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L’arresto cardiaco, poi il coma: Perrier dice basta

Il trentaduenne ex calciatore di Lugano, Chiasso e Acb appende le scarpe al chiodo. ‘La paura ha avuto un ruolo, ma l’ho fatto per la mia famiglia‘

Attimi di paura in quel giorno di maggio. ‘Ma di quei momenti io non ho alcun ricordo’
( Ti-Press/Golay)
16 dicembre 2021
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Essere costretti a dire “basta” quando si avrebbe ancora tanto da dare. Chiudere con un passato che ha rappresentato una parte importante della propria vita e aprire un nuovo capitolo. Il ritiro dalle competizioni è sempre un momento denso di emozioni per un atleta, soprattutto quando questa scelta non è dettata dalla propria volontà, ma da fattori esterni. È il caso del ‘Kun’, l’argentino Sergio Agüero, che ieri ha annunciato il suo addio al calcio giocato a causa di un problema cardiaco.

La stessa sorte, venendo alle nostre latitudini, è toccata al trentaduenne Michael Perrier, ex giocatore, tra le altre, di Lugano, Chiasso e Bellinzona. «Dispiace tanto per Agüero. In carriera ha però raggiunto risultati di altissimo livello, conquistando molti trofei. Prima o poi, si arriva comunque a un momento in cui si deve smettere», spiega il vallesano, che martedì ha annunciato la sua decisione di ritirarsi dall’attività agonistica. «È stata una scelta difficile da prendere, ho dovuto rifletterci a lungo. Alla fine, la paura ha avuto un ruolo decisivo». La stessa paura che ha attanagliato i suoi compagni dello Stade-Losanna Ouchy quando, il 18 maggio scorso, Perrier è stato colto da un malore. «Avevamo deciso di fare un’uscita di squadra, così siamo andati a fare del karting: a un certo punto, mentre stavo guidando, ho perso conoscenza a causa di un arresto cardiaco e sono andato a sbattere contro le protezioni». Ricoverato in ospedale, Michael è rimasto tre giorni in coma prima di tornare cosciente, tuttavia «non ho nessun ricordo né dell’incidente né delle due settimane successive al mio risveglio». Il 4 giugno, ecco l’operazione: l’impianto di un defibrillatore. L’8 dello stesso mese, Perrier è stato dimesso e ha iniziato a programmare il lavoro in vista di un possibile ritorno in campo. «Tre mesi e mezzo dopo il malore ho ricominciato a praticare sport, due giorni a settimana. Inizialmente si trattava di attività leggere, mai ad alta intensità, un po’ di corsetta e di tecnica con il pallone. Poi sono entrato più nel gioco, ho disputato alcune partitelle, qualche intervallo, per vedere come reagiva il mio corpo. Inizialmente andava bene, mi sentivo solo un po’ più stanco del normale». Le speranze di Perrier di rientrare erano concrete, ma si sono dovute scontrare con il parere dei medici. «Il 26 novembre ho avuto la prima consultazione con il cardiologo da cui sono stato preso in carica e mi ha detto che, a causa del defibrillatore impiantato nel petto, non era possibile avere delle immagini nitide della mia cicatrice e valutarne lo stato. Ho quindi richiesto un secondo parere a uno specialista di medicina alternativa il quale, grazie a una tecnica di ‘scan’, ha potuto intravedere questa leggera infiammazione: io speravo fosse sparita, e che il problema fosse dipeso dalla vaccinazione contro il Covid fatta pochi giorni prima dell’incidente, invece non era così. Venuto a conoscenza di questo aspetto, mi sono reso conto che stavo davvero correndo un rischio e ho scelto di rinunciare, dando la precedenza alla mia famiglia e alla salute». Decisivo, in questo senso, anche il ruolo della moglie. «Mi ha accompagnato ai due consulti e, sentiti i pareri negativi degli esperti, ha sostenuto vivamente la mia decisione».

Quei frammenti di vita perduti

L’aver perso alcuni momenti si è rivelato un vantaggio per Perrier. «Dal punto di vista psicologico sono stato protetto, perché non ricordo assolutamente nulla. Chi ha sofferto è stata la mia famiglia ma io quel dolore non l’ho vissuto così intensamente, perché al momento del mio risveglio erano tutti talmente felici e contenti di vedermi in vita, che io non ho visto il loro dolore e la loro sofferenza. Posso però immaginare l’angoscia provata durante i giorni dell’incidente e del coma, in particolare da mia moglie, che allora era incinta di sei mesi».

Adesso però tutta quell’angoscia può essere lasciata alle spalle e l’ex calciatore può guardare al futuro con fiducia. «Sto per concludere la formazione di fisioterapista all’HES-SO Valais/Wallis di Leukerbad. Ho già difeso la tesi di bachelor, mi mancano soltanto tre mesi di stage e avrò finito. Sarò sempre grato a mia madre, che ha sovente insistito perché continuassi a studiare anche durante il periodo in cui giocavo. Mi piacerebbe poter continuare a lavorare nel mondo del calcio, magari mettendo la mia esperienza a disposizione dei giovani, per aiutarli nel loro percorso di crescita». Perché il pallone, tolti gli ultimi folli mesi, ha regalato emozioni straordinarie a Perrier. «Ho avuto la fortuna di vivere tanti momenti speciali, dagli anni al Chiasso con mister Raimondo Ponte, fondamentali per la mia carriera, alla conquista della Coppa Svizzera con il Sion nel 2015. Sono ricordi bellissimi». E quelli sì, niente e nessuno glieli porterà mai via.

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