Tennis

Un giorno come quelli 'veri'. I ticinesi qualificati ai Campionati svizzeri junior: 'Giocare in casa, che emozione!'

6 luglio 2017
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«I miei idoli? Del tennis dici?». Norah stravede per Justin Bieber, ma del suo cantante preferito magari si avrà modo di parlare un’altra volta. Sì, chi ammira nel tennis? «Novak Djokovic», risponde un po’ a sorpresa. Norah Lenz ha 14 anni e l’argento vivo addosso. «Federer? Naaa è troppo banale... Di Djokovic mi piace un botto il suo gioco e come si comporta sul campo, anche se per molti fa il ‘superiore’». Non è la prima volta che parteciperà ai campionati svizzer junior, ma giocare in Ticino ha un sapore speciale, in quanto «possono venire a vederti molte persone che ti conoscono e questo mette a proprio agio».

Del tennis ama «in particolare che ti concede di combattere fino alla fine. Puoi essere sotto anche 0-5 e poi recuperare. Questo ti permette di diventare una persona più forte; di imparare che anche nella vita, lottando, ce la si può fare». Le piacerebbe vincerli, i campionati in casa, «ovviamente; ma in ogni caso l’importante è imparare dagli errori per potermi migliorare».

Enea Ramelli, 12 anni non compiuti, ricorda che alla sua prima partecipazione «l’emozione era alta, perché è un appuntamento per il quale ci si prepara al massimo». Prima di ogni partita, dice, è «agitato e non riesco a mangiare molto. Poi – aggiunge coi tratti del viso che si distendono– entro in campo e mi libero». Unico maschio tra i ticinesi direttamente nel tabellone principale – oltre a Gabriel Currlin, ieri assente poiché impegnato in allenamento; così come assenti per impegni erano Katerina Tsygourova e Emma Pennè –, è rimasto ‘folgorato’ a 3 anni e mezzo guardando Federer in tv. «Era bellissimo vederlo. Andavo sul divano con asciugamano e banana come lui; a ogni cambio campo prendevo la racchetta e giocavo contro il muro». Due anni or sono ha potuto osservare il suo idolo – di cui, spiega serio serio, ammira «la concretezza in campo e il fatto che non sia molto dimostrativo; ma da un piccolo gesto capisci che c’è eccome» – agli SwissIndoors di Basilea: «È come vedere un dio. Quando è entrato in campo ho provato un’emozione enorme, mi veniva quasi da piangere. Poi ha iniziato a giocare e io non ho più detto una parola. Me lo ricorderò tutta la vita».
Lia Forni è uno scricciolo che, prima di fare sul serio, giocava con i fratelli. «Cerco sempre di lottare fino alla fine» e la prospettiva di esibirsi davanti al pubblico amico – afferma con un sorriso timido – non le mette più pressione del solito. Il futuro è ancora lontano e, forse, anche a 12 anni certi sogni possono apparire troppo grandi. Proverà, dice stringendosi nelle spalle, «ad andare il più lontano possibile. Vedremo cosa succederà».

Nello stesso tabellone di Lia anche Carolina Pölzgutter, ‘vulcano’ biondo classe 2006, la più giovane nella rappresentanza, che non vede l’ora che parenti e amici la vedano all’opera. Pur essendo figlia d’arte (i genitori sono istruttori), ha imparato ad amare il tennis a modo suo, alla ‘Caro’. Parla spalancando gli occhi chiari come l’acqua e con un sorriso contagioso che mette allegria. «Del tennis mi piace proprio tutto, proprio tanto! Giocare i tornei permette di conoscere nuova gente e poi è uno sport che mi fa rilassare». Tra allenamenti e partite è in campo anche a sei volte la settimana. Sovente è papà che la prepara «e – ammette con sincerità disarmante – litighiamo un po’ spesso. Però è un bravo allenatore e alla fine sì ehm, è lui che ha sempre ragione», aggiunge trasformando il sorriso in una sonora risata. Tra le più talentuose in Svizzera, è tanto solare quanto caparbia. Le Medie (che inizierà a settmbre) «a certi fanno paura, io non capisco cosa ci sia da temere». Perdere a tennis, invece, non le va giù «proprio per niente», indica con una smorfia. Da grande le «piacerebbe tanto vincere un Grande Slam». Quale tra i quattro, ha poca importanza.

«Se diventare una campionessa sarà la sua strada, sarà il cuore a portarla». Kim Fontana parla con l’esperienza dei suoi 18 anni fra due settimane («un nuovo capitolo») e la pacatezza di chi ha superato gli anni più complicati, quelli dell’adolescenza. «Amo questo sport soprattutto perché mi rispecchia: sono sempre stata un po’ solitaria e in campo si può contare solo su di sé stessi». Iscritta a un liceo privato, «perché dopo un anno sabbatico ho capito di volere una formazione post obbligatoria», sta lavorando affinché un giorno riesca a vivere di di tennis. «È il mio sogno più grande; ma non c’è un momento preciso in cui l’ho capito. Queste cose non si capiscono, si sanno».

Dove li porterà la loro grande passione, è presto per dirlo. A Enea, Lia, Carolina, Kim oggi è concesso sognare. E, come Norah, godersi questo momento che si sono guadagnati con impegno e dedizione: «Che bello, mi sento importante come una di quelle tenniste che vedo in televisione».

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