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La Svizzera non ha (più) paura di svegliarsi

Grande protagonista dello storico successo sulla Francia, Mario Gavranovic rivive la magica notte di Bucarest e spiega l'esultanza dedicata alla figlia

29 giugno 2021
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La Svizzera non deve avere (più) paura. Quella che sembrava un incubo, la maledizione degli ottavi di finale in un grande torneo, è stata infine spezzata dopo 67 anni nella magica serata di Bucarest, dove Gavranovic e compagni in una partita folle hanno trascinato una nazione intera (e non solo) sulle montagne russe delle emozioni: dal vantaggio di Seferovic su fino alla rincorsa di Rodriguez per il rigore del possibile 2-0, prima di cadere vertiginosamente dopo l’errore dal dischetto del difensore e la cinica rimonta francese con la doppietta in due minuti di Benzema e la pennellata di Pogba; da capogiro la risalita iniziata con l’incornata di Seferovic e culminata con il colpo di classe dell’attaccante ticinese a un niente dal 90’, che hanno reso possibile la festa scatenatasi come non accadeva da tempo in tutta la Svizzera dopo che la manona di Sommer ha intercettato l’ultimo decisivo rigore di Mbappé. Sì, oggi la Svizzera ha potuto aprire gli occhi e constatare, senza più paura, che l’incubo si è trasformato in un sogno. E il bello è che non è ancora ora di svegliarsi.

«Mia figlia quando ha paura nasconde gli occhi in quel modo, a me fa sorridere e mi ero detto che avrei festeggiato così un eventuale gol», ci racconta Gavranovic riferendosi all’esultanza (con dedica alla figlia di due anni, Leonie) in occasione della rete del 3-3, che il 31enne nato a Lugano e cresciuto calcisticamente nel Team Ticino e nel club bianconero non esita a definire «al cento per cento il gol più importante della mia vita. Se poi sia anche uno dei più belli, sinceramente mi importa poco, per me conta segnare e farlo da con un tiro all’incrocio da trenta metri o da due passi a porta vuota mi dà la stessa soddisfazione. È difficile poi spiegare cosa ho provato in quel momento, sono state emozioni così forti e se inizialmente non ho realizzato cosa avevo fatto, in seguito ho capito quanto quella rete sia stata importante non solo per noi, perché riacciuffando la partita e poi vincendola, abbiamo scritto la storia del calcio svizzero. Tanto che ammetto di essere riuscito a dormire pochissimo stanotte, però a farmi compagnia ci sono stati i moltissimi messaggi ricevuti da famigliari e amici, nonché tutte le attestazioni di affetto e le scene di giubilo provenienti da tutto il Paese, che non hanno fatto che aumentare la fierezza e la felicità per lo storico traguardo raggiunto».

Siglare il vitale gol che ha mandato Svizzera e Francia ai supplementari non è però bastato al giocatore della Dinamo Zagabria, che si è proposto per tirare (e realizzare) il primo dei rigori decisivi, esercizio oltretutto che in passato aveva spesso condannato la Nati… «Non ci ho pensato, ho solo cercato di concentrarmi sul mio tiro, senza dimenticare che i rigori sono una lotteria e ci vuole anche un po’ di fortuna. Ho scelto io di tirarlo per primo, mi sentivo bene e mi sono proposto, così come hanno fatto altri miei compagni, con i quali ci siamo detti che sarebbe davvero stato un peccato non uscire vincitori da quella partita e che se eravamo arrivati a quel punto, era perché lo meritavamo, per cui siamo andati tutti molto decisi sul dischetto ed è andata bene».

Anche nell’ottavo di finale contro i transalpini il ticinese ha fatto la differenza entrando dalla panchina (al 73’ al posto di Shaqiri)... «Non è sempre facile riuscire a entrare in partita velocemente, ma non c’è altra scelta. Io cerco sempre di farmi trovare pronto, scaldandomi bene e poi muovendomi tanto per trovare il ritmo. Molto importante è essere pronti mentalmente, anche se bisogna dire che non è difficile trovare le motivazioni quando si ha la possibilità di entrare in campo in partite del genere e di realizzare gol così importanti. Speriamo di segnarne altri».

