Calcio

Fabian Schär e un ritorno che fa ‘rumore’

Il 29enne baluardo della difesa della Svizzera è reduce da una stagione travagliata con il Newcastle ma grazie a un recupero sprint è pronto per l'Euro

1 giugno 2021
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I segnali positivi emersi dall’amichevole disputata domenica a San Gallo contro gli Stati Uniti non si sono certo sprecati per la Svizzera di Vladimir Petkovic, vittoriosa sì 2-1 ma ben lontana da un livello di prestazione – tecnica e mentale – accettabile, perlomeno se si vorrà avere una chance di lasciare il segno all’Europeo al via tra dieci giorni. Tra le poche indicazioni positive oltre al risultato, ve n’è però una decisamente di peso, visto che riguarda un giocatore che al netto delle amnesie difensive a cui ci ha ormai abituato, rimane fondamentale per gli equilibri della selezione elvetica, tanto per il suo carisma quanto per le qualità fisiche e tecniche, in fase di copertura così come in quella di impostazione, con oltretutto un vizietto del gol (già 8 in 58 presenze in rossocrociato) che per un difensore rappresenta indubbiamente un valore aggiunto. Stiamo parlando di Fabian Schär, la cui presenza alla rassegna continentale era stata messa in dubbio dall’infortunio a un ginocchio rimediato a inizio febbraio con la maglia del suo Newcastle ma autore poi di un recupero se non miracoloso, decisamente più rapido del previsto e certificato dai 90 minuti disputati al Kybunpark, dopo che già con il suo club aveva disputato il finale di partita.

«Effettivamente subito dopo l’infortunio non sapevo se ce l’avrei fatta, mi chiedevo se e in che forma sarei riuscito a raggiungere la squadra nel ritiro di Bad Ragaz – spiega il 29enne, che si appresta a vivere il suo quarto grande torneo con la Nati dopo i Mondiali del 2014 e 2018 ed Euro 2016 –. Ora però sono qui e mi sento bene, sia fisicamente sia nella testa. In ogni caso non parlerei di miracolo, piuttosto è il risultato di un duro lavoro su me stesso, come forse non avevo mai fatto nella mia carriera. Certo, in passato avevo già subito infortuni e sapevo di cosa avevo bisogno per recuperare, ma stavolta era comunque un po’ diverso visto che in gioco c’era la partecipazione a un Europeo quale obiettivo. Questo mi ha dato un’ulteriore spinta e mi ha permesso di tornare in campo, sorprendendo pure me, dopo appena dieci settimane».

Un ritorno alle competizioni quello del 2 giugno contro l’Arsenal durato però solo 18 minuti, ossia il tempo di farsi espellere dopo essere stato gettato nella mischia dal suo allenatore Steve Bruce per un intervento troppo irruento su un avversario… «È stata un’azione un po’ stupida da parte mia, lo ammetto, ma non penso che meritava tre giornate di squalifica (automatiche in caso di rosso diretto, ndr). Non è stato facile da accettare, ma perlomeno ho avuto a disposizione altre tre settimane per lavorare ulteriormente sul mio stato di forma. E alla fine con il gol e la vittoria arrivati nell’ultima partita di campionato (ancora una volta da subentrante, il sangallese ha realizzato il definitivo 2-0 sul Fulham che ha permesso ai Magpies di terminare la Premier League al 12o posto, ndr), la stagione si è chiusa in maniera piuttosto positiva».

Due operazioni e pure il Covid-19

Una nota lieta che ha reso un po’ più melodiosa un’annata altrimenti decisamente poco fortunata per l’ex giocatore di Wil, Basilea, Hoffenheim e Deportivo la Coruna, sceso in campo nel massimo campionato inglese solo 18 volte, anche se quasi sempre quando non infortunato… «Effettivamente questi ultimi mesi sono stati piuttosto travagliati per quel che concerne la salute. Un problema a una spalla mi ha costretto a operarmi prima dell’inizio della stagione facendomi accumulare ritardo nella preparazione rispetto ai compagni. In seguito ho contratto il coronavirus e ho dovuto nuovamente fermarmi per un po’. Infine c’è stato l’infortunio ai legamenti del ginocchio. Di positivo c’è che ho sempre avuto la fiducia del mio allenatore, quando stavo bene ho disputato buone partite e ora come detto sono pronto, non vedo l’ora che l’Europeo inizi».

Il sangallese non sembra quindi essere troppo preoccupato dalla mancanza di ritmo di gioco, situazione che aveva già vissuto all’Hoffenheim prima della rassegna continentale del 2016 in Francia, dove era poi risultato uno dei migliori rossocrociati… «In effetti non sono preoccupato, perché conosco il mio corpo e le mie capacità. In ogni caso non farei un parallelismo con il 2016, perché come detto quest’anno ho avuto molta sfortuna a livello di salute, mentre all’Hoffenheim era stato un anno altrettanto difficile, ma per motivi differenti. Si trattava infatti della mia prima stagione all’estero (dopo aver lasciato il Basilea, ndr) e avevo giocato poco più della metà delle partite perché l’allenatore preferiva tenermi in panchina».

Un leader in un gruppo eterogeneo

Il Fabian Schär che, seppur da protagonista, aveva dovuto abbandonare amaramente Euro 2016 con la sconfitta ai rigori contro la Polonia negli ottavi di finale, è ormai diventato uno dei leader, anche per esperienza, della Nati… «Abbiamo un buon mix, composto da giocatori più sperimentati che hanno già preso parte a diverse fase finali e altri più giovani e affamati. Da parte mia – ma vale anche per gli altre quattro o cinque elementi con più esperienza – provo a guidare i più giovani lungo il cammino che ci sta portando alla fase decisiva. Poi certo, chi è alle prime armi è giusto che si faccia le sue esperienze, ma quando ci sono questioni che toccano le dinamiche di gruppo, siamo noi a occuparcene, sempre in stretto contatto con lo staff tecnico. Sul terreno poi ci sono forse tre o quattro elementi un po’ più “rumorosi” degli altri e io sono indubbiamente tra questi».

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