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Academy e coach, tempo di scelte per Swiss Basketball

Qualche perplessità attorno al progetto pensato per i giovani dal 2004 al 2007; e al concorso per il dopo Barilari a guida della Nazionale

Gianluca Barilari, ex coach della nazionale svizzera maschile di basket
(Keystone)

La scorsa settimana avevamo scritto del progetto Academy messo in piedi da Swiss Basketball. Abbiamo raccolto le impressioni di alcuni club e sentito voci romande in merito. Vi è una chiara presa di posizione – almeno verbale, da quanto abbiamo saputo – da parte di diverse società, tenute all’oscuro sino all’ultimo del progetto che, ovviamente, coinvolge anche gli stessi club: visto che i giocatori, dodici, che faranno parte delle scelte che saranno operate oggi, appartengono appunto ai club e non alla federazione.

Anche sulla scelta di Damien Leyrolles quale responsabile, ha lasciato qualche perplessità; in quanto è stato privato della nazionale femminile per questioni etiche. Non in senso assoluto; ma avere una relazione con una giocatrice, non si sa quanto rientri nei cahiers de charges da lui sottoscritti nel contratto. Se Swiss Basketball ha reagito in questo modo, vuol dire che il coach non ha rispettato quanto firmato. Fatto uscire dalla porta, ecco però che lo si fa rientrare dalla finestra. Nulla contro Leyrolles, ma c’è da chiedersi dove stia la coerenza nella gestione di queste due scelte.

A proposito di scelte, visto e considerato che si vuole costruire una struttura in funzione della nazionale del futuro, se c’è una persona che ha seguito formazione delle varie Under, che ha seguito i vari campionati e che ha una conoscenza a 360° di quanto si fa in Svizzera, è Gianluca Barilari. Non è assolutamente una questione di campanilismo, ma se c’è un coach che ha guidato squadre nazionali in tutti i settori e con risultati lusinghieri è proprio Barilari. Poi, come sempre, ci sono i misteri gaudiosi nelle stanze dei bottoni e quindi staremo a vedere come verrà fondata questa Academy.

Già che siamo in tema di nazionali, sono aperte le candidature per il posto di coach della nazionale maschile. Bisogna presentare curriculum vari, attività svolte e dove, principi di base, conoscenza delle lingue (almeno due nazionali oltre all’inglese), non può essere un allenatore di club della massima serie e si deve anche proporre uno stipendio.

Questo ultimo aspetto ci fa un po’ sorridere, perché il concetto qualità-prezzo, come e chi lo stabilirà? Un bel curricolo, fatto di tanta formazione teorica e magari in seno a qualche ACR o in gruppi sperimentali, che si propone a prezzi stracciati avrà il sopravvento su un altro che ha forti esperienze e costa caro? Di solito – perlomeno livello federale, ma si suppone anche nei club che vanno per la maggiore – è chi prende, che stabilisce un tetto massimo di stipendio strettamente legato a compiti e carico che si impongono al nuovo allenatore. A meno che tutto quanto non sia la solita “polvere per gli orbi” che accomuna il basket a tanti altri settori sportivi, privati e pubblici, in cui si fa un concorso fatto su misura per la persona che si sa già che verrà presa. Visto che queste scelte sono sempre segreti di Pulcinella, non sarebbe meglio dire che si è designato Tizio o Caio, senza illudere e far perdere tempo ad altri concorrenti? Speriamo che nessuno venga poi a sostenere che questo percorso sia un aspetto della democrazia.

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