laR+ ‘Vacanze’ romane

Arrivederci Roma, e il profumo tuo

Assieme alla Nazionale lasciamo anche noi una Città Eterna che abbiamo potuto apprezzare sotto un'altra luce e che ci ha regalato incontri interessanti

19 giugno 2021
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Roma – Con la partenza della nazionale svizzera verso Baku, salutiamo anche noi Roma e lo facciamo con il sentimento di essere stati bene e di aver avuto in un certo senso il privilegio di vivere una Città Eterna alternativa. E questo a prescindere dagli Europei di calcio, al solito organizzati, nonostante tutte le complicazioni del caso legate alla pandemia, in maniera più che egregia, grazie anche (soprattutto) agli sforzi e ai sorrisi dei numerosissimi volontari che si mettono a disposizione in occasione di eventi del genere. Al netto della manifestazione dell’Uefa, abbiamo come detto conosciuto una Capitale giocoforza differente da quella che avevamo scoperto qualche anno prima da turisti. Una città ferita, provata dai mesi di difficoltà che tutti conosciamo ma non per questo meno accogliente, anzi, con una gran voglia di tornare ad aprirsi. La disponibilità, la simpatia, la schiettezza mista a giusto quel filo di irriverenza senza però mai diventare (troppo) volgari, la sincerità nel modo di essere, di vedere il mondo e di raccontarlo dei romani, sono stati quelli di sempre. Stavolta però Roma, presa e in parte distratta dal tentativo di rialzarsi e ripartire davvero, si è mostrata in una serenità quasi surreale per lei, ma che le ha donato quel briciolo più vivibilità in più che ha permesso anche a chi come noi veniva da fuori e da una realtà totalmente diversa, di sfiorarla un po’ più in profondità.

Così, assieme alle emozioni da pelle d’oca di un match iniziale tra Italia e Turchia dal dolcissimo sapore di liberazione e a quelle decisamente più amare per la prestazione della Svizzera, nonché all’ammirazione per le bellezze storiche capitoline che ogni volta sorprendono come fosse la prima, ci portiamo a casa i volti e le storie delle persone che abbiamo incontrato lungo il cammino: dai giovani rapper/youtuber/influencer sospesi tra sogni e realtà sul treno dell’andata, alla famiglia – compreso il cane Joe (Cocker di nome e di fatto) – che gestisce l’albergo in cui abbiamo alloggiato nel quartiere Marconi, zona della periferia sud che mai avremmo scelto se non fosse stata per la vicinanza con il campo di allenamento della Nati ma che proprio per questo ci ha regalato incontri inaspettati. Tra questi, quello con Yassir, ragazzo del Bangladesh che gestisce l’unico spaccio della zona, messo in ginocchio pure lui dalla pandemia ma con le stelle negli occhi per l’arrivo dal suo Paese, dopo oltre un anno di lontananza forzata, della moglie. O ancora Sergio il tassinaro, che con la sua pungente verità, in un’attraversata della città da nord a sud ci ha raccontato un po’ dell’eclettica Roma notturna, mentre quasi all’opposto abbiamo trovato la compostezza e l’ordine della Guardie svizzere pontificie, a loro modo altrettanto interessanti.

Abbiamo poi lasciato da parte il capitolo cibo, quasi troppo scontato, ma basti sapere che i 15 chilometri di media percorsi a piedi ogni giorno, non sono certamente bastati a compensare l’abbondanza (che dico, “straripanza”, nel vero senso della parola) dei piatti romani che ci siamo concessi cercando di non farci mancare nulla, dai vari tipi di pasta (carbonara, cacio e pepe, gricia, ...) all’abbacchio, dai carciofi alla Giudìa ai supplì, per finire con il Maritozzo. Sì, come quello che si ritroverà di fronte mia moglie. Ma questa è un’altra storia. Arrivederci Roma e il profumo tuo di vacanze romane.

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