Doping

Operazione Aderlass, 4 anni e 10 mesi al dottor Schimdt

La vicenda ha visto il coinvolgimento di 23 atleti, tra sciatori e ciclisti. Tutto partì due anni fa con il blitz e gli arresti ai Mondiali di sci nordico

15 gennaio 2021
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Principale accusato nella vicenda internazionale doping denominata "Aderlass", il medico tedesco Mark Schmidt (arrestato a Erfurt nel 2019) è stato condannato a 4 anni e 10 mesi di reclusione dal tribunale di Monaco (la procura aveva chiesto 5 anni e mezzo), con interdizione dalla professione di tre anni e multa di 158'000 euro. Il caso deflagrò due anni fa durante i Mondiali di sci nordico a Seefeld, in Austria. Il 19 febbraio la polizia irruppe sulle piste ed eseguì 5 arresti avvenuti anche in flagranza negli hotel delle squadre. Schimdt è stato ritenuto colpevole di aver creato una rete internazionale di doping clandestino a base di trasfusioni tra il 2012 e il 2019, beneficiari sciatori e ciclisti.

L'inchiesta tra Austria e Germania aveva portato alla luce 23 “clienti” di 8 paesi che hanno partecipato ai Giochi 2014, 2016 e 2018, al Tour de France 2018, al Giro d’Italia 2016 e 2018, alla Vuelta 2017 e, appunto, ai Mondiali di sci nordico del 2017 e 2019. Tutti atleti che frequentavano abitualmente il centro-laboratorio in cui operava il medico, già condannati dalla giustizia o squalificati. Ogni trasfusione veniva pagata 5000 euro.

Condannati anche i quattro complici del medico, al principale dei quali, Dirk Q. sono stati inflitti due anni e quattro mesi di libertà vigilata. Un anno e quattro mesi di libertà vigilata all’infermiera Diana S. Solo multe per il paramedico Sven M. e per Ansgard Schmidt, padre del medico. “Ho preso una brutta piega - ha ammesso Schmidt - è tutta colpa mia. Se semini m...a, poi devi pagarne le conseguenze. Sono desolato di aver trascinato con me gli altri quattro coinvolti». Il medico si era anche giustificato dicendo che non lo faceva a scopo di lucro perché tutto quanto incassava (i 5'000 euro alla volta più qualche bonus in caso di successo di uno dei suoi atleti). copriva appena le spese del laboratorio clandestino. «Non lo facevo per soldi, bensì per hobby». Agghiacciante.

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