Calcio

In Europa, mica in vacanza

Con l’Europa League prestigio ed entrate, ma anche tanto lavoro in più per il ‘dg’ del Lugano Michele Campana. A cominciare dalla questione stadio

28 maggio 2019
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«Vacanze? Cosa sono? Scherzi a parte, non certo ora che c’è da preparare pure l’Europa League...». Un simpatico siparietto, quello con Michele Campana, che fa ben capire come lo storico traguardo raggiunto (per la seconda volta nelle ultime tre stagioni) sabato dal Lugano con il terzo posto in campionato e la conseguente qualificazione diretta ai gironi della prossima Europa League porti con se sì entusiasmo, prestigio e soldi, ma anche tanto lavoro supplementare per chi deve organizzarla, la nuova stagione europea.

«Innanzitutto ho subito prenotato qualche camera in un albergo di Montecarlo in vista del sorteggio del 30 agosto, visto che due anni fa ci eravamo mossi un po’ in ritardo e i prezzi erano diventati altissimi», spiega il direttore generale del club sottocenerino, il quale quando gli chiediamo se abbia prenotato a nome Renzetti o Novoselskiy (entro venerdì il russo può far valere l’opzione per l’acquisto della società bianconera), si svincola egregiamente: «A nome Campana. In ogni caso c’è da dire che se nel 2017 eravamo alle prime armi in Europa, stavolta siamo più preparati, abbiamo appunto imparato da quella prima esperienza e ne faremo tesoro sotto più punti di vista. Ad esempio faremo attenzione a non muoverci con ritardo in determinate situazioni, ordineremo subito biglietti del formato giusto, saremo più precisi sui quantitativi del materiale sportivo, effettueremo le trasferte con la stessa agenzia. Ma soprattutto a livello di budget, avendo già un’idea di quelli che sono i costi e i ricavi, possiamo lavorare in maniera serena sulla rosa. In totale i costi diretti (ad esempio l’affitto dello stadio di Lucerna e le trasferte) ammontavano a circa 1,4 milioni di franchi, ai quali vanno aggiunti oltre 2 milioni di costi indiretti, sui quali in particolare ha pesato l’aumento del monte stipendi. Non parlerei però di errori in questo senso, perché avendo uno dei budget salariali più bassi delle Super League era inevitabile doverlo aumentare con la qualificazione all’Europa League. Quest’anno invece non dovrebbe accadere, perlomeno non in maniera così marcata, essendo gli stipendi già piuttosto livellati, anche se non dovremo lasciarci prendere la mano ma ponderare bene ogni decisione».

A proposito di costi, la voce negativa che ha inciso maggiormente sull’avventura 2017/2018 di capitan Sabbatini e compagni – che grazie alla partecipazione e ai ben 9 punti conquistati nel girone G (sfiorando la qualificazione ai sedicesimi di finale) hanno “guadagnato” circa 5,3 milioni di franchi per il club (vedi spiegazione nella colonna di destra) – è stata e sarà ancora anche quest’anno quella relativa allo stadio, perché come noto Cornaredo non è omologato – sotto più punti di vista: dalla capienza ai posti seduti, dall’illuminazione agli spazi per i media, dalla sicurezza agli spogliatoi – per ospitare partite ufficiali Uefa e la squadra dovrà sostanzialmente giocare in trasferta anche le partite casalinghe. Due anni fa si era optato per l’opzione Lucerna, costata tra affitto e sicurezza dell’impianto circa 330’000 franchi a partita (3). «È sicuramente la priorità numero uno, in questi giorni abbiamo diverse riunioni in programma ed entro lunedì dovremmo comunicare all’Uefa la sede delle nostre partite. Al momento in ballottaggio ci sono ancora Lucerna, Berna, Zurigo e Sciaffusa. La speranza è riuscire a risparmiare qualcosa rispetto a due anni fa (il presidente Renzetti auspica almeno un terzo, ndr), ma il prezzo non è l’unico criterio, perché un peso nella decisione l’avranno anche la questione logistica (in primis la distanza da Lugano, per la squadra e per i tifosi), l’esperienza di chi opera nell’impianto a gestire questo tipo di avvenimenti (e in questo senso Sciaffusa rappresenta un po’ un’incognita) e pure la superficie di gioco, sintetica (Stade de Suisse e Lipo Park, ndr) o naturale (Swissporarena e Letzigrund, ndr). Chiaramente avendoci già lavorato ed essendo anche la più vicina, Lucerna rimane la soluzione ideale, ma vedremo come andranno le trattative, perché non vogliamo farci prendere per il collo un’altra volta».

Un’altra questione spinosa è quella del fair play finanziario, che semplificando si basa su tre parametri ai quali le compagini che partecipano alle competizioni europee devono sottostare: continuità aziendale, equilibrio tra costi e ricavi, azzeramento di debiti verso altri club, giocatori o autorità sociali e fiscali... «È sicuramente l’aspetto più impegnativo da gestire e non è per nulla scontato rientrare nel regime di fair play finanziario dell’Uefa, anche perché ci sono migliaia di criteri economici, regolamenti e deadline da rispettare. È il classico lavoro invisibile ai più, ma che prende davvero tanto tempo ed energie. Un po’ come per ottenere la licenza di Super League, ma moltiplicato per dieci».

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