Basket

Calendari troppo fitti e time out sprecati

Fra i problemi del nostro basket c’è l’uso spesso improprio e controproducente da parte degli allenatori dei minuti di sospensione

Il calendario è troppo fitto in alcuni periodi per il nostro basket, che non è composto da giocatori al 100% professionisti: sono molti quelli che studiano o lavorano, magari non a tempo pieno, ma comunque non sono liberi di fare solo basket. Ne consegue, in un calendario così compresso come in gennaio e febbraio – con partite infrasettimanali e trasferte chilometriche – che gli infortuni si moltiplicano. E la qualità del gioco, se possibile, peggiora ulteriormente. Le squadre di primo livello, diciamo le prime quattro, sono quelle che stanno ovviamente meglio per lunghezza e qualità delle panchine, mentre le altre, già deboli, ne risultano ancor più menomate.
Il calendario non è dei più felici e lo diciamo da tempo: c’è da chiedersi come mai i club si lamentano sempre dopo e mai prima dell’inizio della stagione, per evitare certe brutture. Oltretutto ci sarà una fase a orologio che si annuncia ridicola nella sua programmazione, dato che tiene conto dei risultati di fine stagione 21/22 e non della situazione odierna. Insomma, se si vuole aumentare la qualità, bisogna capire come ottimizzare le risorse anziché prosciugare le energie, dando così modo a tutti i club di giocare in condizioni normali.

Detto del calendario, vediamo di analizzare un aspetto del basket che, spesso e volentieri, ci fa dubitare dell’uso che ne fanno gli allenatori: il time out. È un’arma molto importante, che va certamente usata con i giusti criteri, perché può dare benefici ma, se usata male, crea problemi. Ci sono allenatori che non riescono a leggere al meglio la situazione della loro squadra e di quella avversaria, lasciando magari che il parziale sfavorevole raggiunga punte elevate, 8-9 a zero, prima di chiamare il time out. Si vede quando una squadra è in affanno, e lasciare troppo spazio alle avversarie per imperversare diventa controproducente. A mio modo di vedere, si percepisce quando ci sono problemi già dopo un paio di azioni sbilenche, e quindi fermare l’inerzia diventa utile. Poi abbiamo visto chiamare time out da allenatori con la squadra che piazza un 14 a 1 o un 9 a 0, favorendo chiaramente l’avversaria che era in netta difficoltà, dando a quest’ultima ossigeno e forze per rientrare. Altre volte ci si chiede a cosa serva il time out, se poi, rientrando in campo, la squadra si becca 8 a 0! Non abbiamo ricette, ma credo che non pochi allenatori dovrebbero valutare le loro scelte, evitare situazioni di questo genere e usare i time out con maggiore efficacia.

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