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Walter Arnold, il dialetto vive anche a Helsinki

Il ticinese abita da 52 anni a nella capitale finlandese. Ha tradotto la Kalevala, il famoso poema finnico, in dialetto airolese.

22 maggio 2022
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A Helsinki ci si può imbattere in persone che ricordano i mitici Quirino Rossi o Sergio Filippini, grandi e indimenticabili interpreti delle commedie dialettali dei bei tempi. Residente nella Capitale da ormai più di 50 anni, Walter Arnold si esprime rigorosamente ed esclusivamente in dialetto, preferibilmente quello leventinese, pur non disdegnano nemmeno quello della ferrovia.«Mia mamma era di Osco, mentre mio papà era di Lugano. Il mio bisnonno si trasferì da Basilea in Ticino e fondò la libreria internazionale in Piazza Riforma –, esordisce il 72enne –. Dopo le scuole dell’obbligo, lasciai la Svizzera e mi recai a Dallas. Per rientrare in Ticino m’imbarcai su una nave con parecchi altri studenti, da New York sino a Rotterdam, ogni giorno era una festa e vidi un annuncio dove si offrivano corsi di lingua finlandese gratuiti. A me piacevano le lingue e decisi di buttarmi in questa avventura. Dopo questa prima toccatina, trascorsi ancora un breve lasso di tempo in Ticino, prima di recarmi nel Caucaso. Viaggiai facendo autostop e passai dalla Finlandia e dalla Lapponia. Dopo un’estate trascorsa in Russia, decisi di trasferirmi a Helsinki e frequentare l’università locale. Da lì non mi sono praticamente più spostato, Helsinki è ormai la mia dimora da 52 anni. Mi sono sposato due volte, ora ho quattro figli e tre nipoti e con la mia attuale moglie festeggiamo i 36 anni di matrimonio. Ai miei figli non ho mai parlato italiano, solo in dialetto, specialmente i due più piccoli lo parlano molto bene. Mi sono integrato magnificamente in Finlandia. I finlandesi non amano disturbare gli altri, sono molto riservati e la tranquillità viene considerata un privilegio. Un vecchio detto locale recita: parlare è argento, fare silenzio è oro. Solamente nei bar, con qualche goccia di alcol di troppo, gli indigeni diventano espansivi».

Il nostro interlocutore non ha il passaporto finlandese. «Troppa burocrazia non fa per me, non ne ho bisogno, quello svizzero basta e avanza. L’unico svantaggio a non avere il passaporto locale è il fatto di non poter comprare terreni di grandissime misure o pezzi di isole ad esempio». Walter, grande amico di Jacky Marti, direttore dell’Estival Jazz e nota figura dei media ticinesi, è ancora attivo professionalmente: «Insegno nell’ambito della psicologia. Nei tempi andati praticavo danza moderna, seguii dei corsi in Giappone a fine anni 80 durante un’estate, quando ero divorziato. Oltre a impartire lezioni di danza ero maestro di tennis. La lingua finlandese? La parlo quasi perfettamente, ma l’accento straniero mi è sempre rimasto, specialmente nelle frasi lunghe ci si accorge. È curioso, una cinquantina di anni or sono, quando arrivai, la gente che da altre parti della Finlandia si recava a Helsinki cercava di usare l’accento della Capitale. Ora invece non è più così, anzi, chi arriva da regioni lontane aumenta l’accento proprio per segnalare l’orgoglio inerente alle sue radici».

La Kalevala, un lavoro durato vent’anni

È tempo di parlare del suo pazzesco impegno. «Ho tradotto la Kalevala in dialetto airolese». L’opera, che parla della grande epopea finlandese, è un famosissimo e grandioso poema di circa 700 pagine, è una raccolta di leggende inerenti all’identità finnica. «Ho impiegato una ventina di anni, durante il mio tempo libero. Oltre al libro ho prodotto una versione audio". Walter, da bambino, abitava a Lugano, ma le estati le trascorreva ad Airolo, nel quartiere di "Fiüra". «Era il mio mondo, mi piaceva essere nella natura, pescare nel fiume Ticino, si giocava con il coltellino tascabile, tutti i giorni tra i boschi e i sentieri della Leventina». La passione per il cantone d’origine è tuttora presente. «Torno 2 o 3 volte all’anno, mia sorella abita tuttora a Bogno. Lo scorso novembre ho avuto l’opportunità di vedere il derby tra Ambrì e Lugano nella nuova pista leventinese. Il mio futuro? Ormai non mi sposto più da qui, essere nonno è un grande impegno, ma i miei viaggi in Ticino continueranno sino a quando la salute me lo permetterà».

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