QATAR 2022

La rivolta in Iran travolge anche il ‘professore’

Carlos Queiroz sempre più attaccato dai tifosi per il mancato sostegno al movimento di protesta di Teheran

23 novembre 2022
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Il portoghese Carlos Queiroz, molto stimato durante il suo primo mandato (2011-2019), ha visto il suo ritorno alla guida del "Team Melli" duramente condizionato dalla rivolta in corso in Iran. Sempre più spesso viene contestato per la sua mancanza di empatia nei confronti dei manifestanti.

L’uomo che in patria è soprannominato "il professore", probabilmente non immaginava le insidie che avrebbe dovuto affrontare tornando a guidare la nazionale persiana poco prima dell’inizio della Coppa del mondo 2022. Dieci giorni dopo l’ufficializzazione del suo ritorno, l’Iran è stato scosso da un’ondata di proteste senza precedenti a seguito della morte, il 16 settembre, della giovane Mahsa Amini, arrestata e percossa dalla polizia del buoncostume per non aver indossato adeguatamente il velo islamico.

Dopo essere entrato nel cuore del popolo iraniano grazie agli exploit calcistici che avevano permesso alla Nazionale persiana di qualificarsi per i Mondiali del 2014 in Brasile e del 2018 in Russia, il portoghese ha rapidamente dilapidato tutto il capitale di simpatia accumulato negli anni, evitando di commentare la situazione politica del Paese, a differenza di quanto aveva fatto in occasione del suo primo mandato, durante il quale non aveva esitato a sottolineare le difficoltà economiche esistenti.

L’incontro della squadra nazionale con il presidente ultraconservatore Ebrahim Raissi, organizzato poco prima della partenza per il Qatar, aveva causato disagio, amplificato dal rifiuto del tecnico di sostenere esplicitamente i manifestanti durante le conferenze stampa organizzate nel ritiro di Doha.

Interrogato il 15 novembre sui disordini e sulle possibili manifestazioni di sostegno da parte dei giocatori durante la Coppa del mondo, Queiroz ha spiegato che i calciatori avevano «il diritto di esprimersi». Ma è stato subito preso in castagna quando un giornalista inglese gli ha chiesto del suo ruolo di allenatore di un Paese «che non rispetta i diritti delle donne». «Quanto mi paghi per questa domanda? Non mettetemi in bocca parole che non ho detto. Riflettete piuttosto su quello che succede nel vostro Paese con l’immigrazione».

Scissione

Il tecnico portoghese si è in seguito scagliato contro alcuni tifosi del "Team Melli" convinti del fatto che i giocatori non sostengano abbastanza i manifestanti. «Per favore, voi insegnanti, moralisti, lasciate che questi ragazzi giochino a calcio – ha detto –. Non è giusto portarli a questa Coppa del mondo e chiedere loro di fare cose che non sono di loro competenza. Se i tifosi non vogliono sostenere la loro squadra, che se ne stiano a casa, non abbiamo bisogno di loro».

Il 69enne lusitano è sempre stato un allenatore aggressivo e sanguigno. In Iran, è stato spesso criticato da alcune vecchie glorie per aver trascurato i tecnici e il campionato locali, imponendo talvolta modifiche al calendario delle competizioni nazionali per organizzare campi di allenamento con gli internazionali.

In Portogallo, quando era allenatore (2008-2010, dopo un primo periodo tra il 1991 e il 1993), aveva osato scontrarsi con la superstar Cristiano Ronaldo dopo le scarse prestazioni dei lusitani ai Mondiali del 2010. Questo incidente aveva offuscato l’immagine dell’uomo che, 20 anni prima, aveva fatto emergere la generazione d’oro del calcio portoghese.

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