Svizzera

Torna in aula a Bellinzona un caso di 'calcioscommesse'

La sede del tribunale
10 febbraio 2017
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I risvolti svizzeri di uno scandalo di partite di calcio truccate tornano all’esame del Tribunale penale federale (Tpf). Sul banco degli imputati, martedì 14, ci sarà un trentenne sospettato di aver agito come intermediario tra un’organizzazione di truffatori e calciatori di Challenge League.

Il suo caso era stato rimandato al Ministero pubblico della Confederazione in occasione di un primo processo tenutosi nel novembre 2012. Il Tpf aveva allora assolto tre ex calciatori del Gossau e del Thun. Per il quarto imputato, che si occupava – secondo l’accusa – del reclutamento dei calciatori, la corte aveva rifiutato di approvare l’accordo di patteggiamento con il pubblico ministero per una procedura abbreviata e aveva rinviato il dossier alla Procura federale per la procedura ordinaria.

Oltre quattro anni dopo il dossier ora torna sui banchi del tribunale bellinzonese. Il processo a giudice unico dovrebbe durare due giorni. L’imputato oggi trentenne, ex giocatore di terza divisione nato in Bosnia-Erzegovina, deve rispondere di truffa per mestiere ed eventualmente di abuso di un impianto per l’elaborazione dati. Concretamente è accusato di avere agito, nella primavera 2008 e nell’autunno 2009, come intermediario in Svizzera al servizio di due persone che truccavano scommesse di partite di calcio.

Cervello condannato in Germania

Uno di loro, Ante Sapina, un croato residente in Germania oggi 41enne, è stato condannato dal Tribunale regionale (Landgericht) di Bochum (D) nell’aprile 2014 a cinque anni di carcere, sei mesi in meno rispetto alla pena inflittagli in un primo processo nel maggio 2011 dallo stesso tribunale. L’uomo aveva ammesso di aver puntato forti somme di denaro su partite truccate. Giocatori e arbitri erano stati corrotti prima degli incontri.

L’imputato processato a Bellinzona informava i truffatori sulle partite truccate e si occupava anche del reclutamento di "giocatori potenzialmente corruttibili". Se la manipolazione funzionava, gli toccava inoltre pagare i giocatori corrotti.

Partite manipolate

Lo scandalo internazionale del calcio-scommesse era scoppiato nel 2009. I truffatori puntavano sul risultato prestabilito delle partite truccate presso organizzatori di scommesse in Asia.

L’imputato è tra l’altro accusato di aver partecipato alla manipolazione del match di Challenge League Gossau-Thun giocato nell’aprile 2009. Puntando sul risultato corretto di 4-3 Sapina e il suo complice avevano intascato un guadagno di 58’500 euro. Di questa somma l’intermediario aveva ricevuto 15’000 euro in contanti. Ne aveva poi consegnati 7000 ciascuno a due giocatori del Thun, tenendosi il resto, più un ulteriore compenso di 2000 euro versatogli dai suoi committenti.

In occasione di altre partite del Gossau e del Thun gli imbroglioni erano di nuovo riusciti a incassare guadagni a cinque cifre. Altri casi di corruzione hanno riguardato partite amichevoli in Svizzera del club di Bosnia-Erzegovina NK Travnik. L’imputato si era occupato di organizzare un campo di allenamento per questo club in Svizzera.

Complessivamente i truffatori hanno intascato una somma di circa 430’000 euro in meno di sei mesi. All’intermediario in Svizzera sono toccati circa 15’000 franchi.

Secondo l’atto d’accusa, egli ha sempre considerato la sua attività come "un lavoro normale", sebbene fosse al corrente dell’illegalità delle manipolazioni. Egli ha già trascorso circa due mesi in detenzione preventiva tra il novembre 2009 e il gennaio 2010.

Giocatori assolti

Il 13 novembre 2012, il Tpf aveva prosciolto tre giocatori del Gossau e del Thun dall’accusa di truffa. A suo avviso, per parlare di truffa è necessario che venga ingannata una persona fisica. Un sistema automatico di scommesse o un portale asiatico online non possono pertanto venire truffati.

Pur essendoci persone effettivamente ingannate – si pensi ai tifosi e ai club – il giudice unico aveva sostenuto che il problema esulava dal tema del processo. A due dei calciatori coinvolti nel procedimento, allora ancora in attività e che avevano negato i fatti, il Tpf aveva concesso un risarcimento di rispettivamente 16’500 e 26’000 franchi.

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