laR+ Retrospettiva

Del Ponte e Ponti per attraversare un fiume di emozioni

In un 2020 condizionato dalla pandemia, gli sportivi ticinesi hanno firmato diversi exploit, su tutti quelli della sprinter e del nuotatore locarnesi

30 dicembre 2020
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In un 2020 smontato e rimontato dalla pandemia di coronavirus, lo sport ticinese d’élite – quello amatoriale ha provato a lottare con grande tenacia ma si è trovato di fronte un avversario troppo grande da sconfiggere e così, salvo alcune rare eccezioni in particolare nei mesi estivi, ha dovuto alzare bandiera bianca – si è sì inizialmente fermato, ma poi, chi prima chi dopo, ha trovato il modo per rialzarsi, adattandosi alla nuova situazione e portando a casa anche risultati di tutto rilievo.

A spiccare su tutti a livello individuale è indubbiamente un nome, quello di Ajla Del Ponte, velocista valmaggese il cui 2020 si è rivelato l’anno della consacrazione tra i grandi nomi dell’atletica mondiale e che lei stessa ha definito “il più emozionante della mia carriera”. E stiamo parlando di un’atleta che aveva già preso parte a un’Olimpiade (Rio 2016 con la staffetta 4x100 m rossocrociata) e due Mondiali (sempre con la staffetta a Londra 2017 e nel 2019 a Doha anche nei 100 m individuali), ma che in una stagione apertasi con la “mazzata” del rinvio dei tanto attesi Giochi di Tokyo e settimane di allenamenti individuali – o con il fratello Karim, giocatore di hockey – a causa delle restrizioni sanitarie, ha saputo alzare e di molto l’asticella entrando come detto in una nuova dimensione all’interno del panorama dell’atletica mondiale. Alla base, una crescita personale notevole di cui si sono avute le avvisaglie già nella stagione al coperto (7"20 sui 60 m, distanza sulla quale oltre a cogliere 4 podi nel World indoor tour si è laureata campionessa svizzera indoor) e concretizzatasi poi all’aperto, dove dopo aver firmato il 19esimo tempo della storia sui 150 m (16"67) ha migliorato il suo primato personale sui 100 m di oltre 20 centesimi, portandolo da 11"29 a 11"08. Un crono quello centrato l’11 luglio a Bulle che rappresenta il secondo miglior tempo rossocrociato di sempre dopo il 10"95 di Mujinga Kambundji e la quinta miglior prestazione mondiale del 2020. E che alla rassegna iridata del 2019 in Qatar l’avrebbe portata in finale (si era invece dovuta accontentare del 29esimo posto con 11”36). Dopo aver abbassato il personale anche sui 200 m (23"02), la 24enne dell’Us Ascona si è poi confermata ad altissimi livelli diventando la prima elvetica a vincere due gare della Diamond League, i 100 m a Monaco e a Stoccolma, per poi chiudere la stagione – nella quale è rimasta imbattuta per ben dieci gare consecutive – in bellezza conquistando il suo primo titolo nazionale all'aperto nei 100 m e la gara del Galà dei Castelli (un plauso anche agli organizzatori di quello che è divenuto il nono meeting al mondo per essere riusciti a mettere in scena, nonostante la difficile situazione, un’altra grande serata di atletica al Comunale). Risultati eccezionali valsi alla studentessa di Lettere dell’università di Losanna che si allena in Olanda con il suo coach Laurent Meuwly, i riconoscimenti di atleta svizzera e miglior sportiva ticinese del 2020.

In piscina risultati di primissimo piano che ne attestano l'incredibile ascesa

Ha stracciato due record svizzeri, nei 100 e nei 200 delfino, portati via a un certo Jérémy Desplanches, noto alle cronache sportive per l’argento ai Mondiali e l’oro agli Europei nei 200 misti. Ha ottenuto la qualificazione ai Giochi olimpici di Tokyo con otto mesi di anticipo sull’appuntamento clou dell’annata 2021 in due gare, i già citati 100 e 200 delfino, sfiorando il limite anche nei 200 misti. Infine, si è tolto dalle spalle il peso dei suddetti limiti che più avanti avrebbe anche potuto diventare un ostacolo verso l’appuntamento a cinque cerchi di Tokyo, il sogno avverato, il traguardo ormai tagliato.

