Svizzera

Consiglio federale: nuove misure per pari opportunità al lavoro

5 luglio 2017
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A parità di lavoro e qualifiche le donne devono guadagnare quanto i loro colleghi uomini. È per questo che nella seduta odierna il Consiglio federale ha approvato il messaggio concernente la modifica della Legge federale sulla parità dei sessi.

La consigliera federale Simonetta Sommaruga, in conferenza stampa a Berna, ha esordito citando il film svizzero "Die göttliche Ordnung" (letteralmente: "l’ordine divino"), che ha visto al film festival di Soletta. Questo lungometraggio parla infatti dell’emancipazione femminile nel nostro Paese e dei vari ostacoli che le donne in Svizzera hanno dovuto affrontare negli anni.

Inoltre, Sommaruga ha ricordato che in settembre, con la Previdenza per la vecchiaia 2020, si voterà sul tema del pensionamento a 65 anni anche per le donne. La ministra di giustizia e polizia ha voluto ricordare in questo modo che la parità dei sessi, e nello specifico quella salariale, ha una lunga storia, è stata iscritta 36 anni fa nella Costituzione, ma non è ancora stata raggiunta: "l’ultima chance volontaria" che si era data ai datori di lavoro e dipendenti risale al periodo dal 2009 al 2014 attraverso il "Dialogo sulla parità salariale", ma "anche questo, come altri progetti, non è risultato abbastanza" per arginare il problema, ha ammesso Sommaruga.

Attualmente la disparità retributiva tra i sessi che non trova una spiegazione è ancora del 7,4% e rappresenta una discriminazione di genere, ricorda la consigliera federale. Inoltre, finora, "l’intera responsabilità ricadeva sulla persona discriminata", la quale deve inoltrare denuncia e provare che vi sia effettivamente una discriminazione nei suoi confronti. Questo è "inaccettabile", secondo Sommaruga.

Nell’ottobre del 2014 il governo è infatti giunto alla conclusione che, nell’ambito della parità salariale, vi è necessità d’intervenire a livello legislativo. Nel novembre 2015 ha quindi posto in consultazione una modifica della Legge sulla parità tra i sessi (LPar). Nell’ottobre 2016, fondandosi sui risultati della consultazione, ha incaricato il Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) di elaborare un messaggio concernente la modifica della LPar che ha adottato oggi per ottenere un uguale salario a parità di lavoro e qualificazioni.

La nuova prassi comprende tre livelli: primo, effettuare un’analisi sui salari, secondo, farla verificare da un organo indipendente e terzo, rendere noti i risultati, ha spiegato Sommaruga. "L’obbligo di analisi ogni quattro anni, per le aziende con 50 o più dipendenti, si applicherà sia al settore privato sia a quello pubblico", ha aggiunto.

Ad essere interessato sarà il 2% delle imprese e il 54% della popolazione attiva in Svizzera, "ossia 2,7 milioni di persone". I datori di lavoro hanno poi la possibilità di scelta tra tre modelli di verifica: conferire il mandato a un’impresa di revisione, rivolgersi a un esperto in parità salariale riconosciuto o far capo a una rappresentanza dei lavoratori.

Il processo "non comprende nessuna azione diretta da parte dello Stato, si tratta di una legislazione snella basata sulla responsabilità individuale delle aziende", ha specificato la consigliera federale. Le imprese sono infatti chiamate a informare i loro dipendenti e, nel caso di società quotate in Borsa, i loro azionisti in merito ai risultati dell’analisi.

"Un sondaggio su base volontaria condotto presso le aziende ha indicato che si tratta di un processo efficace", ha rassicurato Sommaruga. "Le differenze potrebbero ammontare anche a 7’000 franchi all’anno. L’AVS avrebbe più soldi, le donne potrebbero spendere e risparmiare di più e ciò porterebbe beneficio a tutti", ha spiegato la consigliera federale.

Ma queste analisi saranno davvero efficaci? Secondo Sommaruga sì, poiché "le aziende devono giustificare i minori stipendi, c’è la possibilità che vengano denunciate e inoltre devono argomentare, questo porterà a più trasparenza". Non sono previste sanzioni per chi sgarra, ammette la ministra di giustizia e polizia, "ma vi sarà una certa pressione da parte della popolazione che comporterà una grossa responsabilità".

"Vi sono state delle modifiche dalla procedura di consultazione", ha detto Luzius Mader, direttore supplente dell’Ufficio federale di giustizia. "Ad esempio che lo Stato non effettuerà controlli diretti, non vi sarà un obbligo di annuncio e nemmeno delle sanzioni, viene evitata la pubblicazione o la notifica all’autorità di controllo, si può ricorrere anche ad esperti finanziari e usare diversi modelli di analisi".

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