Russia 2018

Svezia meglio senza Ibra, ma la Svizzera...

L'editorialista della Gazzetta dello Sport Alberto Cerruti ha analizzato per laRegione il Mondiale e in particolare l'ottavo di finale tra elvetici e scandinavi

3 luglio 2018
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Che la Coppa del mondo giunta agli ultimi quarti di finale abbia riservato più di un colpo di scena è sotto gli occhi di tutti: la Germania campione del mondo in carica non ha superato la fase a gironi, il Portogallo, l’Argentina e la Spagna hanno salutato agli ottavi di finale... E oggi tocca alla Svizzera, la quale per la prima volta ha davvero la possibilità di scrivere una pagina storica. Non soltanto oggi contro la Svezia, ma anche nel prosieguo del torneo, inserita nella parte destra di un tabellone ripulito delle principali favorite. Ma prima di guardare più in là occorre superare la Svezia, ostacolo che ben conosce Alberto Cerruti, editorialista della ‘Gazzetta dello Sport’, per averlo osservato da vicino nello spareggio contro l’Italia... «Penso che nessuno si aspettasse una Svezia così, nemmeno gli svedesi stessi. È una delle sorprese di un Mondiale che continua a sorprendere. Nel corso della fase a gironi la Svezia ha acquisito fiducia e consapevolezza ed è diventata una squadra che merita di essere rispettata. La sua forza sta in primo luogo nella compattezza, nella capacità di non far giocare l’avversario, ma è pure in grado di rendersi pericolosa, come ha dimostrato contro la Germania, in una partita nella quale avrebbe meritato sorte migliore».

Paradossalmente, la rinuncia a Ibrahimovic sembra aver fatto bene... «Toglierei il“paradossalmente”. È stato un vantaggio e lo hanno ribadito gli stessi svedesi. La sua presenza, adesso che non è più l’Ibra di un tempo, condizionava tutto il gruppo. E il concetto di gruppo è fondamentale per qualsiasi Nazionale, a maggior ragione in un torneo corto come il Mondiale. Nel 1982, in occasione della mia prima Coppa, avevo vissuto da vicino quanto successo all’Italia, ritrovatasi a giocare per Bearzot contro le critiche di opinione pubblica e stampa. E alla fine avevano vinto. Può darsi che la Svezia stia vivendo qualcosa di simile: vuole dimostrare di poter andare avanti anche senza Ibrahimovic. Così, la sua assenza è diventata un punto di forza più che un limite».

Quale sarà la chiave della partita? «La Svezia è una squadra molto fisica, per cui sarà fondamentale il comportamento del centrocampo elvetico, il punto di forza rossocrociato. Non mi stupirei se fosse una sfida destinata ai supplementari o ai rigori, perché vedo molto equilibrio in campo. Però la Svizzera sta crescendo in fiducia e in coscienza dei mezzi a disposizione. Il fatto di non dover affrontare la Germania è già di per sé un vantaggio, a patto che con comporti, a livello inconscio, l’idea di sottovalutare l’avversario. E, più importante di tutto, i giocatori dovranno dimostrare di non avere la pancia piena dalla qualifica agli ottavi. Direi che nel complesso si tratta di un’occasione da non perdere. Ho molta fiducia nello staff tecnico, in Petkovic e Manicone, e in un gruppo affiatato, nel quale non sono stati fatti esperimenti, al contrario di quanto successo per altre squadre».

La parola magica per avere la meglio degli arcigni gialloblù è “pazienza”... «Assolutamente sì. Occorrerà non avere fretta, mantenere la calma e rimanere pazienti. E, soprattutto, dare dimostrazione di cinismo sottoporta, perché se c’è una zona del campo nella quale la Svizzera ha finora faticato, è proprio quella in prossimità della porta avversaria. C’è da supporre – e non è necessario essere indovino – che la Svezia conceda ben poche occasioni da gol, per cui sarà fondamentale riuscire a sfruttarle nel migliore dei modi».

Allargando l’orizzonte al di là della Svizzera, qual è stata finora la maggiore delusione? «Più la Germania dell’Argentina. Il flop dell’Albiceleste era in qualche modo preventivabile, ma la Germania è stata addirittura umiliata dalla Corea del Sud, mentre Messi e compagni sono stati eliminati da una squadra di caratura ben diversa. Una nota di demerito pure per la Polonia, finita a casa dopo sole due partite».

E la sorpresa? «Direi l’Uruguay, Nazionale che spesso si tralascia di menzionare, ma che è stata quella che ha subito meno reti e che ha presentato la miglior coppia di centrali (Godin e Gimenez) e la miglior coppia di attaccanti (Cavani e Suarez). Si è dimostrata la squadra più solida e quadrata di tutte».

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