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Lara Gut-Behrami è di nuovo pronta a spingere a tutta

Reduce da una stagione tanto entusiasmante quanto sfiancante, la ticinese si è detta rigenerata da una pausa estiva più lunga del solito

28 settembre 2021
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Dübendorf – Una medaglia olimpica (il bronzo conquistato in discesa nel 2014 a Sochi), otto allori mondiali (di cui due del metallo più prezioso, raccolti in superG e in gigante nel 2021 a Cortina), 60 podi (in 32 occasioni sul gradino più alto) in Coppa del mondo, di cui ha vinto una volta la classifica generale (nel 2016) e tre quella di superG (2014, 2016 e 2021). Bastano? No, non a Lara Gut-Behrami, che a 30 anni è più pronta e motivata che mai per iniziare la sua 14esima stagione nel Circo Bianco, con i primi punti arrivati nell’ormai lontano 2008 a 16 anni (con il clamoroso terzo posto in caduta di St. Moritz) e l’annata 2009/2010 saltata interamente per l’infortunio e la conseguente operazione all’anca.

Dopotutto, per quanto straordinaria con dieci podi (6 successi) e la coppetta di supergigante in Cdm, nonché le tre medaglie iridate (oro sempre nella sua disciplina prediletta nonché in gigante, bronzo in discesa), la scorsa stagione per la ticinese si era chiusa su una nota amara a causa del maltempo e di un regolamento a dir poco discutibile, che in occasione delle finali di Lenzerheide in sostanza non le avevano permesso (a lei come a Marco Odermatt in campo maschile) di giocarsi fino in fondo le proprie chance di conquistare il grande globo di cristallo della generale, infine andato per 111 punti alla slovacca Petra Vlhova. Una delusione (e una stanchezza mentale al termine di un inverno lungo e intenso) che aveva portato la ragazza di Comano a chiudere l’ultima gara, il gigante delle finali, dopo appena due porte nella prima manche, semplicemente rialzandosi.

Ora però, a poco meno di un mese dall’ormai classico “aperitivo” di Sölden (un gigante in programma il 23 ottobre) e a una cinquantina di giorni dal vero inizio in quel di Levi e Lake Louise – anche se sulle prove in Canada, precedute di una settimana da un parallelo a Lech, ci sono parecchie incognite (vedi correlato) –, Lara è di nuovo pronta a presentarsi al cancelletto di partenza e a spingere al massimo, anche per cancellare quell’amaro finale, ma soprattutto per continuare a riscrivere la storia dello sport ticinese, svizzero e mondiale in quella che sarà pure una stagione olimpica.

«Sono ormai passati sei mesi dal finale della scorsa stagione, al quale ammetto ero arrivata davvero stanca – ci spiega la 30enne ticinese, che abbiamo incontrato in quel di Dübendorf in occasione della consegna del materiale di Swiss-Ski, appuntamento ormai tradizionale per atleti e media che lancia la nuova stagione –. Tanto che con il mio team avevamo previsto di sciare ancora in aprile, ma mi sono limitata a farlo per cinque giorni in maggio a Livigno con mio fratello. In pratica fino a inizio giugno fisicamente non avevo nessun programma ed è stata la pausa più lunga che abbia mai avuto. Ammetto che non mi è affatto dispiaciuto, anzi è stato bello perché ho fatto davvero quello di cui avevo voglia, ad esempio passare del tempo con le mie amiche e andare assieme a loro in palestra a Genova. E devo dire che il mio fisico mi ha sorpreso in positivo, perché si è mantenuto egregiamente. Questo sottolinea anche come prendersi delle pause e saper gestire gli impegni sia fondamentale per avere una carriera longeva, perché finché sei giovane fai tante cose anche trascinata dall’entusiasmo, ma a un certo punto è importante riuscire a dosare le forze».

A maggior ragione per un’atleta che lo scorso 27 aprile ha come detto oltrepassato la soglia dei 30 anni… «Ormai sono già quasi più vicina ai 31 (ride, ndr). Sinceramente però non ci penso più di tanto, prendo un anno dopo l’altro».

‘Sto bene, nella nuova stagione vorrei portare la sciata ma anche tante cose che mi hanno arricchita come persona’

Ma come sta Lara Gut-Behrami a meno di un mese dall’inizio della Coppa del mondo? «Sto bene. Come detto ad aprile e maggio ho avuto un po’ di tempo libero anche per stare finalmente un po’ a casa, poi ho ripreso con il programma classico di allenamento, prima a secco e poi da inizio agosto sugli sci. Devo dire che abbiamo avuto una buona estate, un po’ meno fortunata di quella precedente a livello di meteo, ma a parte un paio di giornate brutte nell’ultimo campo di allenamento (in Vallese, ndr) abbiamo sempre trovato ottime condizioni per sciare. Questo è importante, perché ti permette di lavorare bene e ti dà entusiasmo per l’inverno, per cui sono contenta».

