Svizzera

Turiste assassinate: l'uomo si era radicalizzato in Svizzera

Il 25enne con doppia nazionalità fermato per presunti legami con la brutale morte delle due turiste scandinave in Marocco reclutava nel canton Ginevra per conto dell'Isis

3 gennaio 2019
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L’uomo arrestato il 29 dicembre in Marocco per presunti legami con il brutale assassinio di due turiste scandinave – decapitate dopo essere state rapite e violentate – si era radicalizzato quando viveva in Svizzera. Lo sostiene il sito di informazione marocchino ‘Le360’. Il 25enne sarebbe pure riuscito a convincere alcuni membri della sua famiglia ad unirsi al sedicente Stato Islamico (Isis).
Secondo il portale l’uomo, con doppia nazionalità svizzera e spagnola, vive a Marrakech dal 2015 e si era convertito all’islam nel 2011 nella Grande Moschea di Ginevra. Prima di trasferirsi aveva progettato di rapinare una gioielleria ginevrina “per finanziare una sua squadra jihadista e con il resto del bottino sovvenzionare i dirigenti di Daech [l’acronimo arabo che sta per Stato Islamico, ndr]”.

Lunedì la portavoce dell’Ufficio federale di polizia (Fedpol), Anne-Florence Débois, aveva confermato a Keystone-Ats che l’uomo era noto alle forze dell’ordine ginevrine per reati comuni commessi fra il 2007 e il 2013 e che era sospettato di radicalizzazione.

Stando a ‘Le360’, nel 2014 l’uomo era riuscito ad arruolare nelle fila dell’Isis diversi membri della sua famiglia, dopo averli convinti a convertirsi all’islam. I ‘seguaci’ – svizzeri e anglo-svizzeri – avrebbero progettato di raggiungere le zone occupate dal califfato. Uno di essi, di nazionalità svizzera, sarebbe riuscito ad unirsi all’Isis.

Appena trasferito in Marocco l’uomo ha allacciato legami con estremisti locali con l’intenzione di proclamare la jihad. Al momento del suo arresto, l’Ufficio centrale marocchino per le investigazioni giudiziarie (Bureau central d’investigation judiciaire, Bcij) aveva precisato che è sospettato di aver insegnato ad alcune delle persone coinvolte nell’assassinio delle due turiste ad utilizzare gli strumenti di comunicazione derivanti da nuove applicazioni e di averle addestrate a sparare.

L’inchiesta ha messo in luce inoltre il suo “impegno nelle operazioni di reclutamento di cittadini marocchini e subsahariani per realizzare piani terroristici in Marocco”, secondo l’unità responsabile della lotta contro il terrorismo. Secondo le fonti di ‘Le360’, lo svizzero non avrebbe partecipato in prima persona all’uccisione delle due turiste, ma sostiene simili azioni e la jihad.
Le autorità marocchine hanno arrestato almeno 22 persone per presunti legami con il duplice omicidio di una studentessa danese di 24 anni, e della sua amica norvegese di 28 avvenuto nella notte tra il 16 e il 17 dicembre nel sud del Marocco. La pubblica accusa ha chiesto al giudice istruttore di rinviare a giudizio 15 sospetti per terrorismo, costituzione di banda armata al fine di commettere atti terroristici, omicidio premeditato e atti di barbarie.

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