Svizzera

Trump a Davos: 'Pace e prosperità'

Domani il presidente degli Usa incontrerà al Wef i big dell'economia e terrà un discorso nel primo pomeriggio

Trump oggi a Davos (Keystone)
25 gennaio 2018
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"Pace e prosperità": Donald Trump si è presentato così oggi a Davos, con questo messaggio ecumenico. Ma dietro le buone maniere, il presidente americano è sbarcato nel tempio del libero commercio mondiale per lanciare la sua offensiva protezionistica. Tanto per cominciare, portando in dote nuovi dazi ai prodotti che non sono made in Usa.

L’uomo più atteso al Forum economico mondialie (WEF) di quest’anno, il primo presidente americano in 18 anni, è sbarcato stamane nella località grigionese in elicottero, tra imponenti misure di sicurezza.

Domani parlerà alla platea dei big dell’economia, alfieri della globalizzazione. Con l’obiettivo di "convincere la gente a investire nel Stati Uniti", ha twittato lo stesso Trump prima di partire. Vendere il prodotto ’America’, quindi, e forse niente di più. Perché il tycoon ha fin qui dimostrato di essere allergico ai grandi accordi di libero scambio, che a suo dire indeboliscono l’economia a stelle e strisce e minacciano i posti di lavoro.

Per dimostrare che fa sul serio, Trump nei giorni scorsi ha imposto dazi all’import di pannelli solari e lavatrici. Ed ha annunciato una possibile stretta anche sulle importazioni di alluminio e acciaio. Il suo ministro del Commercio, Wilbur Ross, ha sottolineato la natura difensiva dell’intervento, per gestire "comportamenti inappropriati" di altri paesi come la Cina, che starebbe facendo concorrenza sleale con i bassi costi di materiali e manodopera. Tanto che Pechino, forse accusando il colpo, oggi ha invocato la cooperazione come "unica direzione" dei rapporti commerciali con gli Usa. Sempre da Davos, anche il segretario al Tesoro Steven Mnuchin ha utilizzato toni più morbidi rispetto al suo presidente, spiegando che gli Usa "sono favorevoli al libero mercato", ma semplicemente stanno cercando di "proteggere gli interessi degli americani, come dovrebbero fare tutti i leader".

Resta il fatto che Trump ha ritirato gli Stati Uniti dall’accordo commerciale con i paesi asiatici, ha chiesto modifiche a quello con Messico e Canada ed ha abbandonato l’idea di un trattato transatlantico con l’Europa. Il tycoon, ricorda Ross, preferisce gli accordi bilaterali, "più veloci". A Davos, ad esempio, ha strizzato l’occhio alla premier britannica Theresa May. Evocando, durante un faccia a faccia, un trattato Washington-Londra che farebbe crescere gli scambi in modo "enorme". Poco dopo l’incontro Downing Street ha annunciato una visita del leader americano nel Regno "nei prossimi mesi", senza però precisare una data.

Tutto è pronto, quindi, per il discorso del presidente, nel primo pomeriggio di domani. I principali partner europei e non solo, dalla cancelliera tedesca Angela Merkel al presidente francese Emmanuel Macron, dal premier indiano Narendra Modi Modi a quello italiano Paolo Gentiloni, si sono già espressi, facendo fronte comune contro Trump il protezionista. Gentiloni ancora oggi ha ribadito che il suo paese vuole un mondo in cui la "cooperazione è una componente fondamentale delle relazioni internazionali" e "non un ritorno di protezionismi e chiusure nelle singole frontiere".

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