TIRI LIBERI

Dagli arbitri al femminile, il basket ha molto da guadagnare

Carr, Stupar e Milenkovic hanno mostrato competenza (scontata), ma anche una capacità di sorridere e dialogare non comune ai colleghi maschi

C’è stato un gran daffare per giornali e TV italiani a rincorrere Maria Sole Ferreri Caputi prima del suo debutto quale arbitro in una gara di calcio di serie A, Sassuolo-Salernitana del 3 ottobre scorso. Neanche fosse un mostro a due teste o una vedette o una donna da record mondiale: il fatto che ci fosse tanta considerazione per questa prima volta, dimostra chiaramente, come osservavano molte donne di cultura e non, che la svolta al femminile a 360° negli sport è ben lungi dall’essere raggiunta. Se nel 2022 ci si meraviglia per una tale "conquista" abbiamo la dimostrazione che il livello culturale, non solo in ambito sportivo, non è rassicurante. Perché tanti preamboli? Per il fatto che pure nel mondo del basket femminile svizzero si sono viste quattro donne arbitrare anche in serie A maschile: non è stata una novità, in quanto anche negli scorsi anni si erano viste apparizioni, soprattutto nei campionati femminili di A e B.

Nella sfida di Supercoppa femminile fra Elfic e Nyon sono state tre arbitre a gestire l’incontro, e questa mi pare una prima assoluta da noi. E lo hanno fatto con la giusta autorevolezza e linearità di gestione, due fattori che sono spesso latitanti fra i maschi, anche fra quelli che vanno per la maggiore: Kristina Ashley Carr, inglese, Katarina Stupar e Marjana Milenkovic, questi i loro nomi, hanno dimostrato che anche uno sport complesso come il basket non può essere precluso alle donne, come nessuna altra professione o… passione, visto che professioniste non lo diventeranno se non mai, per lo meno, per qualche lustro ancora. Katarina Stupar, di origini serbe e ticinese d’adozione, calca i nostri terreni da gioco da più di 10 anni e si è costruita un percorso non facile, se si pensa che ha anche ottenuto la laurea a Friborgo. Sabato in Massagno-Vevey ha mostrato un piglio severo e deciso, ma è anche capace a sorridere e a dialogare, cosa che sarà forse più accattivante e rassicurante nei rapporti con i giocatori, ma certamente non atteggiamenti abituali per gli arbitri maschi, più propensi ai falli tecnici che ai sorrisi. Devo dire che il suo comportamento in campo è stato molto positivo e con metro uniforme, in sintonia con i suoi due compagni di viaggio Vitalini e Mazzoni. La partita era facile, dirà qualcuno: vero, ma sono proprio le partite facili, se non vengono affrontate con coerenza e mentalità adeguate, che si complicano e diventano un guazzabuglio di fischi, malcontenti e altro.

Stessa situazione vissuta una settimana prima in Massagno-Boncourt con la Ashley Carr in campo. Partita complessa e sul filo del rasoio, ma pochissime sbavature e buona coesione con Balletta e Jeanmonod. Segno evidente che sono pronte a dare del filo da torcere ai colleghi maschi e a tenere a freno le infinite lamentele che contraddistinguono le "panchine" e i giocatori in campo. Chissà se, con qualche sorriso al femminile, anche la sportività e il rispetto in campo non prendano una felice piega e si impari ad accettare meglio anche qualche topica arbitrale, non inferiore per importanza alle "padelle" dei giocatori?

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