Calcio

Team Ticino, Chicherio: 'Giovani al centro'

Il presidente uscente discute le difficoltà e le tensioni con il Lugano, in vista dell'assemblea

(Ti-Press)
6 novembre 2018
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Augusto Chicherio è il presidente uscente del Team Ticino. Come state vivendo l’attesa dell’assemblea di giovedì?

È gia capitato anche in passato di dover fronteggiare determinate situazioni, anche complicate, e siamo sempre riusciti a salvaguardare una determinata autonomia che riteniamo necessaria al fine di garantire stabilità nel tempo a un’associazione composta prevalentemente da adolescenti, consapevoli di quanto sia fondamentale in questa fascia d’età poter crescere all’interno un ambiente sereno.

C’è differenza di vedute, tra Lugano e Team Ticino.

Dobbiamo mantenere al centro dell’attenzione i giovani e i loro sogni. Nelle ultime settimane si è parlato esclusivamente di potere, di investimenti e di patrimonio, di guadagno con la vendita di giocatori. Il presidente del settore giovanile dell’Fcl ha parlato anche di educazione delle famiglie che sognano che i loro figli diventino campioni. La struttura del Team Ticino è stata pensata e creata più di 10 anni fa con altri obiettivi, peraltro condivisi fino alla primavera di quest’anno da tutti i soci. Si voleva dare a tutti i ragazzi del Ticino, senza fare differenza di provenienza e di livello sociale, la possibilità di crescere all’interno di una struttura professionale, affinché potessero coronare il loro sogno. Si lavora da anni nel pieno rispetto delle direttive della Federazione svizzera di calcio (Asf) e degli standard internazionali in questione di educazione, lasciare il tempo ai ragazzi di svilupparsi rispettando le loro esigenze, nell’ambito di una struttura di elevata professionalità. L’attuale visione del Lugano è diversa, e difficilmente compatibile con questi principi, come dimostrato dalla recente presa i posizione dell’Asf.

Il club bianconero intende introdurre anche il proprio metodo di lavoro.

La filosofia del Lugano è quella di reclutare i migliori già a partire dai 7-8 anni. Va contro i principi formativi proposti dall’Asf. Principi che, ricordiamo, hanno contribuito a elevare il livello di formazione svizzera: molti giocatori svizzeri giocano nei migliori campionati europei. Il modo di agire del Lugano restringe infatti la piramide alla base, e riduce così il numero di giocatori al quale poter attingere per poi per comporre le future squadre del calcio d’élite (dalla U15 alla U18). Molti altri partenariati in passato avevano avuto la stessa idea, ma hanno dovuto svoltare radicalmente dopo alcuni anni, dato che quella strategia si è sempre rilevata non pagante, proprio perché anticipa la selezione. Bisogna lasciare che il bambino possa crescere, giocare e allenarsi nei pressi della propria abitazione, nel proprio contesto, senza sottoporlo a stress e aspettative. Non tutti hanno uno sviluppo simile, c’è chi è pronto prima, e chi invece lo sarà più tardi. Il modello proposto dal Lugano non è in linea con i principi dell’Asf, che ha elencato in una lettera di tre pagine numerose e ripetute violazioni da parte del club, tra cui anche l’assenza di un metodo di lavoro conforme alle sue direttive. Il documento inviato dall’Asf non è da sottovalutare. È un cartellino arancione. Qualora dovessero riproporsi delle problematiche simili, l’Fcl rischierebbe seriamente di perdere le proprie squadre Footeco (categorie Fe-12/Fe-14), costringendo l’Ftc e il Team Ticino a intervenire come successo pochi anni fa per il Mendrisiotpravvivenza to e il Locarnese. Come può pensare il Lugano di poter gestire le squadre del Team Ticino se dopo appena un anno della nuova gestione facente capo all’imprenditore russo Leonid Novoselskiy fanno fatica a rispettare determinate regole, nonostante vi siano stati vari richiami formali e informali?

Il Lugano però sta facendo grandi investimenti nel proprio settore giovanile e si sta facendo un nome in Europa, partecipando a vari tornei.

Tralasciando l’aspetto scolastico (i ragazzi sono assenti per diversi giorni), è vero che la squadra del Lugano si sta facendo conoscere in Europa grazie ai tornei ai quali partecipa, ma non sappiamo quanto i luganesi, e i giocatori della regione del Luganese, ne siano contenti. Questa filosofia di reclutamento precoce da parte della società tende a sfavorire i giocatori della regione, in quanto si vedono privati di un posto in squadra a beneficio di chi arriva da fuori della regione. Ne consegue che nelle selezioni cantonali, la regione del Luganese risulta quella maggiormente penalizzata. I giocatori della squadra del Lugano abitano nel Locarnese, nel Mendrisiotto o addirittura oltre confine. È una situazione preoccupante, il Luganese è la regione che fornisce molti giocatori alla nostra struttura (in media il 40 per cento). Questo reclutamento precoce nuoce molto alla regione del Luganese e anche alle regioni dalle quali questi giocatori partono. Le società da cui partono vengono messe in difficoltà e i campionati di riferimento ne escono indeboliti, privi di partite di livello. Così facendo, viene erosa la base di ragazzi con un potenziale per il calcio d’élite, riducendo le possibilità di crescita per chi ha tempi diversi. Inoltre l’esperienza a livello internazionale insegna che molti ragazzi, precocemente valutati come talenti, non continuano la crescita, per i motivi più disparati. Se la base viene compressa troppo presto, non avremo ragazzi del territorio che possano sostituire quelli che smettono.

