sono confortanti, ma non lasciano spazio all’ottimismo. Almeno non a medio termine. Nel 2020 il piano finanziario aggiornato indica ormai un’eccedenza strutturale di 400 milioni (lo scorso agosto si stimava un identico deficit). E “allo stato attuale”, il prossimo anno “non sarà necessaria alcuna misura di risparmio”. Ma la tregua non durerà. L’andamento degli introiti dell’imposta preventiva non è prevedibile; e le riforme in cantiere (eliminazione della penalizzazione fiscale dei coniugi, aumento delle deduzioni fiscali per i premi di cassa malati, ecc.) dal 2022 comporteranno “oneri supplementari considerevoli”. In quell’anno, scrive il governo, “non vi sarà più alcun margine di manovra, bensì un deficit strutturale nell’ordine di miliardi”.

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