Calcio

Ozil difende gli uighuri e la tv cinese oscura l'Arsenal

Il calciatore difende la minoranza musulmana della provincia dello Xinjiang e provoca una crisi diplomatica. La squadra inglese: 'Solo la sua opinione personale'

Also sprach Mesut Ozil (Keystone)
15 dicembre 2019
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Cortocircuito in Cina tra calcio e politica, in cui Pechino non ammette intrusioni. Ieri, il centrocampista tedesco di origini turche Mesut Ozil, stella dell'Arsenal, ha espresso via Twitter e Instagram duri commenti contro la politica cinese nei confronti della minoranza musulmana degli uighuri nella provincia dello Xinjiang. Oggi, a stretto giro, la reazione furiosa di Pechino: la tv di Stato cinese CCTV ha annunciato di aver cancellato dai palinsesti la trasmissione in diretta della partita di Premier League tra Arsenal e Manchester City in programma a Londra.

A un passo dalla crisi diplomatica

E la vicenda - che ricalca la censura imposta qualche mese fa dai cinesi alle partite di NBA per una vicenda analoga - rischia ora di assumere anche i connotati di una vera e propria crisi diplomatica. Ozil, infatti, è un pupillo del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che guarda caso aveva già fortemente irritato il governo cinese a febbraio quando il suo ministero degli Esteri aveva definito "una vergogna per l'umanità" il trattamento riservato da Pechino ai musulmani di lingua turca che vivono nello Xinjiang. Perché, aveva accusato Ankara, "non è più un segreto" che la Cina ha arbitrariamente detenuto più di un milione di uighuri nei suoi "campi di concentramento".

 

Minoranza musulmana

Gli uighuri, minoranza musulmana in lingua turca che vive nella regione dello Xinjiang in Cina, negli ultimi anni sono stati sottoposti ad una stretta pesante da parte delle autorità di Pechino, dopo una rivolta nel 2009. In massa sono fuggiti e molti si sono rifugiati in Turchia, dove la lingua e la cultura sono simili a quelle dello Xinjiang.

Nei suoi post, Ozil, che è musulmano, ha definito gli uighuri "guerrieri che resistono alla persecuzione" e ha affermato che in Cina "il Corano viene dato alle fiamme, le moschee vengono chiuse, le scuole di teologia islamica, le madrasse, sono vietate, gli studiosi di religione vengono uccisi uno a uno. E nonostante tutto ciò i musulmani non dicono nulla".

La Federazione calcio cinese si è prontamente detta "oltraggiata e delusa" per commenti "non appropriati" che "senza dubbio feriscono i sentimenti del popolo cinese" e "questo è qualcosa che non possiamo accettare".

Quel testimone di nozze

Finora da Ankara non è arrivato alcun commento su questa nuova vicenda. Certo è però che Ozil e Erdogan sono molto legati, al punto che il presidente nel giugno scorso ha fatto da testimone di nozze al calciatore con l'attrice e modella Amine Gulse, miss Turchia 2014, alla quale ha fatto a sua volta da testimone la first lady turca. In questo quadro, resta da vedere a cosa servirà la presa di distanza dell'Arsenal, che attraverso il suo profilo Twitter ha affermato che le parole che hanno irritato Pechino sono frutto "esclusivamente di un'opinione personale di Ozil. Come squadra di calcio, l'Arsenal aderisce sempre al principio di non essere coinvolto in politica".

Il precedente

Un atteggiamento ben diverso da quello del numero uno della NBA Adam Silver, che aveva invece reagito duramente quando la Cina, nell'ottobre scorso, annunciò la sospensione della trasmissione delle partite NBA da parte della CCTV in seguito ad un tweet del manager dei Rockets di Houston a sostegno delle manifestazioni per la democrazia ad Hong Kong: "I valori di uguaglianza, rispetto e libertà di espressione hanno da sempre caratterizzato l'NBA e continueranno a farlo. L'NBA non si metterà nella posizione di fissare regole su ciò che giocatori, dipendenti e proprietari di squadre possono o non possono dire sui diversi temi".

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