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Al Letzigrund il Lugano non ha tenuto Botta

Contro lo Zurigo ai bianconeri privi del loro numero 10 sono mancate le idee e forse anche un po’ di coraggio. A Croci-Torti di trovare soluzioni...

17 ottobre 2021
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Tabù Zurigo e spauracchio Antonio Marchesano? Tutto vero, per il povero Lugano. Costretto al Letzigrund nello scontro d’alta classifica della decima giornata di Super League a inchinarsi 1-0 alla nuova provvisoria (per una notte) capolista e a incassare così il quinto ko consecutivo (senza oltretutto mai segnare) contro i tigurini, che Sabbatini e compagni non battono dal 22 luglio 2020 (1-0 a Cornaredo). Poi un pareggio e appunto cinque sconfitte in “bianco”, l’ultima delle quali firmata sabato sera dalla bestia nera dei sottocenerini, quel numero 10 venuto proprio dal Ticino che nelle precedenti cinque occasioni in cui si era ritrovato sulla sua strada il Lugano, era andato a segno in altrettante occasioni. Stavolta niente gol, ma il 30enne bellinzonese autore già di sei reti e tre assist in questo campionato e che gli ospiti sono riusciti a limitare solo in parte, è comunque risultato decisivo inventandosi il passaggio che ha permesso all’ex bianconero Assan Ceesay di siglare l’unico gol del confronto, il decimo per lui in questa stagione tra campionato (8) e Coppa Svizzera (2). Decidendo così una partita sulla quale oltre allo stesso attaccante gambiano e a Marchesano, ha pesato fortemente un altro giocatore, assente però sul manto erboso dell’impianto zurighese.

Uno zero che parla da solo

Già perché stavolta più che mai è apparso chiaro come la squadra di Mattia Croci-Torti, proprio non possa fare a meno del “suo” Marchesano, quel Mattia Bottani sabato sera non presente in quanto infortunato (al pari di Maric e Baumann) ma decisivo in più occasioni in stagione, se non a suon di gol (2 fin qui in campionato, a cui si aggiunge la tripletta nel primo turno di Coppa) perlomeno a livello di impulsi, di movimenti, di pericolosità, di fantasia e chi più ne ha più ne metta. Senza di lui a girare attorno al perno Celar, a dialogare con gli esterni alti Abubakar e Lavanchy, a creare spazi per gli inserimenti dei vari Lovric e Sabbatini, a tenere occupati più difensori avversari (senza dimenticare le palle ferme), la squadra bianconera perde un buon cinquanta per cento del suo potenziale offensivo e lo zero alla casella tiri in porta con cui i ticinesi hanno tristemente concluso il match del “Letzi”, ne è la prova più eloquente.

Abubakar ci ha provato a inizio ripresa con un paio di spunti interessanti e con un assist per la botta da fuori di Sabbatini che non è andata lontana dall’incrocio della porta difesa da Brecher, ma in sostanza quest’ultimo non ha dovuto effettuare una sola parata in tutta la partita. Il suo dirimpettaio, Osigwe, oltre a qualche intervento di normale amministrazione ha invece dovuto compiere due mezzi miracoli sulla punizione sempre di Marchesano al 36’ e sul destro basso del neoentrato Coric attorno al 70’, ma nulla ha potuto quando al 77’ Ceesay ha eluso la marcatura (per la verità tutto fuorché attenta) di Hajrizi e Daprelà, raccolto il lancio da metà campo del suo numero dieci e incrociato con precisione di sinistro, trovando il gol-partita che in fondo ha premiato la squadra migliore.

Scelte non incisive e poca intraprendenza

E forse anche quella più coraggiosa. L’impressione è infatti che a prescindere dalla pesante assenza del “Botta”, il Lugano a inizio di entrambe le frazioni abbia provato a prendere in mano la situazione e a sviluppare trame offensive, ma troppo timidamente, rinunciandovi non appena lo Zurigo rispondeva e guadagnava a sua volta qualche metro. In questo senso anche le scelte di Croci-Torti – difesa a quattro, Amoura in panchina, con quest’ultimo che va detto stavolta non è riuscito a incidere una volta entrato in campo al 64’ – non hanno forse dato quegli impulsi offensivi che lo stesso tecnico si aspettava, avendoci anche lavorato durante la pausa dedicata alle nazionali. Pena, il primo dispiacere da quando il 39enne momò – il quale a fine gara non ha cercato scuse parlando di «gol da non prendere in una situazione che conoscevamo» e di «troppi errori in fase di impostazione» – siede sulla panchina luganese.

Che ci può anche stare, dopo cinque risultati utili (Coppa compresa) e considerando che la sua squadra, oltretutto con una partita da recuperare, occupa pur sempre il quarto posto alla stessa distanza (otto punti) tanto dalla vetta riconquistata dal Basilea con la vittoria in extremis a Sion, quanto sull’ultima piazza occupata dal Lucerna. Ma la voglia del neoallenatore di lasciare la propria impronta sulla squadra anche in fase offensiva dovrà concretizzarsi al più presto, perché se contro Basilea (domenica) e Young Boys (mercoledì 27 in Coppa) a servire saranno forse più la solidità e il carattere, nei match successivi ci vorrà decisamente più coraggio di quello dimostrato al Letzigrund indossando la terza maglia (color blu-violetto-rosa) e soprattutto più idee e intraprendenza. Con o senza Bottani.

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