Questa lunga premessa riassume i tre ottimi motivi per i quali Noè Ponti, 19 anni talento forgiato in casa Nuoto Sport Locarno, eletto per il secondo anno consecutivo miglior giovane sportivo ticinese, può dirsi estremamente orgoglioso di quanto raccolto e felice di risultati superiori alle attese che ne attestano l’incredibile ascesa. Una crescita che era programmata, alla quale stava lavorando da mesi, che ma non si pensava potesse sfociare già entro la fine di questo strampalato 2020 in prestazioni di livello assoluto, capaci di avvicinarlo all’élite mondiale.

Venerdì 4 dicembre è stato il giorno – storico – del clamoroso 51’’15 della finale (vinta) al meeting di Rotterdam nei 100 delfino con il quale aveva migliorato il di per sé già formidabile 51’’24 nuotato in mattinata che già era straordinario record svizzero nonché qualificazione ai Giochi olimpici. Un risultato definito dallo stesso Noè in lacrime «pazzesco», senza troppi altri commenti. 51’’15: la seconda miglior prestazione europea dell’anno solare 2020, la prima se consideriamo la stagione agonistica che scatta in settembre. Un tempo molto vicino a quello del detentore del record del mondo dei 200 delfino, l’ungherese Kristof Milak (51’’14), non lontana dal 50’’92 di Caeleb Dressel (detentore del record mondiale sulla distanza), migliore di quello del russo Andrej Minakov, medaglia d’argento ai Mondiali dello scorso anno (51’’37). Il tempo che Noè ha impiegato per i secondi 50 metri della sua fatica in batteria risulta essere il terzo tempo “di ritorno” di sempre nella storia dei 100 delfino, inferiore solo a quello dello stesso Dressel e Michael Phelps, l’uomo delle 28 medaglie olimpiche, 23 delle quali d’oro. Eccellente anche il secondo posto nei 200 delfino, nuotati in 1’56’’48, altro record svizzero frantumato tolto a Desplanches (1’57’’58), altro tempo limite – e fanno due – per i Giochi, stavolta preciso al centesimo, segno che anche il destino, quando è giornata, ci mette lo zampino.

Lara Gut-Behrami, un crescendo che lascia ben sperare

Lara Gut-Behrami merita un capitolo a parte, in quanto l’analisi sulle sue prestazioni è inevitabilmente condizionata dagli incredibili successi passati – che comprendono medaglie olimpiche e mondiali e che hanno toccato il culmine con la conquista della Coppa del mondo generale nel 2016 – ma anche dall’infortunio del febbraio 2017, dopo il quale la ragazza cresciuta a Comano non è più riuscita a tornare al suo miglior livello. Di conseguenza una stagione 2019/2020 chiusa con tre soli podi (due i successi, nelle due ultime discese a Crans Montana) e altri sei piazzamenti tra le migliori dieci non può certo dirsi soddisfacente per la 29enne, ma i sei piazzamenti da top-10 (tra cui un terzo rango nel parallelo di Lech) nelle sette gare disputate in questo inizio di Cdm e soprattutto i progressi in gigante (un settimo, un ottavo e un nono posto) vanno salutati positivamente e lasciano ben sperare per un 2021 che vivrà il suo momento clou con i Mondiali di febbraio a Cortina, dove la ticinese si è già imposta in tre occasioni (due in super-G e una in discesa).

