CALCIO

'I fondi per il Sion, io me li devo guadagnare'

Christian Constantin contro la Sfl: 'La ripresa del campionato mi costa 35'000 franchi al giorno. La Lega non ha difeso gli interessi di tutti i suoi membri''

4 giugno 2020
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Nel weekend del 20 giugno la stagione più tormentata nella storia del calcio svizzero ripartirà da dove si era fermata nel mese di febbraio. Ma ne siamo davvero sicuri? Non ne è affatto convinto Christian Constantin, presidente del Sion, il quale mercoledì sera ha inoltrato alla Comco (la commissione per la concorrenza) la domanda dell'apertura di un'inchiesta nei confronti della Swiss Football League per abuso di posizione dominante, con il conseguente blocco della ripresa dell'attività tramite un'ingiunzione provvisoria. «L'azione intrapresa non rappresenta un fulmine a ciel sereno – afferma il presidentissimo vallesano –. Già a inizio maggio avevamo presentato un'istanza alla Lega, con la quale rendevamo attenti in merito a possibili complicazioni legate alla legge sulla concorrenza. Due gli aspetti principali: quello dei giocatori in scadenza di contratto e quello economico rappresentato dall'impossibilità di far capo al lavoro ridotto, in un contesto di partite a porte chiuse che porterebbero i club a subire ingenti predite. La Swiss Football League, che si trova in una posizione dominante in quanto sola istanza a organizzare la competizione, dovrebbe difendere l'interesse di tutti e non soltanto di alcuni dei suoi membri. In Italia, ad esempio, la decisione di tornare a giocare è stata presa all'unanimità e non a maggioranza come successo da noi».

Resta il fatto che la votazione dello scorso 29 aprile ha avuto un esito schiacciante: 17 favorevoli, 2 contrari e un astenuto... «È vero, ma non va dimenticato che gli interessi di metà della Sfl non coincidono con quelli degli altri 10 club. In Challenge League non vi saranno retrocessioni, per cui le squadre possono schierare i giovani e contenere i costi, mentre in Super League tutte le squadre sono ancora in lizza per un obiettivo. E non dimentichiamo neppure che sei presidenti delle sette società di Super League favorevoli alla ripresa siedono nel comitato della Sfl, per cui hanno potuto lavorare a favore della decisione da loro preferita. Sono solidali gli uni con gli altri e difendono in primo luogo gli interessi della Lega. Non so se ho ragione o torto, ma trovo ridicolo che il calcio svizzero debba accollarsi 35 milioni di debiti entro il mese d'agosto, quando sarebbe stato più facile e meno oneroso portare a 12 le squadre di Super League, prevedere 44 partite per la prossima stagione e ricominciare a luglio con un'occupazione almeno parziale degli spalti. Trovo tutto questo stupido, ma siccome sono il solo a pensarla così, mi vien da credere di non essere del tutto a tetto (ride, ndr)».

Anche l'idea di portare a 12 le squadre in Super League ha trovato pochi consensi... «La Lega ha lavorato molto bene per far passare il suo messaggio. Ed è stata furba quando ha imposto che, nel caso in cui il campionato non fosse ripreso, la stagione sarebbe stata considerata "bianca". Di fronte a questa eventualità Losanna e Vaduz avevano tutto l'interesse a ricominciare, in modo da non vedere sfumata la possibile promozione e lo stesso dicasi per Young Boys, San Gallo, Basilea e pure Servette, in lotta per il titolo e per i posti in Europa. Gli interessi dei singoli sono diversi, ma in questo caso si sarebbe dovuto ragionare in termini di collettività».

Christian Constantin non vuole ovviamente sbilanciarsi sulla possibilità che il ricorso presentato dal Sion possa venir accolto, «ma mi sembra di poter affermare che tutti riconoscono in quella attuale una situazione non corretta. Alla Sfl lo avevamo fatto presente in tempi non sospetti e adesso ci siamo trovati nella necessità di dover agire. Ho espresso un'opinione e, nonostante molti presidenti si siano incavolati, penso sia giusto stabilire chi ha ragione e chi ha torto. Perché stando così le cose, a guadagnarci è solo la televisione (porte chiuse significa più spettatori davanti ai teleschermi), la quale paga diritti irrisori rispetto a quanto accade all'estero».