Già perché venerdì a San Pietroburgo “Gavra” e compagni – che sono volati in Russia già martedì sera – hanno un altro appuntamento con la storia, il quarto di finale contro quella Spagna battuta solo una volta (ma indimenticabile, ai Mondiali del 2010 in Sudafrica) in 22 scontri diretti e qualificatasi a sua volta battendo in maniera rocambolesca (5-3 dopo i supplementari) la Croazia… «Abbiamo potuto vedere in diretta solo il primo tempo, ma già stasera inizieremo a studiare la Spagna e domani a preparare la partita sul campo. Sulle loro qualità c’è poco da dire, sono fortissimi e hanno tanti giocatori giovani a cui piace giocare la palla, ma anche noi – a maggior ragione dopo aver battuto i campioni del mondo – siamo in fiducia e puntando sulle nostre armi proveremo a scrivere un’altra pagina di storia».

Pier Tami: ‘È questo il nostro scopo, regalare emozioni’

Seppur senza scendere in campo, un altro ticinese è protagonista di questa nazionale dei miracoli ed è il primo a non essere sorpreso della grande prestazione di Gavranovic… «Posto che tutta l’azione è stata bellissima, Mario ha fatto un gran gol e non è vero che sono tutti uguali, questo è stato speciale – afferma il direttore delle squadre nazionali elvetiche Pierluigi Tami –. Ha sempre segnato tanto ma dall’inizio della nostra preparazione a Bad Ragaz, in allenamento vede la porta in maniera incredibile, per cui quando ha fatto sedere il difensore avversario ero quasi certo che avrebbe centrato la porta».

Anche l’ex tecnico di Locarno, Lugano e Grasshopper sottolinea la portata di un’impresa che ha riavvicinato la nazione a una selezione aspramente criticata dopo il pesante ko con l’Italia… «La notte è stata breve ma il risveglio dolce grazie ai social e ai messaggi che ci hanno reso partecipi delle emozioni vissute in tutta la Svizzera dai nostri tifosi. In fondo il nostro scopo è questo, fare bene e regalare emozioni. Effettivamente dopo il match con l’Italia ci sono stati momenti delicati e tutti ci siamo posti delle domande, io stesso avevo detto che perdere così non era accettabile. La reazione è però stata fantastica e nelle sfide con la Turchia e soprattutto con la Francia abbiamo portato nuovamente in campo i nostri valori, come ad esempio la solidarietà e l’identificazione. A tal proposito dopo la vittoria dell’Italia sull’Austria si è parlato tanto del gruppo e del fatto che a decidere la partita sono stati giocatori entrati dalla panchina (Chiesa e Pessina, ndr), per cui ci tengo a far notare che è successo un po’ lo stesso a noi, chi è entrato ha portato impulsi positivi e anche per questo sono contento per tutto il gruppo, oltre che bellissimo è stato un successo significativo anche da questo punto di vista».

Un gruppo che può continuare a sognare? «Deve! Anche se in questo momento la priorità va data al recupero, sia fisico sia mentale. Dopo la vittoria con la Francia abbiamo festeggiato il giusto, tanto in campo ma poi in hotel ho già visto l’atteggiamento corretto per iniziare a preparare la prossima partita contro un avversario che stimola una nuova impresa. Come dire, siamo stati bravi, ma ora focus sulla Spagna».

Una “Roja” che i rossocrociati dovranno affrontare senza lo squalificato Xhaka... «La Spagna era e rimane fortissima e favorita, anche per la vittoria del torneo, ma in fondo anche la Francia lo era. Dobbiamo concentrarci su noi stessi e recuperare per farci trovare pronti. Senza il nostro capitano? Ci mancherà sicuramente, ma abbiamo delle alternative e chi giocherà dovrà fare come Mario, che prende i minuti che gli vengono concessi e li trasforma in qualcosa di importante. Inoltre ricordo che anche agli Europei U21 in Danimarca (nel 2011 con lo stesso Tami a guidare la Svizzera, ndr) Granit aveva dovuto saltare la semifinale per squalifica, ma ci eravamo ugualmente qualificati per l’ultimo atto».

Perso contro… la Spagna. Ma quella è una storia chiusa, ora ne stiamo scrivendo un’altra.

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