Calcio

Daniel Pavlovic, il Chiasso e le sue ‘finali’

Il 33enne terzino sinistro dopo aver girato Svizzera, Germania e Italia sta mettendo la sua esperienza a disposizione del club momò a caccia della salvezza

Da gennaio a Chiasso
6 maggio 2021
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Alcuni giorni di quiete a Coccaglio, per preparare una sfida con il Winterthur che viene definita una finale. Un termine usato spesso nel calcio: parlando del Chiasso, si potrebbe far notare che le vere finali saranno le ultime due di campionato, contro i diretti avversari per la salvezza in Challenge League Sciaffusa e Xamax, ma è anche vero se non arrivassero dei buoni risultati prima, a quelle finali si potrebbe anche arrivare con poco da dire.

«Certamente le ultime due partite saranno delle finalissime, però è ancora presto per pensarci – concorda Daniel Pavlovic, esperto difensore (33 anni) che lo scorso gennaio ha raggiunto il Riva IV dopo un lungo girovagare che lo ha portato ad esempio a vestire le maglie, elencate per numero di presenze, di Grasshopper, Sciaffusa, Frosinone, Kaiserslautern, Sampdoria, Crotone e pure Lugano (4 apparizioni nella scorsa Super League) –. Dobbiamo concentrarci sulla sfida di venerdì contro il Winterthur (che tra l’altro ha il peggior ruolino di marcia del 2021, ndr). Per essere ancora lì a giocarcela dobbiamo vincere, è molto importante anche per il morale».

Una semifinale, chiamiamola così. Contro il Thun è arrivata una frenata (2-0), dopo un buon periodo. «Sapevamo che non sarebbe stato facile, loro hanno disputato una buona partita e noi purtroppo un po’ meno. Siamo andati là per vincere ma non è andata bene».

Due donne nella quaterna arbitrale: «Un bel segnale ma in campo cambia poco, l'arbitro rimane il capo‘

Un dettaglio curioso della sfida di venerdì con gli zurighesi: ci saranno due donne nella quaterna arbitrale, l'arbitro Esther Staubli e la guardalinee Susanne Kueng (assieme a Remy Zraggen, il quarto uomo sarà Esteban Risi). Un segnale sicuramente di apertura del mondo del calcio verso le donne, non sempre scontato, che la società rossoblù ha salutato con favore... «Trovo sia qualcosa di positivo. Non mi è successo molto spesso di essere stato arbitrato da donne, con la signora Staubli abbiamo pareggiato con il Thun e ricordo che è stata molto brava, mostrando personalità. Per noi che sia un uomo o una donna cambia poco, in campo è il capo e cerchiamo di avere un dialogo positivo, perché sappiamo che anche il loro non è un compito facile, poi ovviamente succede di non essere d’accordo con qualche decisione. Ma avere due donne nella quaterna è un bel segnale».

Il difensore elvetico di origine bosniaca, svincolatosi dai bianconeri ad agosto, definisce la sua stagione «strana, è iniziata di fatto a febbraio, quando sono arrivato a Chiasso. Cosa è successo prima? Non lo so, ci sono periodi nel calcio dove non arrivano occasioni che piacciono. È quel che è capitato a me e ho preferito aspettare piuttosto che dire sì a qualcosa che non mi convinceva, certo non si sa per quanto tempo bisogna attendere e non è facile. Basilare è continuare ad allenarsi e rimanere sul pezzo anche in momenti del genere».

Mister Baldo Raineri, che come tutti gli allenatori parla poco dei singoli e più del gruppo, spende spesso parole importanti per Pavlovic e qualche settimana fa ha definito uno scandalo il fatto che non giochi in categorie superiori. Complimenti che fanno piacere al diretto interessato... «Cerco di fare del mio meglio per aiutare la squadra a raggiungere il nostro risultato che è la salvezza. Provo anche a dare consigli ai miei compagni, soprattutto su situazioni che magari ho già vissuto da giovane oppure se vedo qualcosa che secondo me potrebbe essere fatto in un altro modo».

‘Bello lottare per vincere con il Gc, ma la Serie A è un altro mondo’

Ad alti livelli, in effetti, il terzino sinistro ha giocato... «Qual è stato il periodo più importante della mia carriera? Sicuramente vincere la Coppa Svizzera e lottare per i primi posti in campionato col Grasshopper è stato fondamentale e molto stimolante, però se penso a quando giocavo in Italia con la Sampdoria, posso dire che la Serie A è un altro mondo, per gli stadi in cui scendi in campo, per gli avversari che sfidi, per le tifoserie. Se mi chiedi cosa fa la differenza, non si può nascondere come le risorse economiche siano importanti. In Svizzera si sta facendo un ottimo lavoro, infatti ogni anno tanti giocatori vanno a disputare i campionati più importanti d’Europa, però è difficile competere con chi ha cinque volte il tuo budget e può acquistare i calciatori che vuole. I soldi permettono di garantirti la qualità, non possono essere sottovalutati. Se non ci sono, si lavora con quanto si ha a disposizione. La Svizzera sta in ogni caso facendo, ripeto, qualcosa di valido, anche in Nazionale arrivano sempre elementi promettenti. L’Italia, che è anche una nazione più grande, calcisticamente è sempre stata superiore».

A proposito di nazionale, Pavlovic dopo aver rappresentato la Svizzera nelle selezioni giovanili, ha scelto la Bosnia, con cui ha accumulato due presenze nel 2017, una in amichevole e una nelle qualificazioni mondiali... «Non credo proprio che questa decisione abbia influito sulla mia carriera – risponde quando gli chiediamo se magari qualcuno nel nostro paese può non averla presa bene –. Non mi sono mai arrivate chiamate dalla nazionale maggiore svizzera quando giocavo qui, poi mentre ero alla Sampdoria mi è giunta quella della Bosnia. Non ho esitato a dire sì, sono stato molto orgoglioso».

Un discorso che però appartiene al passato («per essere chiamati in ogni selezione nazionale bisogna giocare ad alti livelli, se sei qui in Svizzera non è facile essere convocato»), ora nel presente di Pavlovic ci sono il Chiasso e le sue "finali".

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