Dal profilo finanziario, con la ripresa dell'attività il Sion perde 35'000 franchi al giorno... «Fanno tre milioni per quel che rimane della stagione. In molti club i presidenti sono salariati dalla società anonima e ricevono un regolare stipendio, mentre io i fondi per mandare avanti il club me li devo guadagnare con il lavoro».

Marco Degennaro: 'Chiudere un cerchio rimasto aperto'

Quella di mercoledì è stata una giornata molto intensa dalle parti del Tourbillon. Prima la partenza di Ricardo Dionisio, poi l'arrivo di Paolo Tramezzani e infine l'esposto alla Comco. Dal profilo sportivo ha fatto parlare l'ennesimo avvicendamento in panchina (da Henchoz a Zermatten, a Dionisio e ora a Tramezzani). L'ex tecnico del Lugano, però, in Vallese aveva già allenato, per altro con scarsi risultati, subito dopo aver portato i bianconeri in Europa... «Tramezzani era stato con noi in un momento molto difficile della sua vita, confronto con importanti problematiche familiari, le quali probabilmente non gli avevano consentito di lavorare come avrebbe voluto – afferma Marco Degennaro, direttore generale del Sion –. Tra il presidente e Paolo è sempre rimasta l'impressione di non essere riusciti a portare avanti quanto programmato. In questo momento, nel quale serve qualcuno che possa avere un forte impatto sul gruppo, il presidente ha ritenuto Tramezzani la scelta giusta, in modo da poter chiudere quel cerchio che a suo tempo era rimasto aperto».

L'ennesimo cambio di cavallo in corsa, a pochi giorni dalla ripresa della stagione. C'è da chiedersi se il tecnico italiano avrà il tempo necessario per far passare le sue idee... «Spero sia bravo ad adattarsi, a non stravolgere le cose: dovrà cercare di trovare il vestito più adatto per questo gruppo. Quella che abbiamo davanti è di fatto una terza fase di campionato e dopo una pausa tanto lunga, tutti i club ripartono quasi da zero. Il tempo che ci separa dal primo fischio dell'arbitro non è molto, ma Tramezzani non ha bisogno di un periodo di adattamento: conosce l'ambiente, i metodi di lavoro, lo staff medico e parte dello staff tecnico. L'integrazione sarà – o forse potrei già dire è stata – molto breve».

L'istanza presentata alla Comco potrebbe rappresentare un fattore di distrazione per la squadra? «Con i giocatori siamo stati chiari: devono concentrare la loro attenzione soltanto sull'aspetto sportivo, sul terreno, sui palloni, sulle partite. In due parole, devono svolgere la loro professione e lasciare al presidente quelle che sono le sue incombenze».

La squadra si prepara, il presidente aspetta la decisione della Comco, i dirigenti studiano le misure di sicurezza richieste dalla Lega... «E dopo averle analizzate, a maggiore ragione siamo contrari alla ripresa. Sono disposizioni molti difficili, per non dire impossibili, da applicare, per quanto comprensibili per la tutela della salute dei giocatori. È tutto tirato per i capelli, ma siccome bisogna partire, faremo il necessario per farci trovare pronti».

Tramezzani: 'Un'offerta insperata'

«Il primo contatto con il presidente è avvenuto soltanto ieri – ha affermato Tramezzani nel corso della presentazione alla stampa –. Non c'è nemmeno stato bisogno di negoziare. Tutto si è svolto in modo molto naturale, nessuno aveva bisogno di convincere l'altro. È la prima volta che un club nel quale non avevo ottenuto buoni risultati torna a cercarmi. Ho la possibilità di riprendere il lavoro che non avevo potuto completare. Spero di poter dare ciò che non mi era stato possibile tre anni fa».

L'ultima avventura sulla panchina del Livorno non ha però dato grandi risultati (due punti in sette partite): «Ogni esperienza insegna qualcosa. Negli ultimi tre anni sono molto cambiato, in particolare per quanto concerne la relazione con i giocatori, il modo di interagire con loro».

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