Tennis

Dalla quarantena, il tennis esce acciaccato

Novak Djokovic denuncia: ‘Troppi infortuni a causa della quarantena. Impossibile pensare di andare avanti così’. Quale futiuro per la stagione?

17 febbraio 2021
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Già presidente del consiglio dei giocatori Atp, oggi attivo ai vertici di una sorta di “sindacato” parallelo all’associazione dei tennisti professionisti (con cui è in contrasto), Novak Djokovic ha denunciato la questione degli infortuni che il serbo attribuisce alla quarantena alla quale i giocatori sono stati costretti in Australia, quale condizione per prendere parte ai tornei di preparazione e agli Australian Open. «Ce sono troppi, ecco svelate le conseguenze della quarantena», ha detto».

I dati gli danno ragione. In campo maschile tre tennisti o non hanno giocato (Berrettini) o hanno sofferto già negli ottavi di finale (Casper Ruud si è ritirato, Dominic Thiem è crollato). Pablo Carreño Busta è stato costretto al ritiro, Grigor Dimitrov ha perso nei quarti contro Karatsev per un guaio alla schiena e a stento riusciva a stare in piedi, alla fine del match. Nadal lamenta da giorni dolori dorsali, lo stesso Djokovic sembra acciaccato. Inconvenienti che sorgono all’inizio della stagione, quando i tennisti solitamente sono riposati. «Ritengo che non sia possibile riproporre uno scenario del genere prima di altri tornei», ha rincarato il serbo, certo che la sua opinione è condivisa da molto suoi colleghi. Djokovic ha poi posto l’accento sulla questione finanziaria. Circa 70’000 franchi per perdere al primo turno di Melbourne possono essere una buona ragione per accettare una quarantena, ma solo gli Slam pagano tanto, gli latri tornei no.

Opzione bolla? Troppi interrogativi

I prossimi appuntamenti sono i "250" di Cordoba (Argentina), Montpellier e Singapore. Poi ci si sposta a Rotterdam, Buenos Aires e in Qatar (dall’8 marzo), dove dovrebbe fare il suo grande rientro anche Roger Federer. Non sono previste quarantene, ma le restrizioni di alcuni paesi in merito all’ingresso o ai viaggi rendono il quadro molto complicato. «A dipendenza di quale passaporto hai, può capitare a uno di noi di non poter entrare in un determinato paese. È un circo che sarebbe meglio evitare», ricorda il tedesco Alexander Zverev.

Ecco quindi profilarsi l’opzione bolla, come nella pallacanestro professionistica americana (Nba). «Si trova una località, vi si gioca per tre o quattro settimane, poi si fa una pausa e si ricomincia. Si potrebbe pensare a un soggiorno di tre settimane a Doha o a Dubai, per poi spostarsi in Florida per un paio di appuntamenti, prima di trasferirsi in Europa per la stagione sulla terra. L’Atp sta però pensando a un calendario più o meno tradizionale, con Miami a fine marzo e la stagione europea sulla terra rossa. Ma che ne sarebbe delle qualificazioni che impegnano i tennisti oltre la centesima posizione? E gli sponsor? Abbandonerebbero i tornei minori cancellati? E i caso di positività nella bolla? Tanti interrogativi aperti, per un tennis che risulterà giocoforza condizionato ancora a lungo, almeno finché resteranno in vigore le restrizioni in materia di viaggi e spostamenti.

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