Hockey

Rockets in quarantena. 'Ma da venerdì lavoreremo normalmente'

A Biasca, tuttavia, la notizia della positività del giocatore al Coronavirus non è una sorpresa. Mike McNamara: 'Era logico, c'era da aspettarselo'

Il tecnico dei 'Razzi' Eric Landry (Ti-Press)
18 settembre 2020
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È uno stop che non ci voleva per i Ticino Rockets, che in dirittura d’arrivo della preparazione alla nuova stagione sono stati fermati dalla positività di un loro giocatore. Cosa che costringe quasi tutta la squadra a sottoporsi alla quarantena e al conseguente stop forzato di tutte le attività in attesa di novità. «Le direttive sono chiare: la squadra deve osservare il periodo di quarantena - racconta laconicamente l’assistant coach Mike McNamara -. Il provvedimento concerne tutti i giocatori che erano sul ghiaccio l’ultimo allenamento a cui aveva preso parte il giocatore risultato positivo al tampone. Ora come ora non sono molte le informazioni che ho; presumibilmente nei prossimi giorni alcuni altri giocatori, in particolare quelli che sono stati maggiormente a contatto con il compagno che ha contratto il virus, si sottoporranno al test. In ogni caso per tutti vale la regola che all’apparizione di qualsiasi sintomo è d’obbligo chiamare il medico».

'Graziati’ da questa quarantena sono i giovani assenti all’allenamento di martedì in quanto impegnati o con i partnerteam o perché alle prese con gli studi: «Questi giovani, un paio di giocatori del Davos e un altro paio del Lugano, potranno continuare a seguire la preparazione normalmente con i rispettivi club perché non si sono allenati con il loro compagno. Prima dell’allenamento di martedì la squadra aveva beneficiato di tre giorni di riposo: a mio avviso è verosimile che il giocatore in questione abbia contratto il virus durante questo mini-break».

Lo stop alle attività è arrivato nel bel mezzo dell’amichevole che i Rockets stavano giocando contro l’Evz Academy: «Quando ce lo hanno comunicato avevamo da poco oltrepassato la metà della partita, una partita che finalmente i miei ragazzi stavano anche affrontando con il giusto ritmo. Poi, appunto, è arrivato lo stop: è strano finire un match così, ma, al di là di tutto, quella di fermare l’incontro seduta stante era anche l’unica decisione che si potesse prendere. Non c’erano alternative».

Prima o poi doveva capitare

Mike McNamara la prende con filosofia: «In fondo c’era da aspettarselo. Era inevitabile che prima o poi si sarebbero verificati casi di positività all’interno di una squadra e che di conseguenza si prospettasse la quarantena per tutti. È capitato per primi a noi, ma poteva benissimo succedere a qualsiasi altra società. A volte non è sufficiente adottare tutti gli accorgimenti previsti dai vari protocolli per esserne immuni: il virus c’è e dobbiamo imparare a conviverci... La speranza è che si sia trattato di un solo caso isolato, e che nessuno degli altri lo abbia contratto. In ogni caso abbiamo sempre cercato di fare la massima attenzione, attenendoci scrupolosamente alle speciali disposizioni, a cominciare dal sottoscritto, dal momento che, considerata la mia età (71 anni, ndr), rientro nelle persone potenzialmente più a rischio. Oggi, nella sola mattinata, tanto per fare un esempio, mi sono lavato le mani quattro volte, e la mascherina la porto sempre con me, pronta all’uso quando mi trovo in situazioni in cui non è garantita la distanza minima con gli altri».

Sperare che quanto capitato ai Rockets sia solo un episodio isolato è comunque utopia. E lo sa bene anche il tecnico di origine canadese: «Dovremo convivere tutto il campionato con il Covid-19: posso immaginare che ci saranno altre squadre che durante la stagione dovranno fermarsi per una decina di giorni a causa di un contagio di qualche loro giocatore. Non è da escludere che non tutte le partite potranno essere giocate, chissà...». Uno scenario a cui Mike McNamara ha già pensato? «In una situazione di incertezza come questa, è normale che si nutrano dubbi e si pensi a un eventuale piano B». Piano B che potrebbe prevedere, qualora non tutte le formazioni avessero disputato lo stesso numero di partite, a stilare una classifica in base al coefficiente di punti a partita... «Sì, effettivamente potrebbe essere un’eventuale soluzione in caso non si riuscisse a completare il torneo regolarmente. Speriamo comunque di non dovervi fare ricorso».

Reuille: 'Aspettiamo dettagli dal medico cantonale'

«Siamo fermi: aspettiamo le comunicazioni nel dettaglio da parte del medico cantonale su cosa fare - conferma da parte sua il direttore sportivo dei Rockets Sébastien Reuille -. Le direttive parlano chiaro: la squadra deve essere posta in quarantena per i dieci giorni successivi all’esposizione al contagio del virus. Ciò che posso dire è che alcuni nostri giocatori sono già stati chiamati dall’ufficio del medico cantonale per sottoporsi a ulteriori controlli al fine di scongiurare ulteriori contagi. Ora come ora sono stati interpellati solo alcuni, ma è probabile che a loro se ne aggiungano altri nei prossimi giorni. In attesa che ci forniscano la lista esatta dei giocatori che dovranno effettivamente sottoporsi alla quarantena, per precauzione siamo tutti fermi: gli allenamenti sono sospesi. Ovviamente non è una notizia che ci rende molto felici, ma consola il fatto che i giorni di stop forzato saranno al massimo dieci, e dunque fino a giovedì prossimo (compreso). Poi, da venerdì, si potrà tornare a lavorare normalmente sul ghiaccio».

Il medico cantonale Giorgio Merlani, sulla decisione di fermare la partita amichevole con l'Academy precisa: «Non è una decisione emanata dal medico cantonale. Si tratta di una scelta privata che non è stata imposta dal sottoscritto».

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