Svizzera

Vendeva farmaci scaduti, pena aggravata di poco

Il Tribunale vallesano ha portato da 50 a 120 le aliquote per una ex responsabile della vallesana Alkopharma. Ricorso al Tf per pene detentive

17 ottobre 2018
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Il Tribunale cantonale vallesano ha leggermente aggravato in appello la pena pecuniaria inflitta a una ex responsabile della Alkopharma, società con sede a Martigny fallita nel 2013 che aveva smerciato medicinali anti cancro scaduti, finiti anche in Ticino. L'organo di vigilanza Swissmedic, che voleva pene detentive per lei e un altro dirigente, ricorrerà al Tribunale federale.

La responsabile della catena logistica dell'impresa, una francese di 51 anni accusata di violazione della legge sugli agenti terapeutici, è stata condannata a una pena pecuniaria di 120 aliquote giornaliere con la condizionale per tre anni, ha reso noto oggi il tribunale, che aveva processato due ex dirigenti aziendali lo scorso 27 settembre. In primo grado alla donna erano state inflitte 50 aliquote. Alla pena si aggiunge una multa di 6'500 franchi.

La corte ha confermato il verdetto precedente anche per l'altro imputato, un francese di 65 anni che era direttore di Alkopharma. La pena di prima istanza, una multa di 5000 franchi, non è però stata modificata.

Tra il 2007 e il 2011 Alkopharma aveva venduto circa 100'000 flaconi scaduti del farmaco anti cancro Thiotepa, per lo più in Francia, falsificando le indicazioni sulle etichette. Circa 2000 dosi non conformi sono state però smerciate anche in tutta la Svizzera (162 sarebbero arrivate anche all'ospedale di Bellinzona) e somministrate ad almeno 27 pazienti: 23 all'Inselspital di Berna, tre in Ticino e uno al Centro ospedaliero universitario vodese (CHUV) di Losanna.

L'Istituto svizzero per gli agenti terapeutici Swissmedic, preposto al controllo dei farmaci e che ha anche competenze di perseguimento penale nel caso di violazioni del diritto in materia, ritiene che gli imputati abbiano messo in pericolo la salute dei pazienti. Al Tribunale cantonale vallesano l'istituto con sede a Berna aveva dunque chiesto pene più pesanti di quelle - solo pecuniarie - inflitte in prima istanza nel giugno 2016 dal Tribunale distrettuale di Martigny: Swissmedic esigeva 18 mesi di detenzione con una condizionale di tre anni per i due imputati, oltre a pene pecuniarie maggiorate.

Il Tribunale cantonale non ha però seguito la richiesta facendo affidamento su una perizia francese, redatta da due professori per un caso parallelo giudicato a Parigi. A loro avviso, la somministrazione del farmaco in questione oltre la sua data di scadenza non presenta un pericolo particolare e la minima perdita di efficacia del principio attivo non è tale da cambiare o ridurre in modo significativo l'efficacia terapeutica del medicinale.

Swissmedic ha preso atto della sentenza ma afferma di non condividerla. "Il Tribunale non ha considerato nel giusto modo i rischi per la salute delle pazienti e dei pazienti coinvolti. Non siamo d'accordo", ha detto a Keystone-ATS Matthias Stacchetti, capo della divisione penale dell'autorità di vigilanza, annunciando il ricorso al Tribunale federale.

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