Hockey

Fedulov: 'Pettersson dovrebbe portare di peso il Lugano'. E sui playout prevede: nessuno relegato

Anno 1999, Fedulov gioca a Lugano dopo essere passato, nel 1993, da Ambrì e da Martigny
(Francesca Agosta)
5 marzo 2015
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Igor Fedulov per quasi 20 anni ha deliziato le nostre platee. Arrivò dalla Russia ad Ambrì dove fece subito faville, poi seguirono anni da autentico dominatore in lega cadetta con il Martigny e l’approdo a Lugano dove si laureò campione svizzero. In seguito finì a Ginevra. Tanti anni da protagonista, la promozione e una marea di punti prima di concludere il viaggio a Losanna e a Martigny. Quest'ultima società ha già ritirato la sua maglia qualche anno fa, il Ginevra ha recentemente fatto lo stesso. «Se esiste un altro giocatore che ha avuto il privilegio di vedersi ritirare la maglia da 2 società? Sinceramente non lo so». Una fragorosa risata del 48enne accompagna la risposta. «È un grande onore, un’immensa emozione, significa avere lasciato il segno. Quando sei in attività non pensi lontanamente a tale evenienza».

Purtroppo la macchina del tempo esiste solamente nei fumetti di "Walt Disney". Perché vedere Fedulov in azione durante la serie di playoff tra Ginevra e Lugano sarebbe stato sicuramente spettacolare. Dal canto suo, l’ex attaccante non è molto sorpreso dell’andamento della serie. «Lo sappiamo bene: la differenza tra le squadre è poca. Il Ginevra ha approfittato delle situazioni speciali. In fondo già l’anno scorso i romandi si erano imposti per 4 a 1. Ma tutto può capitare. Non voglio fare pronostici, è troppo difficile e di improvvisi ribaltamenti di fronte nell’hockey ne abbiamo già vissuti parecchi. Per chi tifo? La  mia squadra del cuore è ormai il Ginevra». Croce e delizia di questo Lugano è Pettersson. «È un giocatore fortissimo, lo ammiro molto. I numeri parlano a suo favore. Certo, ora però deve aumentare nuovamente il rendimento e cercare di portare la squadra di peso. Nelle prime due sfide non ha segnato. Nei momenti difficili, quando le contese sono tirate, lo svedese deve fare la differenza. Chiaramente non tocca solamente a lui, tutti i componenti della rosa devono caricarsi di responsabilità».

Servette-Lugano, uno scontro appassionante anche tra i due carismatici allenatori. «Patrick Fischer ha già fatto vedere di essere un allenatore che sa raccogliere buoni risultati. McSorley? Beh, lo conosciamo. Io sono stato a lungo ai suoi ordini. È sicuramente un coach molto rigido, ma gli elementi forti e tecnici li lascia giocare liberamente, non li soffoca con un sistema. Io ho sempre fatto il mio gioco anche con lui. Chris sa come preparare le sfide, impronta la stagione concentrandosi sui playoff. Ogni giocatore dà il massimo e conosce minuziosamente il compito da svolgere. Andatevi a riguardare gli ultimi 30 secondi di gara 2. Vedrete parecchi ginevrini che si buttano sul ghiaccio a bloccare i dischi , senza paura, con grande forza e spirito di agonismo. Pure queste cose fanno la differenza. Questa è l'impronta dell'allenatore».

La sorpresa di gara due è stata Descloux. «Conosco bene Gauthier, lo allenavo quando aveva 14 anni. Già lì si vedeva la sua classe, è un portiere che progredisce ottimamente e dispone di talento. Quest’anno ha giocato diverse partite a Martigny. Non sono sorpreso della sua prestazione, anche se non è indubbiamente facile disputare un match di playoff così difficile alla sua giovane età. Quindi tanto di cappello».

Fedulov attualmente lavora nel settore giovanile delle Aquile. Alle sue dipendenze, nei novizi, c’è il figlio Andrei: come il padre gioca in attacco, lavora molto e ama allenarsi». Rivedremo dunque un Fedulov in Lna? «È ancora troppo presto fare previsioni, io lo spero, mi farebbe piacere. Riguardo al sottoscritto, sogno di allenare ai massimi livelli. Attualmente però va bene così, adoro trasmettere la mia esperienza ai giovani».

Igor si sente ormai un miscuglio tra Russia, Ticino e Romandia. È sposato con una ticinese conosciuta ai tempi del suo approdo in Leventina. In quegli anni, quando la Khl non esisteva, si potevano pescare fortissimi discatori in Russia. C’è la speranza di poterne rivedere qualcuno in futuro? «Malgrado la crisi della moneta non credo. Perlomeno non in un futuro così immediato perché la Khl funziona ancora. Con questa crisi sono più che altro gli stranieri a volersene andare. I russi, nel peggiore dei casi, puntano alla NHL. Ma non è facile fare previsioni, magari tra qualche anno si riapriranno le porte al mercato russo, vedremo».

Il membro di 2 spedizioni russe ai Campionati del mondo gioca ancora a hockey nei veterani. «Mi diverto un sacco, certo che la forma non è più quella di cinque anni orsono». Oppure quella del 1993, quando arrivò ad Ambrì. Fedulov non è preoccupato per il futuro del suo primo datore di lavoro elvetico. «Ho fiducia, i biancoblù si salveranno, hanno disputato buone gare, Pelletier ha grande esperienza, è capace di preparare la squadra a puntino per queste situazioni delicate e lo si è visto nelle ultime due uscite. Inoltre dispongono di giocatori capaci di fare la differenza. Uno di questi è Inti Pestoni. Lo apprezzo un sacco. Davvero un peccato l’infortunio rimediato a inizio stagione». Non solo i leventinesi, anche gli altri club pericolanti secondo il nostro interlocutore riusciranno a restare a galla. «La differenza tra le due categorie è tanta. Quest’anno non vedo squadre di A veramente in crisi, tipo il Basilea quando fu relegato. Il Rapperswil si è ripreso bene e con Eldebrink può contare su di un coach esperto. Attenzione però, il Langnau ha tanta volontà e ha costruito una squadretta interessante. Tutto è dunque possibile, ma sarà molto difficile assistere a una promozione». 

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