Svizzera

Direttiva sulle armi, il tema divide

Per qualcuno è a rischio l'esclusione da Schengen; per qualcun altro, invece, 'questa legge non serve a niente'

((Ti-Press))
30 maggio 2018
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Per la Svizzera la partecipazione agli accordi di Schengen è troppo importante e non va messa a repentaglio. È questo il succo del dibattito di entrata in materia del progetto volto a riprendere la direttiva dell’Ue sulle armi che si è tenuto stamane al Consiglio nazionale. La Svizzera è chiamata ad adeguare la propria legislazione entro il maggio del 2019 in quanto Paese membro dello Spazio Schengen, pena il rischio di esclusione da tali accordi.

"È un rischio che non possiamo permetterci di correre", hanno sottolineato diversi parlamentari. Una disdetta degli accordi di Schengen avrebbe durissime conseguenze per la Svizzera, in particolare per i cantoni di frontiera, ha sottolineato Corina Eichenberger-Walther (PLR/AG). "È vero che i benefici in materia di sicurezza della nuova direttiva europea non sono evidenti, quelli della partecipazione a Schengen sono però chiari, ad esempio per la lotta al terrorismo, ha sostenuto l’argoviese.

"Lo scambio di informazioni all’interno dello spazio Schengen è essenziale per le forze dell’ordine", ha aggiunto la consigliera federale Simonetta Sommaruga. Nicolo Paganini (PPD/SG) ha affermato che la commissione ha interpretato in maniera molto larga le nuove direttive. I membri delle società di tiro non hanno nulla da temere e il fucile militare potrà continuare a esse tenuto al termine del servizio, ha fatto notare il sangallese ricordando che "non si parla di pistole ad acqua ma di armi semiautomatiche".

'Questa legge non serve a niente'

Per l’UDC le nuove disposizioni non serviranno invece a rendere la Svizzera più sicura: "questa legge non serve a niente", ha sostenuto Beat Arnold (UDC/UR) ricordando che i terroristi si procurano le armi in modo illegale. In Europa – ha proseguito l’urano – le leggi in materia sono molto restrittive ma ciò non ha impedito gli attacchi terroristici che del resto sono commessi anche con armi bianche, ricorrendo pure a auto e camion. Per Arnold insomma "non è l’arma che uccide ma l’essere umano". La polizia sarà chiamata a un grosso lavoro burocratico per controllare le armi, ha aggiunto Werner Salzmann (UDC/BE). Ci saranno quindi meno agenti in servizio sul terreno con una conseguente diminuzione della sicurezza, ha affermato il bernese. L’UDC ha anche chiesto la sospensione dell’esame del dossier nell’attesa che la Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) si pronunci su un ricorso della Cechia. Il governo ceco vuole far annullare la direttiva e critica in particolare quattro punti, fra cui la deroga concessa a Berna per i fucili d’assalto.

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