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Ajla Del Ponte e la nuova dimensione: ‘Mi sento più forte’

La 24enne valmaggese pronta al debutto (domani a Karlsruhe) in una stagione olimpica dalle grandi attese dopo gli ottimi risultati di quella passata

28 gennaio 2021
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Dentro è sempre lei, Ajla Del Ponte, quella semplice ragazza della Vallemaggia che per divertimento correva per le piste di tutto il Ticino con la casacca dell’Us Ascona addosso. Fuori, però, quella ragazzina è ormai cresciuta ed è diventata una grande atleta che sta portando con onore i colori rossocrociati in giro per il mondo, tanto che a 23 anni è già passata da Europei, Mondiali e Olimpiadi. Un’evoluzione continua che ha subìto un’impennata impressionante nella passata stagione, condizionata sì dalla pandemia, ma che ha visto la sprinter di casa nostra migliorare i suoi tempi tanto al coperto quanto all’aperto (personale dei 100 m abbassato da 11"29 a 11"08), raccogliere titoli nazionali (60 e 100 m) e inanellare successi, tra cui due prove della Diamond League e il Galà dei Castelli di Bellinzona.

Sì, l’Ajla Del Ponte che domani a Karlsruhe aprirà la sua stagione disputando i 60 m (alle 20.23 le due batterie, alle 21.30 la finale) nella prima tappa (a porte chiuse) del World Athletics Indoor Tour è decisamente un’atleta diversa rispetto a 12 mesi or sono. Fuori, agli occhi di tutti, è oramai una grande protagonista dell'atletica mondiale. Ma anche un po’ dentro…

«Per me si tratta di una semplice evoluzione, se prima sentivo un certo tipo di sensazioni quando correvo a Locarno o a Macolin, ora le ho in un contesto internazionale – afferma convinta e con estrema lucidità la studentessa di Lettere, che ha raggiunto solo oggi la Germania, dove sui 60 m se la vedrà con avversarie del calibro delle britanniche Dina Asher-Smith (campionessa del mondo in carica sui 200 m e che torna a gareggiare al coperto dopo 3 anni di assenza) e Asha Philip (oro agli Europei indoor 2017), nonché della polacca Ewa Swoboda (vincitrice lo scorso anno proprio del titolo di regina della velocità nella serie di meeting del World indoor tour e campionessa continentale in carica), della francese Carolle Zahi e della tedesca Tatjana Pinto, tutte atlete che vantano un personale migliore del 7”17 della ticinese –. Diciamo che sto percorrendo delle scale e semplicemente sono arrivata al piano successivo. Chiaramente ho dovuto lavorare anche sul piano mentale per raggiungere la consapevolezza che sì, faccio parte delle migliori in questo momento, ho le mie carte da giocare e sono altrettanto buone di quelle delle mie avversarie. A Karlsruhe me la vedrò con una campionessa del mondo e una europea in carica, ma non sarò lì per arrivare seconda o terza, bensì per lo stesso loro motivo, vincere».

La giusta adrenalina e sensazioni positive

Le intenzioni sono chiare, ma le sensazioni? «Sto bene, in queste ultime settimane ho sentito l’adrenalina salire, a maggior ragione dopo aver visto i nomi delle atlete di primo piano che affronterò, ma si tratta di uno stress positivo dato dalla grande voglia di iniziare a gareggiare dopo tanto lavoro. In fondo un po’ di agitazione per l’esordio stagionale c’è sempre, anche perché la prima gara è particolare, serve a prendere le misure e a capire dove si è e cosa si è in grado di fare. Sono consapevole che le aspettative dopo la scorsa stagione sono alte, ma sono io stessa la prima a voler puntare in alto, per cui sono relativamente tranquilla e come detto ho tanta voglia di iniziare. Ormai è da metà ottobre che mi alleno: a novembre ho passato un mese in Olanda e a inizio 2021 sono stata circa tre settimane in Sudafrica per un campo di allenamento, per il resto mi sono divisa tra il Ticino e Macolin. Il lavoro di per sé non è cambiato molto rispetto agli anni precedenti, all’inizio si fa tanto volume per poi andare verso la qualità e così è stato in Sudafrica, dove abbiamo cercato di affinare i dettagli».

Un lavoro che si ripete ma che non riparte mai da zero… «Evidentemente ogni anno si lavora sulle basi gettate in quelli precedenti, per cui se tutto va bene è una crescita costante, anche a livello fisico. E questo mi permette di fare meglio determinate cose. Non a caso nella preparazione abbiamo posto molto l’accento sulla forza specifica e devo dire che mi sento decisamente più forte in molti aspetti rispetto all’anno scorso, in particolare sul lanciato. È una bella sensazione e non vedo l’ora di verificare il riscontro in gara e di vedere come tutto si svilupperà. Per contro sulle partenze sono ancora piuttosto altalenante. Non è facile da spiegare, da una parte so che posso essere facilmente davanti, ma questo a volte mi porta a sedermi sugli allori. In particolare in allenamento, quando manca l’adrenalina delle competizioni, non riesco sempre a essere performante nelle partenze, mentre poi in gara spesso effettuo il salto di qualità. Meglio così che il contrario in ogni caso, speriamo di confermarlo».

Un passo alla volta, ma quei Giochi sullo sfondo...

Il World Athletics Indoor Tour (serie di meeting alla fine dei quali viene stilata una classifica per disciplina, Del Ponte dovrebbe prendere parte anche alle tappe di Liévin e Toruń) è solo il primo dei molti appuntamenti di una stagione giocoforza incerta, come ancora per nulla sicuro è purtroppo lo svolgimento (ed eventualmente le condizioni) dell’avvenimento principe, i Giochi olimpici di Tokyo, che dopo essere stati rinviati la scorsa estate sempre a causa della pandemia sono programmati tra il 23 luglio e l’8 agosto… «L’obiettivo principale è quello di concentrarmi su di me per migliorarmi, anche perché l’atletica è sì uno sport agonistico ma la sfida principale è con se stessi. A livello di risultati divido la stagione in due, al coperto e all’aperto e per il momento guardo solo a questa prima parte, che vedrà un primo sprint fino ai Campionati svizzeri del 20-21 febbraio prima di un “reset” per affrontare gli Europei indoor in Polonia (sempre a Toruń dal 5 al 7 marzo, ndr). Poi chiaramente quando ogni giorno vado in pista ad allenarmi, in testa quale obiettivo ultimo per quest’anno ho Tokyo e spero che le Olimpiadi si terranno regolarmente, ma di più non posso fare. Non sappiamo nemmeno se dovremmo vaccinarci, per cui non ha senso pensarci troppo, meglio concentrarmi su me stessa e su ciò che posso influenzare».

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