È però innegabile che l’Fc Lugano ora è la società faro del cantone.

Nessuno mette in dubbio il fatto che in questo momento il Lugano sia la società di punta a livello cantonale. Siamo felici del fatto che il Ticino abbia una squadra in Super League, e ci auguriamo che possa continuare a conseguire risultati positivi, utili anche a tutto il movimento giovanile. Per questo motivo riteniamo che dovrebbero essere maggiormente responsabili nel rispettare le regole dell’Asf, le quali sono elaborate da professionisti (non dal Team Ticino, che ha però contribuito alla sviluppo delle metodologie impiegate). Spiace dover constatare che, con l’avvento della nuova gestione del settore giovanile a Lugano, siano stati rinnegati i principi di collaborazione tra club e Team Ticino – confermati in una convenzione del maggio 2017 che è ancora in vigore – rivendicando in maniera aggressiva un ruolo egemonico.

È davvero un problema di persone?

Riteniamo che si tratti piuttosto di un problema di visioni e principi differenti, che finora non hanno trovato un punto di incontro. Per quanto concerne il nostro comitato, bisogna solo ringraziare le persone che lo compongono. I rappresentanti delle società sono cambiati innumerevoli volte, mentre le persone dell’ambito extracalcistico hanno garantito la stabilità della struttura negli anni, conformemente alle regole dell’Asf. Si sono fatti garanti della so- e dell’indipendenza della struttura, portando anche sponsorizzazioni nella misura del 25 per cento del nostro budget, e vi assicuro che non è un’impresa di poco conto. Qualora queste persone dovessero uscire di scena, sarebbe un duro colpo per il Team Ticino. Non si possono affidare le sorti di una struttura unicamente ai contributi di una sola persona, neanche di una sola società. Il settore giovanile del Lugano lo fa, ma è un rischio troppo grande. Il comitato attuale è sempre stato disposto a discutere per trovare una soluzione, nel rispetto dei modello formativo dell’Asf che ci viene invidiato a livello internazionale. Sull’altro fronte, però, si è sempre trovato di fronte un muro. Ricordo che alla fine di febbraio di quest’anno è stato raggiunto un accordo con il signor Novoselskiy e l’Fcl Sa, ma purtroppo lo stesso non è stato implementato poiché il dirigente bianconero non ha accettato quella che sarebbe stata una vera collaborazione. Pensava di potere semplicemente imporre il proprio modello. In quell’occasione si era concordato che si sarebbero rispettate le regole dell’Asf, e che eventuali varianti sarebbero state introdotte solo dopo averle discusse con la Federazione svizzera, ma la recente missiva inviata al Lugano dimostra che i bianconeri non si sono attenuti a questi principi, nuovamente proposti e promessi dal direttore generale del club Michele Campana, peraltro presente a quell’incontro.

Dal vostro punto di vista, qual è il ruolo dell’Ftc in questa storia?

La Federazione ticinese deve assumersi il proprio ruolo attivo di membro della Associazione (assieme a Lugano, Bellinzona e Chiasso) e anche il ruolo di supervisore, affidatogli dalla Asf, al fine di sorvegliare e garantire un determinato tipo di lavoro da parte del partenariato in un momento molto delicato per il calcio giovanile d’élite nel nostro cantone. Come richiesto dall’Asf, l’Ftc deve tutelare tutte le società della Svizzera italiana per permettere a tutti i ragazzi di avere le stesse possibilità. In tale contesto, ci si aspetta un’assunzione di responsabilità da parte del comitato, affinché garantisca in futuro una trasparenza nella gestione del calcio d’élite giovanile. Lasciare il Team Ticino in mano a una società o, nel caso specifico, a una persona (il presidente del settore giovanile del Lugano) non sarebbe razionale, né sarebbe in linea con quello che l’Asf richiede. Ricordo che l’Fc Chiasso – che in passato aveva una posizione critica nei confronti del progetto del Lugano – è stato acquistato da un collaboratore di Novoselskiy, che l’Ac Bellinzona è stata a diverse riprese avvicinata affinché aderisse al progetto bianconero, e che anche sui membri di comitato del quarto socio, l’Ftc, è stata esercitata una grossa pressione giornalmente nel tentativo di convincerli a non prendere parte all’assemblea per esercitare il ruolo richiesto loro dalla Federazione svizzera di calcio. Questo metterebbe a rischio il calcio d’élite in Ticino nel rispetto delle linee dell’Asf. La quale contribuisce con somme annuali di centinaia di migliaia di franchi al Team Ticino e al calcio giovanile in Ticino. Contributi che potrebbero anche andare persi o essere ridotti, come recentemente fatto con l’Fcl.

Qual è il vostro auspicio in vista della assemblea?

Gli scenari possibili sono molteplici. Ciascuno si assuma le responsabilità delle proprie azioni e decisioni, in primo luogo l’Ftc. Bisogna fare tesoro di quanto accaduto in passato e salvaguardare l’autonomia della struttura (cosa che ci ha permesso di fare fronte a due fallimenti nel corso degli ultimi anni) e la collaborazione tra tutti i club. Altrimenti c’è il forte rischio che presto o tardi si vada incontro a grossi problemi con l’Asf. La struttura deve rimanere l’espressione comune delle società ticinesi e della realtà extracalcistica. Non deve potere essere comprata neanche dalla persona più ricca al mondo. Il calcio d’élite giovanile è distribuito nelle varie regioni della Svizzera a favore dei ragazzi che vi vivono, non di persone che vogliono usarlo per fare business. Per perseguire questo scopo, si può aprire un’accademia privata.

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