Mondiali di hockey

Rob Tallas: da Florida con passione al servizio dell'Italia

L'allenatore dei portieri dei Panthers fa parte dello staff tecnico della Nazionale azzurra

16 maggio 2019
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C’è un nome a sorpresa che spicca nello staff tecnico dell’Italia, ovvero quello di Rob Tallas. Che ci fa l’allenatore dei portieri dei Florida Panthers con la Nazionale azzurra? «È stata una sorpresa anche per me», racconta il 46enne. «Quando la nostra stagione in Nhl è finita ho ricevuto una telefonata dal selezionatore dell’Italia Clayton Beddoes. Mi ha chiesto se fossi interessato a venire. Essendo un grande appassionato dei Mondiali, li seguo sempre alla TV, ho subito accettato questa opportunità. Il torneo è davvero di alta qualità, ci sono tante star di Nhl presenti».

Beddoes e Tallas sono amici di lunga data e hanno militato insieme nei Boston Bruins a metà degli anni ’90. «Il fatto di lavorare per una piccola realtà mi affascina, i giocatori non hanno molta esperienza, nessuno di loro praticamente ha già giocato Oltreoceano. Io cerco di dare il mio piccolo contributo alla loro crescita. Per i ragazzi italiani poter affrontare squadre piene di stelle come ad esempio la Svezia è un sogno che diventa realtà. Io sono molto fiero dei loro sforzi e a volte il risultato non riflette l’effettiva prestazione».  Tallas, che ha alle spalle 99 partite in Nhl, cura specialmente l’aspetto mentale dei portieri italiani. «In un lasso di tempo così corto a livello tecnico non puoi insegnare tantissimo, ma per quanto concerne il mentale sì. Ad esempio, durante la partita contro la Svezia (persa 8-0 ndr) in una delle pause commerciali ho parlato con il nostro portiere. Gli ho detto di rilassarsi, di guardare che campioni aveva di fronte e di osservare il pubblico. Poi gli ho chiesto se c’era un posto migliore in questo mondo dove avrebbe voluto essere in quel preciso istante. Mi ha risposto di no, e allora ho concluso dicendogli di godersi il momento. Per me è fondamentale a qualsiasi livello: nessun estremo difensore deve perdere il morale durante una sfida, non deve permettersi di lasciarsi prendere dalla delusione o lo sconforto a causa del risultato».

Tallas è ormai da 10 anni l’allenatore dei portieri di Florida. «Sono fortunato, ho avuto il piacere di allenare campioni come Tomas Vokoun o Jose Théodore e tuttora mi occupo del grande Luongo. La nostra relazione è ottima, Roberto è un gran lavoratore e a 40 anni ha ancora voglia d’imparare. Io come coach cerco sempre di stare positivo e fare in modo che i portieri vengano ogni giorno al lavoro con voglia ed entusiasmo. Penso che la mia longevità nell’organizzazione dei Panthers sia dovuta a ciò. Ho ancora due anni di contratto e vorrei tanto vincere la Coppa Stanley con Florida, un’organizzazione che ormai è entrata nel mio cuore».

Chi è il miglior portiere del mondo attualmente? «Bisogna fare due distinzioni. Da una parte ci sono i mostri sacri, penso ad esempio a Henrik Lundqvist, Roberto Luongo, Sergei Bobrovski, dall’altra poi ci sono i giovani o quelli non ancora così affermati, come ad esempio Andrei Vasilevskiy oppure Frederik Andersen. Più in generale a me fa veramente piacere vedere i giovani rampanti carichi di fame». Per Tallas la taglia di un estremo difensore non è per forza determinante. «Un tempo forse lo era, ma con l’hockey attuale così veloce e costruito pure di tanti passaggi laterali, non è più cosî importante. I portieri devono pattinare bene al fine di essere rapidi negli spostamenti, questo è l’aspetto decisivo che rende bravo un numero uno».

Finale con una battuta sulla sua carriera attiva. «Ora, in qualità di allenatore, mi rendo conto di quanti errori abbia fatto a livello mentale e tecnico, ma non ho rimpianti. Non ero stato draftato e sono comunque riuscito a giocare quasi 100 match in Nhl accumulando inoltre diverse esperienze nelle leghe minori e anche in Europa, insomma sono felice».

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