laR+ Hockey

‘Questo non è più il mio Lugano: ha cambiato volto’

Chiacchierata con Linus Klasen, di ritorno alla Cornèr Arena con il Visp per sfidare i Ticino Rockets

Una domenica da spettatore forzato
(Ti-Press)
30 gennaio 2022
|

A volte ritornano. Anche se, a dirla tutta, il ritorno in quella che per sei stagioni era stata la sua ‘casa’, Linus Klasen se lo sognava sicuramente diverso. Perché, anziché in pista con i suoi attuali compagni di squadra del Visp, la partita contro i Ticino Rockets programmata sul ghiaccio della Cornèr Arena, l’oggi 35enne originario di Stoccolma se la deve vedere dalla tribuna. Per colpa della squalifica rimediata venerdì per una carica alla balaustra (contro il suo connazionale, e pure lui originario della capitale svedese, Palmberg) nell’overtime della sfida di venerdì col Turgovia.

‘È frustrante dover rinunciare a questa ‘rimpatriata’’

«Sì, effettivamente speravo in tutt’altro ritorno, qui alla Cornèr Arena – ammette con un po’ di rammarico Klasen, mentre dalle tribune osserva i suoi compagni di squadra ultimare il riscaldamento –. Il fallo su Palmberg? Beh, un episodio di gioco, come tanti altri... Mi sono ritrovato in duello alle assi con il mio avversario, e nel tentativo di spuntarla ci ho messo un po’ troppa foga. Non sono il tipo di giocatore che si macchia regolarmente di falli simili, ma stavolta, purtroppo, nella concitazione è capitato: non so di quanti turni sarà alla fine la mia squalifica, ma devo essere pronto ad accettarla. Iniziando da questo primo turno di sospensione: mi spiace che sia andata in questo modo, ma d’altro canto è così che va lo sport: non posso fare altro che accettare il verdetto e purgare la mia pena». Anche se brucia ovviamente parecchio il fatto che la squalifica sia arrivata un giorno prima della... rimpatriata sul ghiaccio della Cornèr Arena: «A essere sincero, che avremmo giocato in quella che era stata la mia pista fino al termine della stagione 2019/20 l’ho scoperto solo una settimana prima, ma da quando l’ho saputo, in me era cresciuta l’ansia dell’attesa per questa partita: sarebbe stata la mia prima volta alla Cornèr Arena senza la maglia del Lugano addosso. È frustrante doverci rinunciare: mi sarebbe piaciuto tornare qui e magari anche segnare un paio di reti». E immagino che se avessi giocato, qualche persona in più ci sarebbe stata ad assistere all’incontro».

Il legame sempre stretto con il Ticino

Salutato il Lugano, Klasen era rientrato in Svezia, per vestire la maglia del Lulea, prima di far ritorno in Svizzera, per unirsi al Visp. La moglie e i suoi quattro figli erano però rimasti in Ticino. «Beh, almeno adesso è più facile trascorrere un po’ di tempo con la mia famiglia anche durante la stagione: Visp dista due ore-due ore e mezza con la macchina, e quando i ragazzi sono liberi dai loro impegni scolastici, spesso mi raggiungono in Vallese. O sono io che vengo in Ticino, come in questo caso». Se la partita contro i Rockets sarebbe stata la sua prima volta alla Cornèr Arena con una maglia diversa da quella del Lugano, sulle tribune dello stadio, durante la corrente stagione, Linus Klasen ci ha comunque già fatto ritorno, «ma solo in un paio di occasioni: il Covid ha ovviamente un po’ limitato anche i nostri spostamenti. A ogni modo ci sono venuto anche per seguire qualche allenamento di mio figlio Lincoln, undicenne, che gioca nel settore giovanile bianconero».

‘Anche in Swiss League c’è da sudare’

Come sta andando la tua stagione in Swiss League? «Di spazio per il divertimento ce n’è, ma anche questo è un torneo che richiede impegno e serietà. Il livello generale è alto: si pattina parecchio e di colpi se ne prendono comunque pure nel campionato cadetto. Noi? Siamo una buona squadra, ma per riuscire a fare risultato dobbiamo rimboccarci le maniche. Le migliori della classe (Kloten e Olten, ndr), poi, sembrano avere una marcia in più, ed è per questo che dobbiamo fare il possibile per assicurarci una buona posizione di partenza nei playoff, evitando di trovarci subito di fronte a uno squadrone».

Mi sarebbe piaciuto
tornare qui, e magari
segnare un paio di reti

Benché stazionato a Visp, un po’ di Ticino Linus Klasen l’ha comunque trovato anche in Vallese, visto che nello spogliatoio ci sono anche Giacomo Casserini e Lorenz Kienzle: «Sì, con loro capita anche di scambiare qualche parola in italiano. Lorenz, poi, a Visp divide con me l’appartamento».

‘McSorley sulla panchina? È curioso’

Da quando l’hai lasciato, lo spogliatoio del Lugano ha conosciuto parecchi cambiamenti: un nuovo allenatore, diversi nuovi giocatori: come la vedi ora quella che fino a due anni fa era la tua squadra? «È una squadra che ha decisamente cambiato volto: di sicuro non è più quella che era il ‘mio’ Lugano. Ma difensivamente è molto ben messo, e dispone di una rosa di qualità. E credo che dall’anno prossimo, quando si potranno schierare fino a sei stranieri in partita, il suo livello potrà salire ancora di grado». Tra i volti nuovi della Cornèr Arena c’è anche Troy Josephs, la cui strada si è per certi versi incrociata con quella di Klasen, essendo arrivato a Lugano (sul finire della passata stagione) in provenienza dalla Lonza Arena: «Non abbiamo ovviamente mai giocato assieme, ma ne parlano ancora molto bene dalle parti di Visp. È un giocatore di ottime qualità, e lo sta ampiamente dimostrando in questa stagione con il Lugano». Che effetto ti fa vedere che alla transenna del Lugano ora ci sia quel Chris McSorley che ai... tuoi tempi aveva fatto anche masticare un po’ di amaro ai bianconeri con il suo Ginevra? «È curioso, curioso e anche un po’ strano... Come se dopo tanti anni di fondue abbia cambiato i suoi gusti culinari per dedicarsi alla pasta. Ma è sicuramente un buon punto di ripartenza per una società che ha deciso di cambiare il suo corso».

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE