Calcio

A Cornaredo si respira calcio ma si suda preoccupazione

Dopo 75 giorni di stop forzato l'Fc Lugano è tornato ad allenarsi in vista di una possibile ma non benvenuta ripartenza del campionato. Assenti in 6, 2 in quarantena.

L'allenamento di ieri (Ti-Press/Gloay)
26 maggio 2020
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Un anno fa, il 25 maggio 2019, il Lugano chiudeva con il 3-3 casalingo contro il Grasshopper un’esaltante stagione che lo ha visto conquistare per la seconda volta in tre anni il terzo posto in Super League e la conseguente qualificazione diretta per l’Europa League. Ieri, 25 maggio 2020, la piccola ma significativa conquista dei bianconeri è stata poter tornare ad allenarsi tutti assieme dopo due mesi e mezzo di stop forzato, nella speranza (o forse nel timore, come vedremo in seguito) di tornare in campo a giugno per portare a termine la stagione interrotta lo scorso febbraio. Se infatti mercoledì il Consiglio federale darà come sembra il via libera alla fase 3 degli allentamenti alle restrizioni (che prevede tra le altre cose la possibilità per i campionati professionistici di organizzare partite a porte chiuse) e venerdì la maggioranza dei club della Swiss Football League in assemblea opterà per portare a termine la stagione interrotta a febbraio alla 23esima giornata dei campionati di Super e Challenge League - questa è l’ipotesi più accreditata, che prevede anche di portare la massima serie da 10 a 12 squadre eliminando le retrocessioni e promuovendo le prime due classificate della lega cadetta -, dal weekend del 19-21 giugno per i bianconeri e i loro avversari si aprirà un vero e proprio tour de force che li vedrà disputare le 13 partite restanti in meno di due mesi, giocando quindi ogni 3-4 giorni. Un calendario quello stilato dalla lega che dovrebbe permettere di portare a termine anche la Coppa Svizzera (ferma ai quarti) con la finale di Berna del primo di agosto e i campionati entro metà mese (il 12 gli ultimi match), lasciando circa tre settimane di pausa prima di iniziare la nuova stagione, che avrebbe una pausa invernale ridottissima.

Basta in fondo questo per capire quanto il Coronavirus abbia scombussolato (anche) il mondo del calcio rossocrociato e nello specifico dell’Fc Lugano, i cui giocatori si sono ritrovati ieri mattina a Cornaredo e per la prima volta dopo 75 giorni (l'ultimo allenamento si era tenuto l'11 marzo, giorno in cui il Governo ticinese aveva decretato lo stato di necessità) sono tornati ad allenarsi in gruppo senza particolari restrizioni. Perlomeno in campo, dove sono permessi (anche se da limitare) persino i contatti, mentre sono diverse le restrizioni da seguire fuori dal terreno da gioco, dalle misure di igiene e la distanza sociale da rispettare alla suddivisione dei giocatori in più spogliatoi, con l'obbligo di fare la doccia a casa (escluso chi abita più lontano). Misure preventive che toccano anche i rappresentanti dei media, uniche altre persone oltre ai dirigenti a poter accedere alla struttura, ma solo dopo essersi annunciati lasciando i propri dati, essersi fatti misurare la temperatura e aver indossato la mascherina protettiva, in particolare per le interviste post-allenamento

Maric e i test facoltativi: 'Bello ritrovarsi, ma così non ha senso'

Questo e altro, pur di tornare a respirare aria di calcio vero, anche se le molte, troppe incognite legate al futuro (prossimo e lontano) del calcio svizzero hanno frenato sul nascere l’entusiasmo di chi come Mijat Maric l’erba degli stadi la mastica da una vita e non vedeva l’ora di tornare a calcarla. «È stato strano, non mi era mai successo di stare così a lungo senza calcio e da una parte è stato bello tornare in campo con i compagni, ma questo non toglie che la preoccupazione è molta - ci confessa il 36enne pilastro della difesa sottocenerina -. Ci sono troppe incertezze, vedo troppa approssimazione e fretta in questo tentativo di tornare a giocare. Non possiamo paragonarci alla Germania (la Bundesliga è ripresa il 16 maggio seguendo protocolli ferrei, ndr) dove sono organizzatissimi e hanno le strutture e le possibilità di fare tutto per bene, qui è diverso. I miei figli non vedono i loro nonni da 4 mesi e non vorrei vanificare tutto per giocare a calcio».

Una preoccupazione più che legittima quella dell’ex giocatore del San Gallo, legata in particolare al protocollo sanitario e all’inconcepibile non obbligatorietà dei test (sia tamponi sia sierologici) per le squadre della Sfl. Controlli che il club bianconero ha deciso comunque di effettuare per tutelare la salute dei propri dipendenti e che hanno permesso di individuare la positività di un giocatore, messo subito in quarantena come un compagno di squadra che era stato a stretto contatto con lui. E dovranno probabilmente rimanerci, come da direttive dell'ufficio del medico cantonale, per dieci giorni totali nonostante i seguenti test siano risultati negativi (già il primo esame aveva evidenziato la presenza di anticorpi al Covid-19). A tal proposito ieri a Cornaredo non si sono visti il portiere Noam Baumann e il difensore Linus Obexer, mentre Fabio Daprelà era a sua volta assente per effettuare ulteriori verifiche. Hanno invece lavorato a parte il centrocampista Francisco Rodriguez e l’attaccante Rangelo Janga, in attesa di verificare l’evoluzione sanitaria del secondo giocatore in quarantena, con il quale hanno avuto dei contatti.

Buona intensità, ma sarà difficile esser pronti per il 20 giugno

Così, calcolando anche le assenze del nigeriano Franklin Sasere (bloccato nel suo Paese), di Fulvio Sulmoni (deve ancora riprendersi da un recente intervento chirurgico) e di Domen Crnigoj (il contratto in scadenza a giugno non verrà rinnovato) sono stati 21 i giocatori che il tecnico Maurizio Jacobacci ha diretto sul campo in una prima sessione durata poco meno di due ore e che ha visto diversi momenti di lavoro a gruppetti di 5-6 elementi, ma anche spezzoni di possesso palla e partitella a quattro porte nei quali l’intensità e i contatti non sono mancati.

«Rivedere i ragazzi è una bella sensazione, si vede che non sono tutti allo stesso livello ma è normale dopo il lungo stop, ora starà a noi cercare di portare tutti alla miglior condizione possibile - afferma il mister bianconero -. L’allenamento in ogni caso è andato bene, si cerca di fare attenzione alle distanze ed è certamente più facile per noi dello staff, ma per il resto proviamo ad allenarci nel modo più normale possibile».

Sensazioni positive confermate anche da Maric… «Calcolando i dubbi sullo stato di forma e anche un po’ di nervosismo, è andata meglio del previsto. Abbiamo già messo una buona intensità nell'allenamento e, pur non nascondendo come detto le preoccupazioni, per oggi a prevalere è la felicità per aver ritrovato il campo e i compagni. Domani, vedremo. Siamo professionisti, se dovremo giocare lo faremo, ma oltre al virus anche il calendario un po’ di timore lo mette, con troppe partite in poco tempo e il rischio elevato di infortuni. Lo ribadisco, fosse per me (e molti compagni la pensano come me), non terminerei la stagione».

Preoccupazioni anche in questo caso condivise da Jacobacci, che tocca pure il discorso delle cinque sostituzioni (c'è il via libera della Fifa, si attende quello della Sfl che dovrebbe arrivare venerdì) e dei contratti in scadenza a fine giugno (Daprelà, Sulmoni, Covilo, Janga, Yao, Obexer, Selasi e Da Costa)… «Posto che il 20 giugno non saremo nella condizione ideale per tornare in campo, in quanto un mese di tempo è troppo poco per prepararsi come si deve, il fatto di giocare ogni 3-4 giorni e con 5 cambi a disposizione favorirà certamente le compagini con una panchina più lunga e di qualità. A tal proposito speriamo che il club riesca a prolungare il contratto dei giocatori in scadenza, alcuni sono elementi molto importanti e avremo bisogno di tutti».

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