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‘È il momento di iniziare a raccogliere i frutti’

Nel 2022 Filippo Colombo punta a ottenere risultati importanti. E la stagione è iniziata con una vittoria in Sudafrica e due secondi posti in Spagna

(keystone)
3 marzo 2022
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Se il buongiorno si vede dal mattino, per Filippo Colombo il 2022 potrebbe essere l’anno della definitiva consacrazione. Il biker ticinese ha iniziato la stagione come meglio non avrebbe potuto, con la vittoria in Sudafrica nella corsa a tappe Tankwa Trek, alla quale hanno fatto seguito due secondi posti in Spagna, a Chelva prima e a Banyoles poi, in due gare che hanno proposto al via quanto di meglio il cross-country ha da offrire… «È stata una giornata praticamente perfetta, per me e per la squadra – commenta Colombo in relazione alla gara di domenica a Banyoles –. Grazie a una buona partenza mi sono ritrovato subito davanti e con Hatherly (vincitore sette giorni prima a Chelva, ndr) abbiamo guadagnato un buon margine sugli inseguitori. Nel terzo giro, però, abbiamo ridotto il ritmo e ciò ha consentito agli altri di recuperare. Nell’ultimo giro ho lanciato il mio attacco un po’ troppo presto e Titouan Carod (compagno di squadra alla Bmc, ndr) è riuscito a superarmi. Mi è mancato un pizzico di brillantezza per batterlo allo sprint, ma il secondo posto va benissimo».

Il Sudafrica e il business della mtb

Facciamo un passo indietro e torniamo in Sudafrica, dove il biker di Bironico ha colto il suo primo successo stagionale… «Il Sudafrica da qualche anno è diventato una meta molto famosa, in particolare per la pratica del cross-country. Sono molti gli atleti che da tutto il mondo scendono fino in fondo al Continente per trovare un clima ideale all’allenamento e infrastrutture di prim’ordine».

Quello della mountain bike è diventato un business interessante per l’economia di ampie zone del Paese… «Noi siamo sempre concentrati nella regione di Città del Capo, in particolare attorno a Stellenbosch, ma mi immagino che pure in altre parti del Sudafrica si stia cercando di sfruttare l’onda lunga della mtb. Nella regione del Capo ci sono appezzamenti di terreno molto estesi, fattorie dove si pratica sia l’allevamento, sia la coltivazione. Negli ultimi anni, però, molti proprietari hanno pensato di costruire centinaia di chilometri di "trail" e di metterli a disposizione, previo pagamento di una tassa d’entrata irrisoria, di chi abbia voglia di pedalare in sicurezza. Il fatto che vi sia un’incidenza delle stagioni molto meno marcata rispetto all’Europa, fa sì che la manutenzione di questi percorsi non sia particolarmente onerosa, per cui a disposizione vi sono tracciati davvero perfetti e sicuri. È facile che una sola fattoria abbia un’estensione pari a tutto il Luganese, per cui non è difficile inserirvi 100-150 km di "trail". E in una sola vallata puoi avere a disposizione una decina di opzioni, per cui è possibile cambiare percorso ogni giorno, anche a dipendenza delle peculiarità del terreno».

La zona di Stellenbosch è inserita in quella che viene definita la Wine Route, la strada del vino… «In effetti si notano grandi appezzamenti coltivati a vigna. Credo che la costruzione di questi tracciati di cross-country abbia un costo piuttosto ridotto. Inoltre, a usufruirne non sono soltanto gli sportivi professionisti, ma un po’ tutta la popolazione, perché in Sudafrica la cultura della mountain bike esiste ed è facile imbattersi in persone che la praticano in modo amatoriale».

Dovevano essere tre settimane intense, invece sono state soltanto due… «Purtroppo, due giorni prima di partire, con un tampone ho scoperto di essere positivo al Covid-19, per quanto totalmente asintomatico. Così ho dovuto ritardare la partenza. Per quanto riguarda la pandemia, siccome la variante Omicron si è sviluppata proprio in Sudafrica, quando sono arrivato il picco era già stato superato. Mi sono ritrovato in una situazione simile a quella che stiamo vivendo adesso qui da noi».

