Hockey

‘Più tempo resto sul ghiaccio, più sono contento’

Con una media di 21 minuti e 6 secondi a partita, Juuso Hietanen è il giocatore più impiegato da Liuca Cereda

Con la testa già la terzo capitolo della sfida con il Lugano (Keystone)
14 ottobre 2021
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Statistiche alla mano, Juuso Hietanen è il giocatore sin qui più utilizzato da Luca Cereda. Il 36enne difensore di Hämeenlinna, nelle dodici partite disputate dall’Ambrì Piotta, ha accumulato un totale di 253 minuti e 16 secondi di ghiaccio, per una media di ventun minuti e sei secondi a incontro. Più di mezzo minuto in più del secondo biancoblù di questa speciale classifica, Michael Fora (20’33“ per il capitano dei leventinesi, solo altro giocatore oltre la soglia dei venti minuti). Complessivamente, fra i giocatori di movimento dell’intero campionato, il finlandese occupa il ventesimo posto di una graduatoria comandata dal ‘ginevrino’ Tömmernes con 27’39”. Restando in casa Ambrì Piotta, Hietanen è però anche il giocatore di Cereda ad aver effettuato più tiri in porta della sua squadra (49 in totale). E in questo senso il numero dieci dei biancoblù sale di alcune posizioni nella graduatoria globale del massimo campionato: sesto posto assoluto – il primo è l’attaccante del Langnau Jesper Olofsson con 64 conclusioni – e secondo tra i difensori (solo il ‘solito’ Tömmernes ha scagliato più dischi di lui sul portiere avversario di turno: 51). «Francamente non sapevo di essere così in alto in queste classifiche, anche se non sono stupito più di tanto – sottolinea il finlandese –. Quando vieni impiegato tanto nelle situazioni di superiorità numerica e pure in quelle di inferiorità numerica, esercizi che in queste prime partite siamo stati più volte confrontati, è abbastanza normale che le cifre aumentino. Francamente sono contento di giocare parecchio: sono un tipo di giocatore che ama l’azione e dunque il fatto che sia il più presente in pista non può che farmi piacere. E, comunque, quando è il tuo turno di andare in pista non pensi a quanto ci resterai, ma cerchi di concentrarti a dare il meglio di te, foss’anche sull’unico disco che tocchi in quel cambio. In fase offensiva, il mio compito è quello di buttare il disco verso la porta, poi chissà, magari con un po’ di traffico davanti al portiere, qualcosa può succedere». Cinque finora le volte in cui il finlandese è andato a punti (una rete e quattro assist); e ogni volta che l’ha fatto, l’Ambrì ha chiuso vittoriosamente la partita.

Sulla ribalta del campionato svizzero, Juuso Hietanen ci è approdato dopo qualcosa come oltre mezzo migliaio (541) di gettoni di presenza in Khl, collezionati sull’arco di dieci stagioni: che differenza hai trovato tra le due realtà? «Beh, di differenze ce ne sono parecchie. Come i viaggi: in Khl capitava di restare lontani dalla propria città per diversi giorni, fin anche una settimana intera. E si volava parecchio; in Svizzera, invece, le trasferte sono decisamente più brevi e, salvo rare eccezioni, dopo la partita torni a casa. Anche nel tipo di gioco c’è qualche lieve differenza, anche se sostanzialmente l’hockey resta hockey». Ma non sono stati i viaggi a spingerlo a guardarsi in giro cercando un’altra sistemazione fuori dalla Khl: «È innegabile che le lunghe trasferte siano logoranti, ma non è quello (o non solo) che mi ha spinto a cambiare aria. Sostanzialmente sentivo che era arrivato il tempo per raccogliere una nuova sfida. Del resto a 36 anni sai che di tempo per provare qualcosa di nuovo non te ne resta ancora moltissimo».

Domani è già tempo del terzo derby: come sarà il terzo capitolo della serie? «Sarà un’altra partita tosta, sulla falsariga di come lo erano state le prime due contro il Lugano. Dopo le due sconfitte nelle sfide dirette, di cui la seconda nel nostro ultimo impegno, c’è voglia di riscatto: faremo di tutto per restituire lo sgarbo ai nostri avversari. Comunque sia, quando andremo in pista dovremo scordarci i precedenti, e pensare unicamente a quella partita. Il passato è passato, e non si può cambiare, né deve influenzarci; ciò che possiamo (e dobbiamo) fare è cercare di far tesoro di quelle esperienze per capire come e dove migliorare. Il fatto di poter giocare questo terzo derby davanti al nostro pubblico, poi, dovrebbe darci quel vantaggio in più per affrontare nel migliore dei modi la contesa». Ripensando alle precedenti sfide, del resto, il derby andato in scena sul ghiaccio amico è quello in cui siete andati più vicini al successo... «A livello di punteggio sì, visto che in quell’occasione eravamo stati battuti solo ai rigori, ma anche in quello di sabato scorso il punteggio è rimasto in bilico praticamente fino alla terza sirena. Ma, appunto, ciò che è stato è stato: ora guardiamo avanti e cerchiamo di farci trovare pronti sin dall’ingaggio di apertura di questo terzo atto tra Ambrì Piotta e Lugano». Qual è la chiave per affrontare una partita del genere: mettere più l’accento sulla difesa oppure cercare con maggiore insistenza la via del gol? «Entrambe le cose: se vuoi vincere partite così devi essere bravo in tutti i reparti. E, soprattutto, esserlo dal primo all’ultimo secondo. Per vincere devi giocare con costanza e intensità per tutti i sessanta minuti, cosa che, appunto, non eravamo riusciti a fare né nel primo né nel secondo derby. Poi, ovviamente, riesci a essere più disciplinato, concedendo meno penalità, non devi spendere inutili energie nel difenderti in boxplay...».

Dagli spogliatoi

Le tante incognite del capitolo stranieri

Sono parecchie le incognite che caratterizzano la vigilia del derby numero 3 della stagione in casa Ambrì. Mentre in pista si rivede Isacco Dotti, Peter Regin si è allenato a mezzo regime. «Il loro impiego nel derby lo decideremo solo domani mattina, in accordo con lo staff medico». In forse pure la presenza di Kozun, che oggi non si è allenato poiché malato. Confrontato con tanti punti interrogativi, il coach dei leventinesi si dice possibilista sull’eventualità di rivedere in pista con la maglia biancoblù (dopo due presenze con i Rockets) già domani Matt D’Agostini: «È un’opzione, sì, ma, appunto, valuteremo tutte le possibilità quando sapremo chi è arruolabile e chi no».

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