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Salvatore Guarino, una vita sulla fascia

Il 31enne di Sorengo ripercorre la sua carriera calcistica tra sfide, successi e difficoltà, dagli esordi a Lugano fino all'attuale avventura con l'Acb

24 ottobre 2020
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Lugano, Mendrisio, Rapperswil, Chiasso, Brühl e infine Bellinzona. Una carriera decisamente movimentata quella di Salvatore Guarino, di professione ala sinistra. I molti trasferimenti, alcuni a titolo definitivo e altri in prestito, gli hanno permesso di confrontarsi con realtà differenti e di vivere esperienze diverse tra Challenge e Promotion League. Una lunga storia, iniziata oltre un decennio fa nel settore giovanile luganese.

«Ho fatto tutta la trafila fino all’under 21 e nella stagione 2009/2010 ho esordito in prima squadra – racconta il 31enne, che nei due anni successivi è rimasto aggregato ai "grandi", disputando però la maggior parte delle partite con la selezione giovanile –. Ricordo bene l’emozione di quel giorno. Si trattava per me del raggiungimento di un traguardo sognato per anni. L’obiettivo principale di chiunque si approcci a questo sport».

A luglio 2011 il passaggio al Mendrisio, compagine nella quale Salvatore milita per un anno e mezzo prima di trasferirsi al Rapperswil. «Sono state due esperienze davvero belle. A Mendrisio conoscevo già tutti i compagni e mi sono trovato a far parte di un gruppo veramente di alto livello, composto da giocatori stranieri importanti e da ex calciatori di Super League. Sono cresciuto molto durante quel periodo». Per quanto riguarda invece la decisione di tentare l’avventura in Svizzera interna, «volevo staccare un po’ e trascorrere del tempo lontano dal Ticino. Avevo bisogno di riflettere e di capire quali decisioni prendere in merito alla mia carriera. Inoltre, ho avuto modo di imparare il tedesco».

Ma ecco che nell’estate del 2014 arriva proprio la chiamata più attesa e desiderata: quella del Lugano. «Tornare a vestire la casacca bianconera era uno dei miei obiettivi e quindi sono stato ben contento di accettare la loro offerta». L’ambiente in riva al Ceresio è carico di speranze e aspettative. L’agognata promozione, inseguita e sfiorata ma mai raggiunta nelle annate precedenti, rappresenta il sogno di tutti. La pressione è forte, ma la squadra di Livio Bordoli non sbaglia e centra il risultato. Guarino, uno dei protagonisti della cavalcata vincente, sigla con una pregevole conclusione a giro la rete che apre le marcature nella vittoriosa trasferta di Bienne, partita che sancisce il ritorno dei ticinesi nella massima serie dopo 13 anni di assenza. «È stato probabilmente il momento più importante e più intenso della mia carriera – annota il ragazzo di Sorengo –. Una gioia irrefrenabile per me, i miei compagni, tutto lo staff e i molti tifosi al nostro seguito».

Le nuove esperienze, gli infortuni e l’arrivo a Bellinzona

La storia tra il numero sette e i bianconeri si interrompe però proprio in quell’estate, nel momento più bello. Salvatore, superata la delusione, sceglie di ricominciare dal Chiasso, ma una serie di infortuni lo obbligano a stare fermo otto mesi, impedendogli di esprimersi ai suoi livelli. Il giocatore opta quindi nuovamente per la Svizzera interna e trascorre sei mesi in prestito al Brühl, dove trova «una società e un gruppo davvero eccezionali. Purtroppo, qualche ulteriore problema fisico non mi ha permesso di fare del mio meglio. Avrei voluto dare ancora di più».

Terminato il periodo in biancoverde, Guarino riflette a tutto tondo sulla sua vita e decide di tornare in Ticino e di accettare l’offerta del Bellinzona. «Ho scelto di sposare la causa granata sia per il progetto, che mi è parso da subito ambizioso, sia per motivi personali. Ho capito che era giunto il momento di cambiare e di cercare un lavoro al di fuori dell’ambito sportivo, pur continuando a praticare questo gioco. Sono convinto, a distanza di tre anni, di aver preso la decisione giusta. Ho fatto il calciatore, ho vissuto di calcio fino a 28 anni. Posso ritenermi soddisfatto».

La grinta e la determinazione, anche in questa nuova sfida, sono le stesse di sempre. «Allenarsi alla sera, dopo il lavoro, per quattro giorni a settimana, non è semplice – afferma Guarino –. Se lo facciamo è perché crediamo in noi stessi, nel nostro grande gruppo, e abbiamo ancora voglia di raggiungere dei risultati».

L’esterno ticinese, dopo un avvio di stagione difficile che lo ha visto costretto a rimanere lontano dal campo a causa di un problema alla mano, è ora pronto ad aiutare i suoi compagni. «Sono già stato sottoposto a un intervento chirurgico, e avrei dovuto subire una seconda operazione adesso, in ottobre. Ho deciso però di posticiparla. Dovrò convivere con il dolore, ma potrò dare il mio contributo alla squadra».

Per fare uscire l’Acb da questo momento negativo (solo 8 punti raccolti nei primi 9 impegni di Promotion League), servirà un grande sforzo collettivo. «Nel calcio spesso è sufficiente un episodio per dare una svolta. Dobbiamo solamente trovare quella singola scintilla che ci consenta di innescare una reazione».

In questo senso, l’arrivo all’ombra dei Castelli di Davide Morandi «rappresenta un fattore positivo per noi. Il mister è un uomo di calcio, molto preparato a livello tecnico tattico», conclude Guarino, una vita sulla fascia.

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