Grazie ai buoni uffici del suo allenatore, il sudafricano Barry Austin, il 24enne ticinese ha avuto l’opportunità di entrare in contatto con la popolazione locale… «Già lo scorso anno ero andato in Sudafrica e avevo disputato la Cape Epic. Barry era stato – ed è tuttora – un’incredibile fonte di contatti. Conosco sempre più persone e anche per questo apprezzo gli stage in Sudafrica. Rimane per contro estremamente difficile entrare in contatto con la popolazione di colore, in quanto gli stili di vita sono estremamente diversi».

Allenamento sì, ma anche competizione… «L’idea era quella di affinare la preparazione. D’altra parte, non esiste allenamento migliore della competizione. In pratica, ho gareggiato per quattro giorni, in media tre ore al giorno. È stata una gara molto intensa e un allenamento perfetto. La vittoria non rientrava tra i miei obiettivi, ma è arrivata e fa ovviamente piacere».

È arrivata al fianco del mito assoluto del cross-country, Nino Schurter… «Spesso, in Sudafrica le gare si svolgono a coppie. Io ero alla ricerca di un compagno perché mi sarebbe piaciuto disputare la Tankwa Trek. Così, l’ho buttata lì a Nino, senza nutrire grandi speranze in una risposta positiva. Invece, ha considerato l’offerta, cosa che mi ha fatto estremamente piacere, e così siamo riusciti a trovare un’intesa, con uno sponsor comune. Lui è una persona dalla quale si impara sempre molto, aperta e pronta a darti consigli. È stata una corsa dura, ma ogni giorno ho avuto la possibilità di "rubare" qualcosa dall’immenso bagaglio del biker più forte di tutti i tempi. Ho grande rispetto per lui e averlo come compagno e maestro per me ha rappresentato un colpo di fortuna».

In Sudafrica Filippo Colombo ha affinato una preparazione iniziata già a fine novembre… «Ho smesso di gareggiare a fine ottobre e mi sono preso tre mesi di stacco. A inizio dicembre ho ripreso l’allenamento e sono andato a Tenerife per un primo stage, nel quale l’obiettivo era di mettere volume nelle gambe. Alle Canarie ho preso soltanto la bici da strada, ideale per il lavoro che avevo intenzione di fare».

Dopo il Tamaro Trophy, il Brasile

Dopo i due secondi posti in Spagna, il mese di marzo propone un ambìto appuntamento casalingo… «Ho in programma alcune corse nazionali in Francia, ma il clou di questo mese è sicuramente rappresentato dal Tamaro Trophy. Mi piacerebbe essere davanti e disputare una prova da protagonista. Sarebbe un bel trampolino di lancio in vista del primo appuntamento di Coppa del mondo che quest’anno avrà luogo in Brasile dall’8 al 10 aprile, a Petropolis. Una volta tornato in Europa vi saranno ovviamente tutte le prove di Cdm – in totale sono nove –, oltre ai Mondiali in programma a fine agosto a Les Gets, in Francia. Sette giorni prima, a Monaco di Baviera, si disputeranno gli Europei».

Filippo Colombo ha tutta l’intenzione di rifarsi da una stagione 2021 che, per un motivo o per un altro, non è andata esattamente come desiderato… «L’ultima è stata una stagione dalla quale mi aspettavo di più. Certo, l’Olimpiade è stata un grandissima esperienza, ma in generale mi aspettavo risultati migliori. Ho concretizzato poco, ma nel contempo sono convinto di aver appreso molto. Quest’anno ho una grande voglia di rivincita e sono contento di essere partito subito molto forte. Dal 2021 ho imparato che sono innumerevoli le cose da mettere in fila affinché tutto funzioni per il meglio. Possiedo ancora margini di progressione, ma ogni passo avanti si fa sempre più piccolo, migliorarsi in modo sensibile diventa più arduo. A questi livelli è giusto così. Da parte mia sono estremamente motivato per concretizzare il lavoro di questi anni».

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