Hockey

Da sogno a incubo

Contro il Canada, la Nazionale va a picco. Partita chiusa dopo nemmeno 26’: 1-5 il risultato finale

16 febbraio 2018
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Un incubo. L’esordio olimpico della Nazionale di Fischer contro il Canada è una sorta di calvario per i rossocrociati, dominati dall’avversario da cima a fondo. Incapaci di opporre una vera resistenza agli avversari, Ambühl e compagni se ne escono dal ghiaccio a capo chino e soprattutto con un severo 1-5 sulle spalle.

Non doveva andare così. Nelle aspettative di Fischer la partita doveva andare in modo ben diverso. Ma all’atto pratico i rossocrociati deludono le aspettative, srotolando ai canadesi una sorta di tappeto rosso. Dopo nemmeno 26’ di gioco la partita è praticamente già pronta per essere mandata agli archivi, con un parziale di 0-4. Al Canada basta in pratica piazzare un paio di accelerazioni per mettere in cassaforte il successo. Meritato per la selezione di Willie Desjardins, composta per intero da giocatori attivi sulla ribalta europea. La Svizzera, al suo cospetto, si scioglie come neve al sole in barba ai grandi proclami della vigilia. Per sperare di raddrizzare il torneo, sarà indispensabile trovare i correttivi a quelle lacune – e non sono poche – che il confronto inaugurale contro il Canada mette a nudo. Un po’ in tutti i reparti. A cominciare da un Leonardo Genoni che stavolta non è all’altezza del suo compito, e che al 25’52”, dopo la quarta rete subita, cede il posto a Jonas Hiller. Ma non è comunque (solo) a lui che si deve imputare la sconfitta. Sul banco degli imputati, in compagnia del portiere del Berna – che termina il match con una statistica di 66,66% di parate (8 su 12 tiri) – c’è la difesa intera, che lo lascia allo sbando. Come in occasione dello 0-3 di Bourque, che approfitta di una marcatura troppo larga di Du Bois per infilare il disco fra i gambali del portiere. Subito dopo è Wolski a farsi beffe della retroguardia avversaria con un gran numero per realizzare il primo dei suoi due gol. E quell’uno-due trovato in nemmeno un minuto di gioco taglia le gambe agli elvetici.

Perché il terzo tempo è unicamente una passerella, che serve prima a Moser per trovare il punto della bandiera (lo stesso che aveva segnato l’unico gol della Svizzera in occasione della partita d’esordio alle Olimpiadi di Sochi quattro anni fa, contro la Lettonia e vinto 1-0), e poi a Wolski per siglare la doppietta personale (così come Bourque) centrando la porta vuota da metà pista.

Nel finale, quando anche il Canada allenta un po’ la pressione, la Svizzera mostra comunque qualche segnale di miglioramento. Ed è da questo che deve ripartire per cercare di rimettere sui giusti binari il torneo. Steccata la prima, ora gli uomini di Fischer non hanno alternative al successo. A cominciare dalla prossima partita, contro la Corea del Sud, in agenda per domani alle 8.40.

Du Bois: ‘Non tutto è da buttare’

La delusione è palpabile sui volti dei giocatori della Nazionale. Una sconfitta di simile proporzione contro il Canada non era certo nei preventivi dei rossocrociati. «I primissimi cambi non sono stati così male – analizza Vincent Praplan –. Poi, dopo aver incassato il primo gol, ci siamo innervositi. Quel gol è arrivato troppo presto... Non siamo stati sufficientemente intelligenti nel gestire il puck. Difensivamente nei primi due tempi le cose non sono andate così bene. Negli ultimi 20’ le cose sono andate un po’ meglio, ma non è stato sufficiente per evitare la sconfitta». Sconfitta che l’attaccante del Kloten prende con filosofia: «In un torneo prima o poi si commette qualche errore. Questa partita dimostra che necessitiamo forse ancora di un po’ di tempo per prendere il ritmo giusto. Cose che correggeremo nel prossimo allenamento».

Per Félicien Du Bois, «non è tutto da buttare. Abbiamo mancato di intensità nei contrasti, ma a mio avviso non siamo stati dominati dall’avversario. Nella seconda parte del match abbiamo anche mostrato cose positive. Che il Canada sarebbe stato un osso duro non è certo una sorpresa. Nell’economia della partita, quello 0-3 arrivato quasi dal nulla ci ha un po’ tagliato le gambe. È anche possibile che ci sia stato troppo nervosismo dovuto al debutto olimpico, visto che parecchi di noi erano alla loro prima apparizione a questi livelli. Ora si tratta di farci trovare pronti per la prossima partita, contro un avversario (la Corea del Sud, ndr) che merita tutto il nostro rispetto. Ho visto un documentario sull’evoluzione dell’hockey in Corea e sono rimasto impressionato dal lavoro che hanno portato avanti. Sono buoni pattinatori...».

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