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‘Dobbiamo lavorare con più intelligenza’

Il Lugano ci prova, ma allo Zurigo basta il gol di Riedi per espugnare la Cornèr Arena. Marco Müller: ‘In quel power play in 5-3 dovevamo segnare’

Marco Müller e Granlund, attivi offensivamente, ma poco concreti
(Ti-Press/Gianinazzi)
21 settembre 2022
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L’1-0 è un risultato che sembra piacere al Lugano. Se però contro l’Ajoie aveva significato vittoria, contro lo Zurigo gli uomini di McSorley sono usciti sconfitti, per la rete di Riedi (che ha interrotto l’imbattibilità di Koskinen dopo 102’07") a inizio terzo tempo, poco dopo che un coach’s challenge aveva negato per fuorigioco il gol a Bennett. Nei primi quaranta minuti – il Lugano con un gioco diretto, lo Zurigo con molti passaggi complessi – nessuno era invece riuscito a battere il portiere avversario. Una volta in svantaggio il Lugano si butta in avanti alla ricerca del pareggio, che Hrubec è bravo a negare a Josephs. In seguito (anche nell’ultimo minuto in 6-5) c’è tanta pressione in attacco, ma manca forse un po’ di traffico davanti alla porta, il che rende più facile il primo shutout in Svizzera (dopo il misero 84,62% di parate del debutto) a un sicuro Hrubec.

Fazzini simbolo di un attacco sterile

In casa Lugano è dunque chiaro che è necessario trovare il modo per andare a segno con maggiore frequenza, un apporto più cospicuo da parte dei migliori attaccanti sarebbe dunque auspicabile. Sono infatti rimasti in ombra alcuni degli uomini dal maggiore potenziale offensivo, come un Fazzini evanescente per buona parte della partita, al pari di Arcobello. Gli spunti più interessanti arrivano infatti dai difensori, in particolare Kaski (che colpisce anche un palo al 9’) e un attivo Andersson che onora al meglio la maglia di top scorer.

Anche Marco Müller ha creato parecchio movimento offensivo, ma con poco costrutto: «Molto semplice, se non segni nessuna rete non puoi sperare di vincere – spiega l’ex Zugo, Ambrì e Berna –. Peccato per il gol che ci è stato annullato, visto che dopo pochi minuti lo Zurigo è riuscito a trovare la rete decisiva. Ci abbiamo provato tirando da tutte le angolazioni, siamo andati anche parecchie volte nel loro slot, dove si soffre, ma non siamo riusciti a trovare lo spiraglio vincente. Dobbiamo lavorare maggiormente, forse anche con più intelligenza. In doppia superiorità numerica dovevamo trovare la rete, le occasioni buone le abbiamo avute». Il Lugano si crea infatti più occasioni per segnare, anche se il computo dei tiri si risolve in parità a quota 31. È mancata la deviazione giusta, con il solo Thürkauf a provarci con regolarità.

Per la prima volta due stranieri in porta

Questa è stata anche la prima partita di questa stagione in cui si sono affrontati due portieri stranieri, che hanno saputo dimostrare il loro valore, venendo in conclusione giustamente scelti come migliori in pista: «Koskinen è stato ottimo, si vede che ha giocato in campionati importanti – continua Müller –, lavora anche molto con il bastone, cerca sempre un giocatore libero per dargli il disco. Ma anche quello dello Zurigo è un bravissimo portiere, sappiamo che sono arrivati dei grandi campioni e che sarà più difficile segnare».

Müller e compagni potranno riprovarci venerdì, nella prima trasferta stagionale, a Ginevra.

L’ANNOTAZIONE

Per la prossima volta ricordarsi l’ingaggio

Nel finale di primo tempo il Lugano si ritrova per cinquantacinque secondi in doppia superiorità numerica, per gentile concessione del finlandese Juho Lammikko, che, con Sven Andrighetto già penalizzato, rimedia a sua volta due minuti per comportamento antisportivo. Dopo un paio di belle respinte (su una di queste, per poco Granlund non ha un’occasione a porta vuota) Hrubec riesce a bloccare il disco e a provocare un ingaggio, quando alla sirena mancano quattro secondi. Chris McSorley non smentisce la sua fama di tecnico coraggioso e decide di chiamare il time out, in alternativa a richiamare Koskinen in panchina per giocarsela in sei contro tre. Il risultato? Nullo perché Thürkauf perde l’ingaggio contro Lukas Wallmark, cosicché gli ultimi secondi passano senza pericoli per la porta zurighese e rendendo inutile anche il più brillante degli schemi disegnati sulla lavagnetta dell’allenatore canadese. E nel finale quel time out sarebbe magari servito per trovare la soluzione che portasse al pareggio.

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