Svizzera

Lavoratori over50: Ticino terra di pregiudizi

Nel Cantone si mettono maggiormente in dubbio flessibilità, capacità di far fronte ai cambiamenti, costi, capacità tecnologiche e di comunicazione

29 agosto 2018
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I problemi relativi alle chances di impiego degli over 50 vengono sopravvalutati, perlomeno nella Svizzera tedesca: da parte dei datori di lavoro non vi sono forti pregiudizi nei confronti dei lavoratori meno giovani. Diversa è però la situazione in Ticino e in Romandia, stando a un'analisi pubblicata oggi dalla società von Rundstedt.

L'azienda attiva nella consulenza per le risorse umane ha condotto un vasto sondaggio fra aprile e agosto presso oltre 500 responsabili del personale, in collaborazione con HR Today Research.

È emerso che nei cantoni tedescofoni solo il 25% degli interpellati ammette di condividere pregiudizi sugli oltre 50enni, relativi ad aspetti come la flessibilità, la capacità di far fronte ai cambiamenti, i costi, le capacità tecnologiche e di comunicazione. La quota sale però al 55% sia nella Svizzera romanda, sia in Ticino.

Regionalmente assai diversa è anche la propensione a favorire nelle assunzioni un candidato ultra 50enne nei confronti di uno giovane, a parità di profilo: la cosa è possibile per il 69% dei reclutatori svizzeri tedeschi, per il 54% di quelli romandi e solo per il 33% di quelli ticinesi.

Stando agli autori dello studio, per i dipendenti non più giovani la situazione concreta nelle aziende è comunque migliore di quanto pensi l'opinione pubblica. L'88% degli interrogati ritiene che gli over 50 siano discriminati al momento di assumere, il 60% li vede sfavoriti nell'ambito dei licenziamenti e il 42% li considera in secondo piano quando si tratta di promuovere dipendenti. Le percentuali scendono però al 33%, al 20% e al 21% al momento in cui gli interpellati guardano non più alla situazione generale, ma alla propria azienda.

Altro aspetto interessante: il fatto che i contributi di cassa pensione per un lavoratore anziano siano più elevati è considerato un fattore rilevante solo dal 21% del campione. I datori di lavoro non si sentono però in alcun modo moralmente obbligati ad assumere impiegati non più giovani: l'80% non è disposto a dare loro la precedenza in caso di profili lievemente più deboli di altri candidati.

Il 57% è poi favorevole al principio di un apprendistato professionale per ultra 50enni proposto da Swissmem per la manodopera che si trova strutturalmente fuori mercato. La stessa percentuale sarebbe d'accordo di introdurre la novità nella propria azienda.

Solo il 20% è invece dell'opinione che agli ultra 50enni possa servire l'obbligo imposto ai datori di lavoro di annunciare gli impieghi vacanti per professioni con disoccupazione oltre l'8%. L'81% ritiene inoltre che la novità - frutto dell'applicazione annacquata del mandato costituzionale sull'immigrazione di massa - non permetterà di migliorare la situazione relativa alla penuria di manodopera qualificata in Svizzera.

Nella misura dell'80% gli svizzeri tedeschi sono più orientati a preferire un residente nella Confederazione a qualcuno che abita all'estero, a parità di curriculum. Anche in questo ambito i valori per Romandia (69%) e Ticino (67%) sono inferiori.

La ricerca mette in evidenza pure altri punti rilevanti, a partire dal fatto che i posti di lavoro vacanti vengano in primo luogo occupati da candidati esterni. Le candidature non richieste tornano inoltre di moda: il 54% le considera importanti e le tiene in considerazione, in particolare fra le piccole e medie imprese, dove la percentuale sale al 75%. Perdono per contro terreno i "cacciatori di teste" e le società di intermediazione esterna.

I certificati di lavoro rimangono importanti, ma solo il 55% degli interpellati ha fiducia nel loro contenuto. Importanti per il 91% sono le referenze: secondo gli estensori dell'analisi è inoltre da sottolineare il fatto che il 60% le raccoglie anche senza il consenso esplicito dell'interessato, anche se legalmente questo non sarebbe ammissibile.

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