Hockey

In Danimarca per dimenticare Pyeongchang

Per il selezionatore della Nazionale Patrick Fischer, "abbiamo pianificato male la marcia di avvicinamento al torneo olimpico'

Ti-Press
1 maggio 2018
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In Danimarca, Patrick Fischer punta al riscatto. Il tecnico 42enne vuole lasciarsi alle spalle una volta per tutte la scialba prestazione offerta dalla Nazionale ai Giochi di Pyeongchang. In attesa del debutto mondiale (sabato contro l'Austria) il selezionatore dei rossocrociati torna sulla prestazione offerta al torneo olimpico: «Abbiamo commesso errori nella pianificazione degli allenamenti prima di Giochi – evidenzia Fischer –. Abbiamo concesso riposo ai giocatori con l’obiettivo di ricaricare le batterie. Sfortunatamente, però, non siamo poi riusciti a riprendere il ritmo della competizione che a torneo già iniziato. Mantenere nelle gambe l’intensità del campionato sarebbe stata la miglior variante». Ciò significa che i giocatori hanno raggiunto la Nazionale già spossati? «No, non spossati. Ma molti di loro erano reduci da un intenso di lavoro, con 5 o 6 partite in 8-9 giorni. Ma questa non deve comunque essere una scusa: di principio, i giocatori sono in forma e ben preparati». Dunque? «Le condizioni ideali affinché si possa costruire una Nazionale vincente sono velocità, ritmo e tenacia. Elementi che ci sono mancati in Corea. Nelle prime tre partite, non siamo stati in grado di raggiungere il livello che avevamo mostrato in occasione dei Mondiali dell’anno scorso». ‘La Spengler era un appuntamento molto interessante, ma è costata parecchie energie’ Si sarebbero potute fare anche altre scelte in fatto di giocatori... «No. Ho fiducia in quelli che ho portato in Corea. Ciò che avremmo invece potuto cambiare, è la programmazione della stagione. Se tornassi indietro, lascerei con tutta probabilità liberi i principali giocatori in occasione della Coppa Spengler. I giocatori, d’abitudine, verso Natale beneficiano di una pausa. La Spengler era un appuntamento molto interessante, è vero, ma non c’è poi più stato modo di inserire un break per ricaricare le energie». Che lezioni trarne dunque per i Mondiali che sono ormai alle porte? «Un Mondiale è qualcosa di molto differente, la cui preparazione è molto più lunga e dettagliata. Beninteso, i reduci dalla finale raggiungono il resto del gruppo in ritardo, ma ancora in modalità competizione, e questo può essere un beneficio per tutti». Con quali ambizioni vi presenterete al via? «È chiaro che vogliamo fare meglio. E lo si è percepito chiaramente durante la marcia di avvicinamento. Abbiamo un conto in sospeso dopo le Olimpiadi di Pyeongchang».

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