EURO 2020

L'Inghilterra si inginocchia e l'Uefa approva

I giocatori di Sua maestà proseguono nella loro iniziativa. È l'unica deroga della Confederazione alle norme contro manifestazioni considerate politiche

11 giugno 2021
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Nigel Farrage, l’artefice della Berxit, lo ha definito un cavallo di Troia per la propagazione del comunismo, il premier Boris Johnson ha cercato di dare un colpo al cerchio e uno alla botte richiamando l’amore per la patria, ma anche la necessità di estirpare dal mondo (non solo quello calcistico) la piaga del razzismo. I nazionali inglesi, però, hanno semplicemente fatto spallucce e hanno deciso di continuare anche durante l’Europeo quel gesto tanto semplice che ha accompagnato tutta la stagione di Premier League. Così, domenica pomeriggio, quando la squadra di Southgate esordirà a Euro 2020 nella delicatissima sfida con la Croazia, prima del fischio d’inizio i giocatori in campo metteranno ginocchio a terra, come prima di loro hanno fatto in tanti, da Colin Kaepernick agli attivisti di Black Lives Matter. Un gesto semplice, una protesta appena accennata, ma che assumerà grande importanza, soprattutto per il palcoscenico sul quale avrà luogo. Che lo facciano gli attivisti impegnati a lottare contro il razzismo e organizzatisi dopo l’omicidio di George Floyd suona del tutto naturale: che lo facciano gli sportivi, un po’ meno, anche perché le conseguenze alle quali a suo tempo era andato incontro Keapernick dimostrano quanto pericoloso possa essere violare i sacri confini dello sport. Ma nel corso degli ultimi anni, quello del razzismo è diventato uno dei pochi temi extra calcistici che le massime autorità del pallone hanno provato a fare loro. E per questa ragione hanno deciso di non mettere il bastone tra le ruote ai giocatori inglesi e alla loro protesta. Al contrario di quanto hanno fatto con altre iniziative dal sapore più politico. Ultimo esempio in ordine di tempo, l’imposizione alla federazione di Kiev di cambiare le magliette di Euro 2020, in quanto riportavano un disegno dell’Ucraina che comprendeva pure la Crimea (unilateralmente annessa dalla Russia) e lo slogan “Onore agli eroi” ritenuto smaccatamente politico e anti-russo.

Anche la Svizzera nel suo passato ha dovuto subire la dura reprimenda delle autorità calcistiche per azioni di protesta che avevano suscitato parecchio scalpore. Sorvoliamo sugli aquilotti Xhaka e Shaqiri a Russia 2018 e andiamo a spasso nel tempo. Il 1. ottobre 2013 al St. Jakob di Basilea, attivisti di Greenpeace avevano inscenato una spettacolare iniziativa di protesta contro Gazprom, sponsor della Champions League, nel corso della sfida tra renani e Schalke (il club rossoblù se l’era cavata con 30’000 euro di multa).  La protesta più eclatante, quella che di fatto ha dato vita alle attuali disposizioni dell’Uefa in merito alle possibili implicazioni politiche all’interno di uno stadio, risale a 26 anni fa.  Era il 6 settembre 1995 e i rossocrociati erano impegnati allo stadio Ullevi di Göteborg contro la Svezia, partita cruciale verso Euro 96. Al momento degli inni nazionali, i giocatori svizzeri avevano srotolato uno striscione con la scritta “Stop it, Chirac”, in risposta alla ripresa degli esperimenti atomici nel Pacifico del Sud, voluta appunto dal presidente francese. Alain Sutter era riuscito a nascondere lo striscione al momento dell’ingresso in campo, per cui l’Uefa si era trovata di fronte al fatto compiuto, impossibilitata a reagire. Subito dopo la fine della partita, Giangiorgio Spiess, allora direttore delle squadre nazionali, aveva stigmatizzato l’iniziativa: “È stata una decisione della squadra e noi, per quanto ci riguarda, ci siamo immediatamente scusati con la federazione svedese e con l’Uefa. È una situazione che andrà analizzata a mente fredda”, aveva affermato il dirigente ticinese. Alla fine, l’Asf se l'era cavata a buon mercato, con una reprimenda, ma senza sanzioni. Non così per Alain Sutter, considerato l’istigatore della protesta. Nemmeno un anno dopo i fatti di Göteborg, era stato escluso dalla selezione per gli Europei in Inghilterra.

Questa sera, invece, la Nazionale inglese potrà inginocchiarsi senza timore di incombere in qualche sgradita sanzione. Il tema della lotta al razzismo, l'Uefa lo ha sposato in pieno. Non così, purtroppo, molti tifosi, i quali già in passato si erano lasciati andare a manifestazioni poco piacevoli, fischiando il gesto dei giocatori britannici (l'ultimo caso nell'amichevole con la Romania). Cosa che, si spera, non debba accadere anche domani pomeriggio nella sfida al vertice del gruppo D contro la Croazia.

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