Sci

A Lenzerheide un due di picche e due poker d’assi

L’annullamento delle discese fa felici Feuz (quarto globo di cristallo) e Goggia (4 successi in stagione e seconda coppa) ma non Gut-Behrami e Odermatt

Goggia e Feuz con la Coppa di discesa
17 marzo 2021
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Nello sport c’è quasi sempre chi vince e chi perde. Atleti o squadre di regola, ma in alcune occasioni nelle discipline che si praticano all’aria aperta, a vincere è un’altra componente (per altro fondamentale) dell’equazione: le condizioni meteorologiche, in particolare quelle cattive. E a quel punto in teoria, dato che l’essenza stessa dello sport d’élite risiede nella competizione, perdono tutti. In teoria appunto, perché la realtà dice che con l’annullamento delle due discese delle finali della Coppa del mondo di sci a Lenzerheide – gli organizzatori hanno tentato di salvare la situazione programmando gli allenamenti in mattinata prima delle due gare, ma le persistenti nevicate sulla pista Silvano Beltrametti ne hanno impedito lo svolgimento – qualcuno ha sì perso (se non ancora la partita, buona parte delle chances di vincerla), ma qualcun altro ha decisamente vinto, chi concretamente mettendo le mani su un piccolo globo di cristallo, chi virtualmente compiendo un ulteriore passo verso il trofeo più ambito, la grande Coppa.

Inutile girarci attorno, la cancellazione definitiva delle ultime due prove regine della stagione – ricordiamo che il regolamento della Fis impedisce la modifica del programma delle finali, così come il recupero una volta terminate queste ultime di qualsiasi gara – rappresenta un colpo durissimo alle ambizioni di Lara Gut-Behrami e Marco Odermatt nella lotta per la generale di Coppa del mondo e allo stesso tempo una spintarella non da poco per gli attuali due leader, Petra Vlhova (che a tre gare dal termine vanta un margine di 96 punti sulla ticinese) e Alexis Pinturault (+31 sul nidvaldese). I due rossocrociati, già costretti a inseguire, hanno infatti visto sfumare l’occasione migliore che avevano per recuperare terreno nella disciplina più complicata per i loro rivali, con in particolare il francese che ha disputato solo cinque discese in carriera (finendo una sola volta nei 30), mentre la slovacca pur avendo dimostrato di sapersi difendere anche in questa specialità (tre volte tra le migliori 10 in stagione) non aveva certo le armi per competere contro una Gut-Behrami capace di conquistare 280 punti su 300 nelle ultime tre discese.

Il superG probabilmente non basterà a Lara. ‘Ma era giusto annullare, ho avuto le mie occasioni’

Un discorso che si riproporrà quasi in fotocopia con i superG di giovedì – sempre che si possano disputare, perché le previsioni meteo annunciano un miglioramento, ma non totale –, ai quali i due elvetici arrivano se possibile ancora più da dominatori: la 29enne di Comano oltre a essere la fresca campionessa del mondo, prima di chiudere seconda nell’ultima prova in Val di Fassa, aveva inanellato la bellezza di cinque successi consecutivi, mettendo evidentemente le mani sulla coppetta di specialità; il 23enne di Buochs dal canto suo è andato in crescendo e dopo un secondo e un terzo posto si è imposto nell’ultimo superG di Saalbach, tanto da essere l’unico ancora in grado di contendere la coppetta all’austriaco Kriechmayr (il quale vanta però ben 83 punti di margine). Pinturault nelle quattro occasioni in cui in stagione si è lanciato nella seconda disciplina più veloce solo una volta ha chiuso nella top-10 (settimo a Val d’Isère), mentre Vlhova ci è riuscita in tre appuntamenti, centrando addirittura il secondo posto a 28 centesimi dalla ticinese a inizio febbraio a Garmisch.

Come dire che l’opportunità di recuperare terreno (Lara) e persino sorpassare il rivale (Marco) i due campioni svizzeri ce l’hanno eccome, ma purtroppo con un giorno di ritardo che alla fine potrebbe rivelarsi decisivo, visto che poi nel weekend oltre a un gigante nel quale le due coppie partiranno sostanzialmente alla pari, gli slalom offriranno al transalpino e alla slovacca l’occasione di assestare (se mai ve ne fosse bisogno) il colpo del ko.

«Evidentemente un po’ di rammarico c’è, ma la priorità va data alla salute e in questo caso non aveva alcun senso disputare le discese, non c’erano le condizioni per poterlo fare – la reazione di Lara Gut-Behrami, che parlando della lotta per la generale di Cdm ha pure toccato il tema del regolamento della Fis e della differenza del numero di gare disputate per disciplina, con quelle tecniche che in questa stagione sono state circa il 60 per cento tra gli uomini e il 55 per cento tra le donne rispetto a quelle veloci  –. Sarebbe sbagliato giustificare il mio fallimento con questo annullamento, la Coppa del mondo si vince sull’arco di tutto l’inverno e io ho avuto altre occasioni a sufficienza per conquistare più punti. Piuttosto si può aprire il discorso sul regolamento, essendo uno sport che dipende tanto dal tempo, magari prevedere una giornata di riserva non sarebbe una cosa così insensata. Come non sarebbe male se la Fis provasse a far disputare lo stesso numero di gare in tutte le discipline. Nel progetto per l'anno prossimo ci sono 5 super G e 9 slalom, non mi sembra molto corretto».