Capace nella scorsa stagione di tornare forse per la prima volta dall’infortunio al ginocchio del 2017 sui suoi migliori livelli, la ticinese sottolinea come in quella nuova «proverò a portare la sciata dell’inverno passato. Ma anche tante cose a livello personale che mi hanno arricchita come persona e che proverò a portare nel mio bagaglio. In fondo il piacere di sciare e i risultati da ottenere sono due cose diverse e forse dovremmo smetterla di dare così importanza a questi ultimi».

Un concetto quest’ultimo non sempre facile da mettere in pratica, in particolare con all’orizzonte le Olimpiadi, dove come in occasione dei Mondiali a contare sono solo (o quasi) le medaglie… «Sinceramente non ci sto ancora pensando, anche perché a causa del Covid è ancora tutto molto incerto, non abbiamo indicazioni precise, per cui preferisco prendere gara dopo gara e vedere quello che succederà».

‘Non è sempre facile trovare un equilibrio, ma io ho ancora voglia di sciare’

Di certo da Lara il Ticino sportivo (e non solo) si aspetta grandi emozioni in questo inverno a cinque cerchi, dopo che l’estate ne ha già regalate parecchie, in particolare con il bronzo di Noè Ponti e il quinto posto nei 100 m di Ajla Del Ponte a Tokyo… «In Ticino abbiamo la fortuna di avere delle individualità e delle personalità forti, perché non è facile, anzi è sempre più difficile emergere a livello giovanile in quanto negli ultimi anni lo sforzo e l’impegno richiesto è sempre aumentato. Spesso si tende a vedere unicamente i bei risultati, ma si dimentica quello che c’è dietro, il rovescio della medaglia, ossia un lavoro quotidiano che non tutti a 10, 12 o 15 anni sono disposti a fare, a maggior ragione in un mondo pieno di distrazioni come quello di oggi».

Un discorso che tocca, seppur in maniera diversa, anche la signora Behrami, dal 2018 legata al calciatore del Genoa… «Rispetto a quando ero più giovane, i sacrifici che devo fare mi pesano molto di più. In particolare quelli che mi tengono lontana dalla famiglia, perché stare bene (in particolare fisicamente) come atleta e allenarmi per questo è un discorso, dover viaggiare tanto ed essere lontana da casa è un altro. In questi anni ho capito che potersi appoggiare a qualcuno, avere attorno persone che ti aiutano, ti trasmettono serenità e sensazioni positive, è fondamentale. In questo senso è importante riuscire a trovare un equilibrio con sé stessi e con le proprie scelte. E io ho ancora voglia di sciare».

Covid: Canada e Giochi a rischio per i non vaccinati

Dopo aver interrotto prematuramente la stagione 2020 e costretto quella 2021 a svolgersi senza pubblico, il Covid continua a condizionare il Circo Bianco. A tenere banco in questo momento è la presenza di atleti non vaccinati nelle varie nazionali e la loro partecipazione (o esclusione) da determinati appuntamenti. In particolare, allo stato attuale, alle gare previste a Lake Louise tra fine novembre (gli uomini) e inizio dicembre (le donne, sempre due discese e un superG) sarebbero ammessi su suolo canadese solo atleti sottopostisi a vaccinazione completa (due punture). E lo stesso potrebbero decidere le autorità cinesi per i Giochi di Pechino (4-20 febbraio 2022). Un bel problema visto che diversi atleti rossocrociati (tra cui sembrerebbe esserci la stessa Lara Gut-Behrami) non sono vaccinati.

«Ci stiamo lavorando, ma è una questione delicata – ci spiega abbozzando una smorfia Beat Tschuor, dal 2018 responsabile del settore alpino femminile –. Nel nostro settore tra atlete e collaboratori, il tasso di vaccinazione è dell’89 per cento, per cui già relativamente alto. E seppur non volendo mettere sotto pressione nessuno, consigliamo a tutti di vaccinarsi. Rimane però una decisione personale e chi non è vaccinato, viene testato ogni due giorni, come da protocollo interno di Swiss-Ski. Per quel che riguarda le competizioni, il problema è che ad esempio chi ha avuto il Covid si è potuto limitare a una sola iniezione di vaccino, ma le autorità canadesi ne richiedono due. In ogni caso siamo in contatto con le parti coinvolte per trovare delle soluzioni e proprio giovedì abbiamo una riunione su questo tema, nella quale cercheremo ad esempio di capire se sarà possibile per gli atleti non vaccinati di essere presenti dopo aver effettuato una quarantena».

Nella peggiore delle ipotesi «alcuni atleti potrebbero dover rinunciare alla trasferta in Canada, mentre per quel che riguarda le Olimpiadi vedo molto difficile che venga richiesto l’obbligo di vaccinazione».

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