Svizzera

L'attentatore di Berlino Anis Amri non aveva complici in Svizzera

23 agosto 2017
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Il Ministero pubblico della Confederazione (Mpc) non ha potuto trovare conferme che Anis Amri, il 24enne tunisino che aveva falciato decine di persone con un camion a Berlino lo scorso dicembre, avesse complici in Svizzera. La Procura federale ha archiviato il procedimento contro ignoti aperto dopo l’attentato. L’ats ha potuto consultare il decreto d’abbandono, che risale allo scorso giugno e di cui riferisce oggi la 'Nzz'.

Anis Amri aveva investito il 19 dicembre 2016 con un tir un mercatino di Natale nella capitale tedesca, causando la morte di 12 persone e il ferimento di altre decine. Il 23 dicembre il terrorista era poi stato ucciso a Sesto San Giovanni, alla periferia di Milano, durante un conflitto a fuoco con due poliziotti italiani.

Subito dopo l’attentato l’Ufficio federale di polizia (Fedpol) aveva cercato di appurare l’eventuale presenza di Amri in Svizzera. Non erano tuttavia stati trovati legami diretti del tunisino con la Confederazione. Dopo che da "autorità straniere" erano giunte "informazioni sicure" indicanti una pista svizzera, l’Mpc aveva comunque confermato all’inizio di gennaio l’apertura di un procedimento penale contro ignoti. I reati ipotizzati: sospetto sostegno a un’organizzazione criminale e violazione della legge federale che vieta i gruppi "Al-Qaida" e "Stato islamico", formazione che aveva rivendicato l’attentato di Berlino.

Il 18 gennaio la Procura federale aveva comunicato che la pistola con la quale Amri aveva ucciso l’autista polacco del camion poi utilizzato per travolgere la folla, e con la quale il tunisino aveva in seguito sparato ai poliziotti italiani che volevano controllarlo a Sesto San Giovanni, era stata importata legalmente in Svizzera all’inizio degli anni Novanta. Il suo percorso ulteriore non ha potuto essere ricostruito.

Le indagini elvetiche si erano poi concentrate sul telefono cellulare con una carta SIM svizzera utilizzata da Amri. È stato appurato che il telefonino con numero elvetico era stato rubato e che il furto era stato denunciato a Berlino nel settembre 2016. Se il ladro fosse lo stesso Amri non ha potuto essere appurato. Il proprietario del cellulare risiederebbe in Francia. Gli inquirenti tedeschi avevano quindi presentato a Parigi una richiesta di assistenza giudiziaria per poterlo interrogare.

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