Tennis

Il ritorno di Rafa Nadal

“La natura mi ha dato tante virtù ma anche qualche difetto”, soprattutto sul piano fisico. Il fuoriclasse maiorchino però non si scoraggia e non pensa ancora a "quel giorno”...

26 dicembre 2018
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Ha giocato poco (appena nove tornei) ma vinto comunque tanto (cinque titoli), eppure Rafa Nadal non è contento del 2018 che sta per chiudersi. Troppi infortuni hanno infatti caratterizzato l'anno che lo vede ora numeto 2 dell'Atp, ma che chiuderà di nuovo in campo. Il maiorchino, fermo dall'8 settembre, tornerà infatti questa settimana a giocare a Mubadala, torneo-esibizione che si svolge ad Abu Dhabi e che ha già vinto in quattro volte in passato.

«Non posso essere felice del 2018 perché ho attraversato momenti difficili, i risultati sono stati molto positivi quando ho potuto giocare, ma ho gareggiato meno di ogni altro anno nella mia carriera a causa dei problemi fisici», ha detto Nadal in un'intervista al programma Vamos di Movistar. «Sono stato sconfitto più dagli infortuni che dai miei rivali – ha aggiunto il 32enne spagnolo – non penso che sia una questione legata ai chilometri percorsi in campo, perché anche quando ero più giovane ho subito infortuni, la natura mi ha dato tante virtù, ma anche qualche difetto e infortunio, soprattutto alle ginocchia e ai piedi».

«Ho terminato la stagione 2017 molto logorato e non ho potuto prepararmi bene, però quest'anno ho fatto una preparazione migliore, bisogna accettare le cose come vengono e cercare di superarle», ha aggiunto Nadal che sente «di essere in condizioni migliori rispetto all'anno scorso, quando a fine stagione riuscivo a malapena ad allenarmi. Però ci sono stati anche tanti momenti positivi, come la vittoria a Roland Garros».

Interrogato sulla possibilità di partecipare ai Giochi di Tokyo 2020, Rafa risponde di «non considerarlo un obiettivo prioritario. Ho avuto la fortuna di poter gareggiare a due Olimpiadi (ha vinto l'oro a Pechino 2008, ndr), anche se ho perso quelle di Londra. Mi piacerebbe arrivare a Tokyo 2020 certo, ma non è una priorità. Giocherò finché sarò felice di farlo e il mio corpo resisterà. Non ho paura che quel giorno arrivi, di solito non ne parlo perché al momento ancora non lo vedo. Non credo che sia una cosa da dover preparare ma che si sente. Spero comunque che non sia presto».

Lo spagnolo ha anche parlato della nuova Coppa Davis: «Bisogna smetterla di chiamarla Davis di Piqué (il difensore del Barcellona è il 'regista' della nuova formula insieme al Gruppo Kosmos, ndr) ma ITF Davis Cup, perché non aiuta la competizione. La vecchia formula soffriva di qualche problema, soprattutto del fatto che i migliori giocatori faticavano a giocarla con continuità. E quando accade questo, bisogna cambiare. Ecco perchè per me è una buona notizia che qualcuno al di fuori del mondo del tennis si sia interessato al nostro sport e abbia proposto una novità. I cambiamenti non sono mai facili da accettare, però bisogna dare tempo per provarci. E se non funziona, si può sempre tornare indietro».

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