La giudice svizzera a Strasburgo: 'Non va contro i giudici stranieri, ma contro il rispetto dei diritti umani in Europa'
Non si sarebbe nemmeno dovuto votare sull’iniziativa per l’autodeterminazione, perché andava dichiarata nulla in quanto non rispetta il principio di unità di materia: lo sostiene Helen Keller, giudice svizzera alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo.
«Il testo dell’iniziativa comprende cinque articoli che intervengono in punti molto differenti della costituzione», afferma Keller, che è anche professoressa di diritto pubblico e diritto europeo all’Università di Zurigo, in un’intervista pubblicata oggi dal SonntagsBlick. Ma «il cittadino può esprimersi solo sull’intero progetto»: non può quindi decidere se accettare o respingere i vari elementi. «Il parlamento ha chiuso entrambi gli occhi», si lamenta la 54enne. «Le iniziative sono diventate vacche sacre: questo è pericoloso per il diritto di iniziativa». Secondo Keller la proposta Udc – che stabilisce il principio che la costituzione federale ha rango superiore al diritto internazionale, con l’eccezione di quello cogente come ad esempio il divieto di tortura – comporterebbe la «nuova negoziazione di migliaia di convenzioni internazionali». A suo avviso questo cambierebbe il carattere della costituzione «in modo fondamentale».
In pratica, argomenta Keller, quella in votazione il 25 novembre è una revisione totale della costituzione: concerne fra l’altro i fondamenti dello stato di diritto, le competenze del Tribunale federale (Tf) e la gerarchia delle norme. Secondo la giurista l’iniziativa, nonostante il titolo che porta, non è inoltre rivolta contro i giudici stranieri, bensì conto il TF. Per Keller, che nel 2020 terminerà il suo periodo di nove anni a Strasburgo, un eventuale sì popolare elvetico sarebbe «disastroso», in un’ottica di rispetto dei diritti umani in Europa, per esempio in Turchia o in Russia.