Mondiali di hockey

DiMaio: 'La Svizzera ormai è tra le nazioni top'

Il capo-scout di St. Louis ha alle spalle quasi 1000 partite di Nhl. A Milano fu allenato da Alessando Benin, braccio destro di Paolo Duca

16 maggio 2019
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956 partite in Nhl con le maglie dei New York Islanders, Boston Bruins, Phladelphia Flyers, Tampa Bay Lightning, New York Rangers, Carolina Hurricanes, Dallas Stars e quasi 300 punti raccolti. Questo è il biglietto da visita di Rob DiMaio. Attuale capo-scout di St. Louis, Rob DiMaio è un habitué dei Mondiali. «Sono uno splendido torneo che racchiude le migliori nazioni al mondo. Per noi è una vetrina importantissima, ci permette di osservare specialmente i giocatori europei che potrebbero varcare l’oceano e che non conosciamo ancora così bene. In questi giorni possiamo valutare eventuali candidati, costruire delle relazioni e ampliare il nostro network di conoscenze con i vari team europei e gli agenti».

Quest’anno la sua presenza ai Mondiale è resa ancora più particolare dal fatto che i suoi St. Louis Blues sono ancora in corsa per vincere la Coppa Stanley. Stanno disputando le semifinali dei playoff. «Certo, mi piacerebbe seguire le partite dal vero, ma ormai devo svolgere il mio lavoro, fa parte del business. Spero che al mio ritorno i ragazzi siano ancora in lizza cosi potrò godermi il gran finale».

DiMaio parla dell’hockey elvetico. «Il programma svizzero è molto mirato, sta formando grandi giocatori. La Svizzera è ormai considerata tra le nazioni top del mondo e il draft di Hischier lo dimostra. Bisogna dare credito alla Federazione».

Come s’intuisce dal nome, il 51enne ha origini italiani. «Mio padre è nato a Napoli, mia madre a Campobasso. Ai tempi tornavamo spesso in Italia in vacanza, mia moglie inoltre è calabrese. L'italiano? Capisco quasi tutto, ma lo parlo molto poco, anche perché non lo pratico mai».

Di Maio ha avuto una grande e lunga carriera. «Sono andato vicino a vincere la Coppa Stanley, ma non ci sono mai riuscito, d’altronde è il trofeo più difficile da conquistare. Ho avuto però la fortuna di vivere il mio sogno e mi sono goduto ogni giorno». Alla fine della sua carriera l’ex attaccante ha giocato anche a Milano. Il suo allenatore in seconda è stato Alessandro Benin, l’attuale braccio destro di Paolo Duca ad Ambrì. «Ho giocato troppo poco tempo per giudicare il suo operato in qualità di coach. Alessandro è una persona che vive di hockey, è molto astuto e intelligente. Conosce tutti i giocatori del pianeta. L’ho incontrato recentemente proprio qui a Bratislava, non lo vedevo da un pezzo».

Chi sarà il primo giocatore draftato il prossimo mese di giugno, il finlandese Kaapo Kakko o lo statunitense Jack Hughes?. «Non posso rispondere, svelerei i pensieri della nostra franchigia, anche se non siamo toccati da questa questione. Sono entrambi fantastici talenti. Kakko ora forse è già più pronto e maturo a livello fisico, ma Hughes è molto dinamico. Di sicuro New Jersey e i Rangers faranno un ottimo affare. Ormai i tempi sono cambiati rispetto ai miei. I ragazzi di 18 anni ora si allenano in una maniera più professionale, il loro entourage è molto più grande e lo sviluppo è sempre più rapido».

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