Svizzera

Legge sulla caccia: 'sabotaggio alla tutela sulla specie' per Pro Natura Wwf Svizzera e BirdLife

24 agosto 2017
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All'indomani dell'adozione, da parte del Consiglio federale, del messaggio che riguarda la revisione parziale della legge sulla caccia, in cui si prevede la rinegoziazione la Convenzione di Berna che chiede il declassamento del lupo da "specie assolutamente protetta' a solo 'protetta', le tre associazioni ambientaliste svizzere – Pro Natura, Wwf e BirdLife – prendono posizione in un comunicato congiunto ("Nuova legge sulla caccia: sabotaggio alla tutela delle specie") dichiarandosi "fin da subito contrarie alla nuova legge.

Ecco il comunicato congiunto

"Senza per il momento analizzare in dettaglio le modifiche proposte e il messaggio esplicativo e limitandoci agli articoli inerenti i grandi predatori, occorre almeno sottolineare i seguenti aspetti.

Il Consiglio federale con questa proposta non fa nient’altro che ossequiare alle decisioni prese dalle Camere federali che negli scorsi anni avevano accolto la mozione Engler del 2015 (Convivenza tra lupi e comunità montane) e la mozione Fournier (2011) che chiedeva una revisione della Convenzione di Berna in modo da poter inserire il lupo tra le specie cacciabili nonché l’iniziativa del Canton Vallese (2014) volta a richiedere una rinegoziazione della stessa Convenzione del lontano 1979. Tutti atti che avevano come obbiettivo quello di dare alla Confederazione e ai Cantoni la possibilità di contenere legalmente un fenomeno (l’intensa e incontrollata espansione del lupo) che sta creando già ora una situazione di grave pericolo per l’esistenza di moltissimi allevamenti tradizionali di bestiame minuto, ma anche di bovini ed equini su tutto l’arco alpino. In Francia dove la situazione è ben più grave che da noi, le autorità si stanno muovendo nella stessa direzione mentre in Italia, sulla base di informazioni raccolte durante convegni sul tema, la regolazione viene lasciata al bracconaggio (e non solo quello a pallottole).

Semmai occorre evidenziare la lentezza con la quale il Consiglio federale reagisce alle raccomandazione delle Camere federali, ma non l’onesta preoccupazione di tenere sotto controllo la problematica.

La regolazione di specie protette, quindi anche del lupo, mediante l’abbattimento di un certo numero di capi definito dalle autorità competenti (i Cantoni dopo aver sentito l’UFAM, non gli allevatori!) potrà avvenire soltanto nel caso in cui gli abbattimenti non mettano in pericolo l’effettivo della popolazione interessata e soltanto se ciò permetterà la prevenzione di danni ingenti o di un pericolo concreto per l’uomo, che non può essere garantita mediante misure ragionevolmente esigibili.

Quindi nulla di stravolgente rispetto alla Legge attualmente in vigore, anzi è molto probabile che nei prossimi anni occorrerà introdurre nuove norme ancora più incisive, altrimenti sarà veramente la fine dell’allevamento tradizionale.

La regolazione del lupo potrà avvenire dal 16 settembre al 31 gennaio (la Legge attualmente in vigore fissa i termini dal 3 gennaio al 31 marzo); durante il resto dell’anno la protezione rimarrà assoluta.

Quindi non è vero che la modifica di legge prevede un sostanziale ampliamento dei casi in cui è ammesso l’abbattimento di lupi come si sostiene nel comunicato citato.

La richiesta di declassamento del lupo da specie strettamente protetta a specie protetta (da inoltrare al comitato permanente della Convenzione di Berna) è una conseguenza delle scelte politiche delle Camere federali e non fa che adeguare, con grave ritardo, la situazione legale all’evoluzione avvenuta sul territorio (da ricordare che 12 dei 27 stati contraenti avevano introdotto delle riserve alla protezione assoluta del lupo già al momento della firma!).

Le stesse associazioni nel loro comunicato si richiamano agli effetti positivi che la presenza dei grandi predatori (lupi e linci) avrebbero sulla salute dei boschi e al fatto che con questa decisione la biodiversità verrà ulteriormente compromessa.

Non una parola viene spesa per riconoscere i danni (finanziari, ma anche di carattere esistenziale e morale) che i grandi predatori provocano agli allevatori.

E si scordano che se in Svizzera, come altrove, si può ancora parlare di biodiversità è soltanto grazie ai contadini che ogni anno, con fatiche e pochi benefici, fanno pascolare i loro animali sugli alpi e sfalciano una quantità impressionante di superfici prative (anche in zone impervie e rispettando innumerevoli norme ecologiche) mantenendo quindi piacevole, vivibile e accogliente il nostro paese a favore di tutta la popolazione!".

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