Svizzera

Mostro di Rupperswil, richiesto ancora l'internamento a vita

È noto come il più efferato e assurdo delitto degli ultimi anni in Svizzera. Per l'accusa però l'ergastolo al colpevole non basta e si riapre il dibattito: a vita o no?

(Keystone)
22 ottobre 2018
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Il Ministero pubblico argoviese ricorre contro la sentenza per l'efferato quadruplo assassinio di Rupperswil (Argovia). L’accusa chiede di nuovo l’internamento a vita per il 34enne imputato, condannato all’ergastolo e all’internamento ordinario. Misura contro la quale l’autore del massacro ha già presentato a sua volta ricorso.

Il 21 dicembre 2015 l’uomo ha sgozzato con un coltello da cucina una madre di famiglia di 48 anni, i suoi due figli di 13 e 19 anni e l’amica 21enne del primogenito: le quattro vittime erano riunite nell’abitazione di Rupperswil in vista del Natale.

Prima di sterminare la famiglia, l’imputato aveva mandato la madre a prelevare 11mila franchi in due banche e aveva abusato sessualmente del figlio minore. Dopo il massacro, ha cosparso l’abitazione di olio per torce e le ha dato fuoco. Il 34enne è stato arrestato a quasi sei mesi dai fatti, al termine di lunghe e complesse indagini, mentre stava preparando analoghi attacchi ai danni di famiglie con bambini fra gli 11 e i 15 anni, nei cantoni di Soletta e Berna.

Sei mesi per arrestarlo, pronto a colpire di nuovo

Il ricorso in appello della pubblica accusa è stato presentato entro i termini previsti, ha indicato ieri la segreteria generale dei tribunali argoviesi. In un primo tempo, la procuratrice Barbara Loppacher vi aveva rinunciato.
Il caso passa così in secondo grado al Tribunale superiore cantonale, che se ne occuperà dal 13 dicembre.

Lo scorso 16 marzo il Tribunale del distretto di Lenzburg aveva condannato l’autore di quello che è considerato uno fra i più efferati crimini della cronaca giudiziaria elvetica recente alla prigione a vita e all’internamento ordinario. Due perizie psichiatriche indipendenti hanno infatti stabilito che l’imputato con tendenze pedofile conclamate non è da considerare durevolmente refrattario ad una terapia.

Internamento a vita: se non ora quando?

Il 34enne, di nazionalità svizzera, ha già presentato ricorso contro l’internamento ordinario. Non ha contestato invece il carcere a vita, pena che è dunque ormai definitiva, insieme ai risarcimenti e al pagamento delle spese giudiziarie, per oltre un milione di franchi complessivi, ordinati dal tribunale di prima istanza.

Il pubblico ministero vuole invece che sia riconsiderata la possibilità di un internamento a vita oltre all’ergastolo, ovvero la pena più severa contemplata dall’ordinamento giudiziario svizzero, con una rinuncia alla prevista terapia ambulatoriale durante la carcerazione.

Il condannato, che è reo confesso, è stato riconosciuto colpevole di quattro assassini, ripetuta estorsione, sequestri di persona, atti sessuali con un fanciullo, ripetuta coazione sessuale, incendio intenzionale, possesso di materiale pornografico proibito, nonché di atti preparatori punibili in vista di altri crimini.

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