Sorridono il 34enne bernese e l'italiana, per la quale è ‘la Coppa della maturità’

Tra chi ha potuto sorridere nonostante l’annullamento delle discese ci sono anche (soprattutto) Beat Feuz e Sofia Goggia, che conservando rispettivamente 68 punti sull’austriaco Matthias Mayer e 70 su Corinne Suter (e 97 sulla stessa Gut-Behrami), hanno conquistato la Coppa del mondo della disciplina regina. E se per il 34enne bernese, al quarto trionfo consecutivo, l’ultima gara si sarebbe probabilmente rivelata una pura formalità (gli sarebbe bastato chiudere ottavo, lui che solo una volta in stagione è finito oltre il sesto rango), diverso è il discorso per l’italiana, presente sì a Lenzerheide ma in condizioni tutte da verificare dopo il recupero lampo dall’infortunio di fine gennaio che l’aveva costretta a saltare i Mondiali di Cortina.

«Penso che nessuno si meriti più di me questa coppa, anche perché la vinco dopo quattro vittorie consecutive e con un secondo posto quale peggior piazzamento – le parole della 28enne bergamasca, che aveva messo le mani sul globo di cristallo di discesa già nel 2018 (con tre punti di vantaggio su Lindsey Vonn) –. Vale davvero tanto per me, arrivo da un periodo non facile a livello mentale dopo l’infortunio e avevo bisogno di questa conferma, per me è la coppa della maturità e della consapevolezza».

L'ascesa del campione

Come lui solo Franz Klammer

Quattro Globi di cristallo consecutivi, come il leggendario Franz Klammer. E pensare che l’ascesa di Beat Feuz ai vertici delle gerarchie mondiali è stata irta di ostacoli. Tanto che i suoi successi più belli li ha festeggiati dopo aver rischiato seriamente il ritiro. Sul gradino più alto del podio, per la consegna della Coppa di specialità, il bernese è salito di buon mattino, ancor prima dell’ora della partenza della libera cancellata dal maltempo, in un contesto un po’ dimesso che non ha reso onore all’impresa del rossocrociato, il più forte discesista degli ultimi anni, per distacco: quattro coppe di specialità filate sono un capolavoro, l'accostamento a Klammer, l’unico ad aver messo assieme un poker di trionfi prima del bernese, spiega bene lo spessore di un’impresa tutto fuorché scontata. «Il fatto che prima di me ci sia riuscito un solo sciatore, e che sciatore - spiega il 34enne rossocrociato- mostra quanto sia difficile: ne vado fiero».

Decisamente particolare, la traiettoria di Beat Feuz, sugli sci prima di compiere due anni sulla pista davanti a casa, a Schangnau, talento in erba che primeggiava spinto dall’intuito e da una sensibilità sulla neve non comuni. A sette anni la prima gara di gigante vinta. Classe innata, a 20 anni è medaglia d’oro ai Mondiali juniores sia in discesa sia in super G, nonché bronzo in slalom. La porta della Coppa del mondo gli si spalancò, ma la strada verso il successo si riempì presto di ostacoli. Allora responsabile della squadra maschile, Sepp Brunner definì Feuz un diamante grezzo, con l’etichetta del pigrone. In effetti, inizialmente fece fatica ad assorbire l'impatto con la Coppa del mondo. A causa di qualche scompenso atletico di troppo pagò con la rottura del crociato del ginocchio sinistro prima dell'inizio della stagione 2007 e con un guaio al menisco che lo privò anche delle gare dell'inverno successivo.

Rischio amputazione

Il primo vero sussulto è datato 2011 (vinse a Kvitfjell), prima di un nuovo infortunio al ginocchio che gli costò l’intera stagione 2012/13. Un'infezione seguita a un problema alla cartilagine e al menisco rischiò poi di porre fine alla sua carriera. I medici parlarono addirittura di rischio amputazione, quale scenario peggiore.

Fu Katrin Triendl, la sua compagna, pure lei ex sciatrice, costretta al ritiro a 22 anni dopo la rottura del crociato, a inculcargli la cultura del duro lavoro e di una vita più professionale votata allo sport di alto livello, qualità necessarie per restare costanti e vincere. Feuz ha anche imparato a gestire meglio gli sforzi, riducendo i carichi giornalieri ai quali si sottopongono invece i colleghi, per giungere preparato quando serve, ossia alle gare. Risparmiato da altri infortuni, i successi si sono moltiplicati. A 34 anni si è confermato il numero uno della velocità, il re della libera. Ma c’è di più: ha pure firmato la storica doppietta a Kitzbühel. «L’apice della stagione», come ha ricordato, aggiungendo un’ulteriore gemma al palmarès che comprende anche due medaglie olimpiche e tre iridate, una delle quali è d’oro. In Coppa del mondo ha vinto 15 gare e conquistato 52 podi. Una storia fantastica, la sua, che ancora non è giunta a compimento. «La sognava, una doppietta a Kitzbühel. Che sia arrivata quest’anno rende tutto ancora più speciale. È stata una stagione travagliata. Gare sulle quali contavo come Beaver Creek, Wengen e Kvitfjell sono state cancellate. Sono doppiamente orgoglioso di questa quarta Coppa».

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