Filippo Colombo grande (anche) tra i grandi

Tra gli sportivi ticinesi a essersi distinti in ambito internazionale c’è anche Filippo Colombo, il 23enne di Bironico specialista della mountain bike che nel 2020 è approdato alla categoria élite lasciando quella U23, che nel 2019 lo aveva visto conquistare l’argento mondiale nel cross-country. Altra novità, il passaggio al Team Absolute Absalon-Bmc, guidato dall’ex campione olimpico Julien Absalon. Una nuova avventura iniziata alla grande con il settimo rango colto nella sua prima gara tra i “grandi”, la Supercoppa Massy di Banyoles il 22 febbraio, ma poi frenata dall’avvento della pandemia, tanto che la prima prova di Coppa del mondo si è disputata solo a fine settembre a Nove Mesto. Poco male, perché il ticinese (in estate quinto ai Campionati svizzeri) si è ripresentato al via in ottima forma (subito un quarto posto nella “short race” e sempre nei migliori 15 nelle tre prove successive) e ai Mondiali di Leogang si è preso uno splendido settimo posto in rimonta nel cross-country, precedendo persino il connazionale Nino Schurter (9º). Una foratura quando si trovava con i migliori lo ha poi tolto dai giochi che contavano agli Europei casalinghi del Monte Tamaro (27º rango), ma “Pello” (così è soprannominato) ha confermato che proprio con i migliori ci può stare senza problemi, tanto che con lo spostamento al 2021 i Giochi di Tokyo sono diventati un obiettivo ancora più concreto.

Una "tripla" che ha riscritto la storia del basket elvetico

Parlando di risultati di rilievo in ambito internazionale, non si può non citare l’exploit dei tre cestisti di casa nostra Dusan, Marko Mladjan e Roberto Kovac, che con la maglia della nazionale rossocrociata addosso lo scorso 28 novembre hanno firmato l’impresa più grande del basket elvetico guidando la selezione di coach Gianluca Barilari (altro ticinese) al successo 92-90 contro la Serbia vicecampione olimpica in carica. Nel match valido per le qualificazioni ai prossimi Europei, il terzetto proveniente dal sud delle Alpi oltre a mettere insieme un bel bottino di punti ha infatti costruito l’azione del canestro decisivo, una tripla infilata sulla sirena da Dusan su assist del fratello Marko. 

Giovani alla ribalta, magari seguendo l'esempio di Irene Pusterla

Grandi obiettivi sulla scena mondiale li aveva anche il triatleta Sasha Caterina, ma la pandemia ha cancellato gli appuntamenti più importanti quali ad esempio Mondiali ed Europei U23. Il 20enne locarnese – sottolineiamo come nel triathlon gli atleti di punta hanno tra i 25 e i 30 anni – si è così “accontentato” di due piazzamenti attorno alla 30esima posizione assoluta in due gare del prestigioso circuito francese D1 e di salire sul podio (terzo U23, quarto assoluto) nella gara supersprint dei Campionati svizzeri, che hanno visto anche la sua coetanea di Canobbio Rachele Botti chiudere pure lei terza tra gli U23 e 14esima assoluta. Quest’ultima, che passerà al circuito Pro, ha inoltre preso parte in Francia a un Ironman 70.3 (o mezzo Ironman: 1,9 km nuoto, 90 km bicicletta, mezza maratona corsa).

Il 2020 avrebbe anche dovuto essere l’anno del ritorno nel nostro cantone dei Campionati svizzeri assoluti di atletica (previsti a giugno a Bellinzona), ma l’incertezza generale ha spinto la Federazione ticinese a rinunciarvi. La Ftal ha comunque visto i suoi atleti ottenere ottimi risultati, oltre a quelli già citati di Ajla Del Ponte: a febbraio Irene Pusterla (salto in lungo) e Ricky Petrucciani (400 m) si sono laureati campioni svizzeri indoor, con quest’ultimo che si è ripetuto anche all’aperto in settembre a Basilea, dove il Ticino ha raccolto la bellezza di otto medaglie. Tra queste anche un argento (nel salto triplo) e un bronzo (lungo) della 32enne della Vigor Ligornetto, ultimo acuto di una carriera alla quale ha messo fine dopo aver tra le altre cose messo le mani su 35 titoli svizzeri, firmato due primati nazionali e partecipato alle Olimpiadi di Londra 2012.

Olimpiadi che rimangono il sogno di molti altri talenti ticinesi che nonostante la difficile situazione anche nel 2020 si sono messi in evidenza a livello giovanile e che non possiamo citare in maniera esaustiva in questo spazio, ma che siamo certi faranno parlare nei prossimi anni, a cominciare perché no da un 2021 che innanzitutto ci auguriamo possa essere... il più normale possibile.

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