CALCIO

Discriminazione salariale, l'Ussf fa marcia indietro

La federazione Usa conferma che gli uomini non hanno un livello di competenze maggiore rispetto alle donne. La causa in tribunale il 5 maggio

(Megan Rapinoe)
1 aprile 2020
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Chiamata davanti alla giustizia dalle campionesse del mondo con l'accusa di discriminazione salariale, la federazione statunitense (Ussf) ha ritirato, in un dossier depositato ieri in tribunale, le argomentazioni secondo le quali le competenze della Nazionale femminile sarebbero inferiori a quelle dei colleghi maschi. Gli avvocati della federazione hanno infatti specificato che la Ussf «non contesta più il fatto che le funzioni della squadra femminile e quelle della squadra maschile necessitino di competenze, sforzi e responsabilità uguali».

Dopo aver argomentato in un precedente dossier che gli uomini necessitavano di un livello più elevato di competenze, basate sulla velocità e la forza, e che la loro era una responsabilità più grande, l'Ussf ha dunque deciso di fare inversione di rotta. Le parole della federazione avevano infatti scatenato indignazione generalizzata da parte delle giocatrici e dei dirigenti (come il patron della Mls, il campionato professionistico nord-americano), ma anche di sponsor quali la Coa-Cola. Una rivolta che aveva costretto il presidente federale Carlos Cordeiro a rassegnare le dimissioni.

Quest'ultimo è stato rimpiazzato dalla vice-presidente Cindy Parlow Cone. Ex nazionale statunitense, ha subito espresso la volontà di appianare la situazione. L'udienza per la causa intentata dalle giocatrici della Nazionale è in calendario il 5 maggio. Una causa che la Ussf preferirebbe evidentemente evitare, anche perché le giocatrici, guidate dall'attivista (e star del calcio a stelle e strisce) Megan Rapinoe, reclamano 66 milioni di dollari di pagamenti arretrati, in virtù della legge sulla parità di salario e della legge sui diritti civili.

«Credo che un processo non sia auspicabile né da uina parte, né dell'altra – ha dichiarato Cindy Parlow Cone ai giornalisti –. Spero sia possibile raggiungere un'intesa prima che il caso termini davanti al giudice».

Nel frattempo nei dossier presentati ieri sono venuti alla luce i nomi di possibili testimoni per un fronte e per l'altro. A difendere la causa delle giocatrici dovrebbero esserci ovviamente Megan Rapinoe, ma anche Cali Lloyd, Alex Morgan e Becky Sauerbrunn. Nel campo della federazione dovrebbero schierarsi l'ex selezionatrice Jill Ellis, Carlos Cordeiro e il suo predecessore alla testa dell'Ussf, Sunil Gulati.

Il giudizio negli Stati Uniti potrebbe rappresentare un vero e proprio precedente, data la popolarità del calcio femminile negli States. La Nazionale ha infatti vinto quattro delle otto Coppe del mondo disputate, tra cui le ultime due, quelle del 2015 e del 2019.

 

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